lunedì 8 giugno 2009

Ogni singolo respiro, capitolo 3



Il verde delle foglie rampicanti si estendeva fino alla balaustra.
Il sole alto della mattina creava tra le foglie un luccichio che le rendeva ancora più desiderose di crescere.
Fotosintesi clorofilliana, pensò Brenann.
Istintivamente si toccò il ventre.
Anche l’esserino che stava lì dentro aveva voglia di crescere.
Semiseduta sul parapetto del balcone, si era fatta catturare da quel gioco di luci e colori. Temperance attendeva che l’amica fosse pronta. Sentendola uscire dal bagno, tornò in casa.
L’appartamento di Angela Montenegro era disordinato all’inverosimile, disseminato da tele bianche e quadri. Una fitta polvere, probabilmente prodotta dalle tinte varie, aleggiava tutt’intorno.
“Scusa per l’attesa, mi farò perdonare pagando il pranzo.”
“Non dire sciocchezze”, rispose con affetto l’antropologa.
“Spaventata?”, domandò l’altra, afferrando la borsetta finita chissà come sotto il lavandino.
“No... anzi, sono ansiosa di conoscere il verdetto.”
Al sospiro che l’amica le diede in risposta, chiese: “Angela, che c’è?”.
“Piccola, siamo donne. Hai nausee, giramenti di testa, umore altalenante e acidità di stomaco. Non ci vuole un premio Nobel per capire... ”.
“È fuori discussione. Magari ho un cancro!”. Lo disse come se stesse parlando di un’allergia al polline.
La Montenegro sgranò i grandi occhi scuri: “Non dirlo nemmeno per scherzo!”.
Erano già per strada. Una folata di vento colpì le gambe di Brennan.
“Prendiamo un taxi?”, chiese Angela.
“Ho la macchina”, rispose Brennan.
“Ma te la senti?”.
“Mai stata meglio”, mentì cliccando il pulsante del telecomando.
Una volta in clinica, entrambe cominciarono a dare segni di nervosismo.
“Dovresti dirlo a Booth.”
“Perché? Non ha già abbastanza problemi?”
“Ma se sei incinta... ”
“No, non lo sono”, si affrettò a negare con veemenza.
“Hai fatto il test?”.
“Non ce n’è bisogno”.
Un’infermiera di colore le raggiunse. Aveva il camice macchiato di tintura di iodio e si portava dietro lo sgradevole odore del pronto soccorso.
“La signorina Brennan?”.
“Sì, sono io”.
“Il Dottor Wolker la sta aspettando. Box undici, sempre dritto sulla destra.”
La stanza del medico era asettica.
A parte alcuni quadri che rappresentavano iconografie di organi non c’era molto di interessante.
“Le analisi non sono ancora pronte”, informò, invitando le due donne a sedersi.
In quel momento bussarono alla porta.
Un’altra infermiera, rossiccia e leggermente più anziana dell’altra, porse delle cartelle al medico.
Il dottor Wolker aveva ormai abbondantemente superato i sessant’anni. Aveva pochi capelli che teneva rasati. I baffi e la barba curata lo facevano assomigliare ad un babbo natale moderno.
“Vogliamo scommettere che qui ci sono pure le sue Beta-Hcg?”
“Perché proprio le Beta-Hcg, non capisco!”, farfugliò la scienziata in difficoltà.
Angela, non avendo idea di cosa fosse quella sigla, si limitò a scrutare con aria interrogativa prima l’amica, poi il medico.
“Data l’età e il genere di malesseri che accusa è ovvio escludere una gravidanza in atto.”
“Non... va bene”, si arrese. Accartocciò nervosamente il fazzoletto che teneva in mano.
Ma perché rassegnarsi a quell’evenienza, per forza di cose? Magari era cancro.
Il dottor Wolker scrutò accigliandosi i nomi e i numeri diligentemente messi in riga. Sorrise bonariamente.
“Niente di cui non ci occupiamo in questa struttura” concluse.
Con un dito indicò il valore più eclatante della lista.
“È quello che penso?”, chiese Angela, piena di trepidazione.
Intanto la lingua di Temperance era paralizzata, incollata al palato.
Osservò l’uomo oltre la scrivania.
“Ragazze io sono solo un internista, il medico che fa per voi è il dottor Holden, è lui il ginecologo”.

Una volta fuori dallo studio del dottor Wolker, Angela spronò l’amica a parlare.
“Ti prego Temperance, dimmi qualcosa.”
“Io... io... non ci posso credere.”
“Ma non è un dramma! Aspetti un bambino! Potrebbe essere qualcosa di meraviglioso nella tua vita. Un segno del destino! Ora che Booth è…”
“Non dire sciocchezze! Booth deve stare fuori da tutto questo!”
“Stai scherzando?!”.
“Non lo deve sapere. Ne farebbe una questione colossale.”
“Ma è il vostro bambino!”.
“Non c’è nessun bambino.”
“Tesoro... ”.
“Andiamo da questo ginecologo”. Così dicendo, iniziò a correre in direzione del reparto di ginecologia e ostetricia.
“Ok... ma calmati ora”. Angela cercò di farla tornare in sé.
Da quando gli ormoni impazzavano nel corpo dell’amica, non la riconosceva più.
Non c’erano più dubbi. Logico che fosse incinta.
Temperance non si lasciava abbattere tanto facilmente. Non aveva la lacrima facile. Non si faceva prendere dalle emozioni.
Qualcosa la stava cambiando nel profondo e quel 'qualcosa' cresceva dentro lei.


Il dottor Holden accettò di visitare Temperance nonostante non avesse preso un appuntamento. Decisamente più giovane e attraente del dottor Wolker, sorrise gentilmente alle due donne, ancora scosse dalla notizia appena appresa e le invitò a sedersi.
Brennan porse le analisi sperando, nonostante fosse una speranza assurda, che ci fosse una ragione diversa per la quale le sue Beta-Hcg fossero così alte!
“C’è una gravidanza in atto.”
“Ne è sicuro?”, si affrettò a chiedere lei.
“Lo confermerà la visita. Emozionate?”
“Da morire!”, rispose Angela sorridendo.
“Sarà da molto che aspettate questo bambino”.
Le due donne si guardarono incredule.
“So come vanno queste cose: trafile burocratiche, bombe ormonali, inseminazione.”
“Aspetti... io e Angela non siamo una coppia.”
“Già. Io sono bisessuale e anche il padre di questo bambino lo è, ma noi due non stiamo insieme”, spiegò Angela, gesticolando come se parlasse ad un sordo.
“Smettila Angela. A lui non servono tutti questi dettagli.”, disse brusca Brennan.
L’espressione del dottore era a metà tra il sorpreso e l’interessato.
“Niente affatto... io adoro i dettagli. Questo è uno dei casi più interessanti che mi siano capitati da quanto esercito.”
“Non si faccia un’idea affrettata della situazione. Non siamo una specie di comunità hippy dedita all’omosessualità e alle orge”, precisò Angela.
“Infatti”, ribadì Temperance. “Questo non vuol dire che io non sia legata a lei”. Si voltò, sorridendo all’amica con affetto.
“Dolcezza...”, rispose Angela, grata.
Si guardarono con amore stringendosi la mano.
Il momento di grande sorellanza si interruppe appena si resero conto di come il medico che le stesse osservando deliziato.
“Ma insomma, lei è un ginecologo o una specie di guardone?”, sbottò Temperance.
“Bren!”, la redarguì l’amica.
“Non si preoccupi”, la tranquillizzò il medico. “Sono abituato all’ormone altalenante delle gravide. Se mi dovessi offendere tutte le volte che mi fanno un appunto dovrei litigare tutti i giorni.”
“Pensa che mi visiterà, prima o poi?”, incalzò Brennan.
“Certo!”, sorrise il ginecologo, e la fece sdraiare nell’apposito lettino.
“Io esco, non mi sembra giusto... ”, disse Angela, titubante.
“Aspetta...” la paziente la richiamò la sua accompagnatrice. “Non mi lascerai sola con questa specie di maniaco!”, sussurrò.
“Ma è un medico....! E tutti gli uomini perdono la testa di fronte a due donne gay sexy. Vedrai, ora che si è calmato farà il suo dovere”.
“Stammi vicina, ti prego.”
“Resti pure”, la invitò l'uomo, scuotendo divertito la testa. “Non la visiterò. Per avere conferma della gravidanza mi basta fare un ecografia”.
Un macchinario collegato a un piccolo schermo era posto accanto al lettino da visita.
Holden chiese a Brennan di scoprire la pancia.
Prima di appoggiare la sonda sul ventre, vi spalmò un po’ di gel, facendo rabbrividire un po’ Temperance.
“Lo so, è un po’ freddino”, si scusò il medico. “Ma è necessario: gli ultrasuoni utilizzati dalla macchina, pur non attraversando l'aria, superano bene i liquidi, evitando che si interponga aria fra il trasduttore e la parte del corpo che si vuole analizzare”.
“Non serve che me lo dica, sono una scienziata”, rispose piccata lei.
Sorridendo, l’uomo guardò lo schermo. “Già. Una scienziata con un bel feto di dodici settimane”.

1 commento:

Alex G. ha detto...

Mi fa morire Brennan che nega di essere incinta. Grandioso, il medico guardone.Continua che spero di vedere Ian.