domenica 5 giugno 2011

Professione amante, seconda puntata


L’ultima cartuccia


Miguel guidava verso il loro appartamento. Erano quasi le due di notte. Un vecchio pezzo dei Human league alleggiava indisturbato. Jan sbadigliò guardando distrattamente fuori.
“Ci starà mettendo i voti Anna? Che ne pensi, stallone?” Miguel gli diede una sonora pacca sulla coscia per richiamarlo.
“Non mi frega, tanto lo so che sei più bravo tu”
“E ce l’ho anche più grosso”
Jan si stranì un po’ e assunse quell’aria contrita che piaceva all’amico.
“Se sei tanto un bravo scopatore perché non fai tu l’escort e a me dai il compito di proteggerti?” Miguel rise di gusto: “Bel bambino, perché sono io che ho il fiuto degli affari e tu il sorriso smagliante e gli occhioni blu” gli accarezzò la nuca. “E poi io devo proteggerti”
“Sì, come no” Jan era scettico, fortunatamente, da quando lavoravano in coppia, non c’era mai stato davvero bisogno di protezione. La maggior parte delle clienti faceva parte della facoltosa Berlino, e molte di loro avevano mariti consenzienti che pagavano per vederle tra le braccia di un altro. Non era strano che fosse tutto così tranquillo.
Il giorno seguente Miguel aveva appuntamento con il misterioso mandate del comprato che gli aveva commissionato il video di Anna tra le braccia di Jan. Il franco-spagnolo era certo che dietro quel filmatino si celasse l’intendo di impedire le future nozze previste una settimana dopo, circa. Non che gli importasse, talmente abituato com’era a soddisfare i capricci più disparati. Prima di consegnare il tutto, riguardò il filmato sul suo pc. Il coinquilino dormiva ancora, malgrado fossero passate già da un po’ le undici del mattino. A lui invece non occorreva dormire più di tre o quattro ore. Animale notturno qual’era, ma preferiva essere efficiente anche di giorno. Le immagini sullo schermo lo destarono dal torpore. Appoggiò il succo d’arancia sulla consolle mentre la mano scendeva lungo la quasi inconsistente scia di peluria che partiva da sotto lo stomaco fino al pube. Jan eccitato era uno spettacolo erotico incredibile. Non riuscì a sottrarsi dal darsi piacere.

Poche ore prima....


Helena Legarn e Anna Kordischi erano amiche per la pelle fin da bambine. Per il matrimonio della sua migliore amica, Helena aveva organizzato un party che doveva celebrare, possibilmente con stile, l’addio al nubilato della giovane. Avevano entrambe ventisette anni e provenivano da famiglie bene della città. Quando Anna giunse a casa di Helena l’alcol scorreva a fiumi già da un po’ e Brigitta Fruen aveva tirato fuori la polvere bianca per ricaricarsi. Tutte le ragazze ci appoggiarono il naso. Anche Jan accettò mentre Miguel declinò gentilmente l’invito. Non faceva uso di nessuna sostanza stupefacente, al massimo beveva ma preferiva sempre restare sobrio, soprattutto durante gli impegni di lavoro.
Anna si guardò intorno alla ricerca della sua amica. Appena la vide, Helena le si fiondò addosso per abbracciarla.
“Non puoi farmi questo! Sposi il più borghese di tutti! Un Kolleg! Dovrei odiarti!”
“Perché? Lo volevi impalmare tu?” ridacchiarono. Dopo si scambiarono un bacio in bocca, seguito da una risata felice.
“Ma che sei fatta?” la curiosità della festeggiata era legittima.
“Ho solo tirato su un po’ roba buona, tanto paga papà”
“E che altro paga papà, tipo quei due bei maschietti?” Anna aveva adocchiato Miguel e Jan che parlottavano tra loro. Rimase favorevolmente colpita dal biondo elegante e pieno di fascino, ma a farla eccitare fu il moro dai lineamenti esotici.
“Chi è il mio giocattolo?”
“Il biondo” incrociò le braccia
“Vedremo” Anna sorrise maliziosa, a quell’uscita Helena scoppiò a ridere.
Appena il resto delle amiche la vide iniziarono urli e schiamazzi. Tutte salutarono, chiedendo a gran voce di non sposarsi. Lei fece una specie di discorsetto e dopo Helena le presentò gli ospiti.
“Lui è Jan” quest’ultimo fece un cenno vago con il capo e porse la mano.
“Mentre l’altro è Miguel”
“Piacere” Anna sorridendo, mostrò il diamante incastonato sul canino Da come indugiò sulla cicatrice sotto il labbro inferiore. Jan capì subito che preferiva Miguel. Non le diede torto: anche lui lo avrebbe preferito. Qualcuno accese la musica e a Jan fu chiesto di spogliarsi. Come di prassi l’aitante gigolò attese che le luci si abbassassero e la musica soft fece il resto. Iniziò a togliersi gli indumenti: prima la giacca, poi le scarpe che furono lanciate da una parte. Le donne attorno ridevano e sghignazzando, fecero apprezzamenti ed epiteti irripetibili.
Anna approfittò della confusione per raggiungere Miguel.“Tu cosa rappresenti, una specie di vice spogliarellista?”
“Sì, tipo che se lui si fa male io sostituisco” assecondò ironico, si fece serio quando sentì la mano femminile armeggiare con la zip.
“Senti... Anna vero?”
“Non farti paranoie, è carino il tuo amico, non dico di no, ma io voglio te” senza dargli il tempo di proferire parola lei si girò e lo spinse ad un bacio mozzafiato. Miguel non poté dirle quello che aveva in mente, travolto dal bacio e dalle mani infilate nei boxer che ghermivano il sesso.
Anna sbavò: le riempiva il pugno, pensare al suo futuro (ricchissimo) marito che lo aveva grosso come un baccello, la fece rabbrividire.
“Sei ben messo” sussurrò.
“Non sono io quello pagato per farti la festa”
“Non mi formalizzo” lo spronò ad alzarsi e poi lo spinse verso una porta chiusa.
Solo Jan s’avvide della coppia che si era allontanata.
L’attrazione della serata si ritrovò nudo in mezzo a mani che frugavano. Tutto sommato non gli dispiaceva come situazione. Le ragazze erano carine, e alcune avevano preso a baciarsi tra di loro, la classica situazione erotica sognata da ogni uomo. Helena lo abbracciò da dietro mentre Karin scelse di accarezzare il petto.
“Ma la festeggiata?” chiese informazioni alla donna che lo stava coccolando dietro.
“S’è presa il tuo amico, ma tornerà” l’unico uomo fu spinto sul divano. Bocche lo mapparono ovunque. Assomigliavano ad un branco di belve accanite sulla preda per sbranarla. Karin srotolò un profilattico.
“A chi di noi l’onore?” le guardò una ad una “dato che Anna non c’è dovremmo giocarcela”
Helena controbatté : “Che importanza ha essere la prima. Ci divertiamo un po’ per ciascuna, no?”
“Se non vi fate problemi inizierei io” a parlare fu Brigitta, piccolina di statura ma con le idee chiare e coincise. Si tirò su la gonna a balze larga e si accovacciò su di lui. Jan amava il suo lavoro, soprattutto quando consisteva nel dar piacere ad una donna, certo se Miguel fosse stato presente sarebbe stato di gran lunga più eccitante. Si domandò se avesse quasi finito con Anna o stessero appena cominciando. Dopo aver ingurgitato tutti quei drink e pippato cocaina il concetto di tempo era diventato relativo. Non ricordava più da quanto fosse in quella casa, tra quelle ragazza che avevano in testa una cosa sola: sesso.


Anna spense una candela d’incenso scrutando con desiderio l’uomo dinnanzi a lei: nudo, sdraiato, sorridente.
“Sei proprio bello, lo sai?”
“Sei folle a preferire me a Jan”
“E tu a trovar da ridire sulla mia scelta” gli accarezzò un piede con le unghie laccate facendolo rabbrividire.
“Dunque ti sposi”
“Vuoi fare conversazione?”
“No di certo” si allungò per accarezzarle un seno. A lei sfuggì un ansito di piacere.
“Proprio per questo devi scoparmi bene. Dopo sarò solo la moglie di un uomo molto ricco e molto stupito”
“Mi dispiace” in verità non gli importava un fico secco. Aveva un compito da svolgere e in questo compito Jan si fotteva la futura sposina e lui riprendeva tutto con una telecamera. Erano questi i patti. Ma tutto stava andando a puttane. Finì per convincersi che prima di ristabilire l’ordine non vi era niente di male se si divertiva un po’.
“Prendimi Miguel”
“È quello che ho intenzione di fare” Controllò nel portafoglio se ci fossero dei condom in quanto da almeno sei settimane non faceva sesso, non ci sarebbe stato niente di strano se fosse rimasto a secco. Per la gioia di Anna non ci furono intoppi, il magnaccia aveva ancora un colpo in canna.
Esausti dopo l’estenuante cavalcata, si sdraiarono l’uno a fianco all’altra. Le spalle potevano sfiorarsi. Dopo aver ripreso fiato, Anna si alzò per cercare i suoi vestiti, Miguel la seguì a ruota: “Devo andare da Jan, non vorrei che le tue amiche lo stessero costringendo a fare cose a lui non gradite”
“Ma figurati, si staranno divertendo!” lo guardò con malizia “ci tieni tanto al tuo amico, state insieme?”
“Figurati, lui è il mio escort, io sono il suo protettore”
“Ora capisco, sei un magnaccia”
“Se ti piace definirmi così” una volta rivestito la scansò gentilmente ed uscì.


Dopo il tour de force sessuale, Jan era esausto. Si domandò se gli rimanesse la forza di espletare il compito principale: dare un degno addio al nubilato alla sposina. Sperò gli restasse una cartuccia ancora da sparare. In quel momento scorse con la coda dell’occhio Miguel, seguito da Anna.
“Ma che gli avete fatto?” alzò il tono della voce, le donne si stavano riassestando. Si avvicinò al suo sottoposto. “Hai la faccia stravolta, dolcezza, cosa ti è successo?” premuroso gli accarezzò i capelli.
“Mi hanno semplicemente annientato!” Miguel gli baciò la fronte, il secondo bacio nel giro di poco, Jan si domandò se non stessero diventando troppi. Non gli dispiaceva.
“Il problema è che devi farti la festeggiata”
“Ma non gli sei bastato tu?” Jan non vedeva l’ora di uscire. Quel luogo si era fatto claustrofobico.
“Il tizio che mi ha commissionato il lavoro vuole che riprenda la sposina con il suo stallone, tesoro devi darti da fare”
“Non so se ce la faccio” a quella il l’ispanico si leccò le labbra, poi tirò fuori dalla tasca un misterioso involucro.
“Papino ha la medicina, bellezza. Vedrai come ti torna in alto” sorrise. Miguel prese la pastiglia blu, l’osservò un istante, poi la mise sulla punta della lingua. Si abbassò per raggiungere la bocca di Jan il quale restò un po’ sorpreso, ma schiuse le labbra e l’accolse. La pastiglia andò giù e il leggero sapore di Miguel con lei. Il sesso si rizzò all’istante. Jan dubitò che c’entrasse il viagra, non aveva mai fatto effetto così rapidamente!


A Anna fu chiesto di indossare la lingerie super sexy che le amiche le avevano donato. Le stava proprio bene il corpetto di pizzo bianco con dei nastrini rosa, esaltava il seno alto e sodo e le natiche, anch’esse marmoree.
Miguel piazzò la telecamera tra un vaso cinese e un portaritratti. Controllato che fosse tutto a posto, si collocò dietro la tenda spessa. Anna e Jan, allacciati, si sdraiarono sul letto che emanava ancora l’odore dei precedenti occupanti. Lui, completamente nudo, malgrado l’erezione, sembrava distratto. Lei, invece, ancora vogliosa.
“Sarai all’altezza del tuo protettore?” le parole scivolarono dalla bocca umida di baci all’orecchio dello spogliarellista.
“Ne dubito, ma mi darò da fare” indossò il profilattico poi l’accarezzò tra le gambe. Al pensiero che Miguel fosse stato lì dentro fino a pochi minuti prima, si sentì eccitare. Poi ci rifletté; dov’era Miguel? Magari dietro qualche mobile, ad osservarlo in silenzio. Alla sola idea sentì il sangue pulsare verso il suo sesso.
“Voltati” fu imperativo. Anna ubbidì. Jan si gustò la visione delle natiche esposte oltre. La prese con veemenza. Durò un misero quarto d’ora ma fu sufficiente ad entrambi per godere.
Da dietro il tendaggio, Miguel si ripulì il ventre e le mani impiastricciate. La telecamera continuava a riprendere Anna che si rivestiva. Jan era già uscito da qualche minuto. A questo punto il loro compito era finito. Doveva riportare a casa Jan e poi occuparsi del cliente. Quello scherzetto gli avrebbe fruttato ben ventimila euro. Non ne aveva parlato al suo protetto, preferiva tenerlo al di fuori di certi affari per evitare che si contaminasse troppo.
Una volta che entrambi furono vestiti e liberi dalle scorie, salutarono le giovani voluttuose. Miguel ebbe la faccia tosta di fare gli auguri alla futura sposa. Le ragazze sogghignarono, ricordandole che era stata fortunata ad avere nel letto due uomini così attraenti.



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“Ti gingilli guardandomi in azione?” la voce nerboruta riscosse Miguel dal dai suoi pensieri
“Sei già sveglio!” sorpreso con le mani ‘in pasta’, il mezzo francese si sentì in dovere di giustificarsi. “Una scena di sesso molto bella, sarai tentato di venderla a qualche sito porno che ne dici?”
Jan si passò il collo della bottiglia di acqua minerale sulle labbra. “Te lo devo dire Miguel, sono geloso del tuo cazzo!” In quel momento Miguel si avvide dello sguardo che indugiava sull’erezione.
“Mi dispiace che tu lo sia, non è colpa mia se madre natura è stata tanto generosa. Ma tu non hai molto da invidiarmi”
“Avrei voluto non essere circonciso. Ma la puttana che mi ha messo al mondo evidentemente la pensava differente” s’incupì. Miguel non ne fu sorpreso, succedeva ogni qual volta nominava sua madre. La donna che l’aveva abbandonato al suo destino precocemente. Si risistemò il sesso nelle mutande. “Ti va di fare colazione? Una colazione come si deve?” si alzò invitandolo ad una abbraccio. Jan ci finì dentro.
“Avevo indovinato, hai bisogno di coccole” la voce carezzevole solleticò il collo del biondo.
“Tu sai sempre tutto” rispose.
Miguel gli prese il volto tra le mani, fissandolo con dolcezza. “Ma quanto sei carino” sussurrò prima di toccare la fronte con le labbra.
“Perché non mi baci sulla bocca?” quelle parole provocarono un brivido in Miguel. Un misto di piacere e paura.
“Perché sarebbe sconveniente...” evitò il suo sguardo fissando la finestra di fronte a loro.
“Per chi, per me o per te?”
“Per entrambi mio caro, io non si devono mischiare mai affari e appetiti sessuali”
“Un bacio è un bacio, non ti ho mica detto di scopare!” Jan si stizzì. Il solito bambino capriccioso, fu il pensiero del suo interlocutore.
“Non mi faccio problemi a baciarti Jan! Solo che non voglio diventi un vizio...” stava arrancando, soprattutto ora che Jan aveva invaso completamente il suo spazio.
“Ma di che parli? Ma quale vizio! L’ho capito che mi vuoi come io voglio te!” si sporse al punto che l’altro, indietreggiò fino a sbattere il sedere sulla consolle del computer. Il mouse cadde in terra mentre le mani di Jan si spostarono ai lati del corpo dell’amico. I visi ad un soffio.
“Voglio che mi baci, niente sesso”
“Perché....”
“Perché sì e basta”
Bambino capriccioso... Le labbra si scontrarono creando una serie di scariche elettriche in Miguel, il quale, oramai in bambola, ricambiò il bacio abbracciandolo e schiudendo la bocca per lasciar passare la lingua invadente.
Durò un po’. Fu dolce e appassionato. Così appassionato che finirono sdraiati sul parquet. Il corpo di Jan su quello di Miguel.
Ansimando pesantemente Miguel disse: “Ora basta, ragazzino! Ti sei tolto il capriccio” provò a scansarlo.
“Tutte le volte che voglio me lo devo togliere” e puntellandosi con i gomiti si alzò. “Mi dicevi di una colazione come si deve, dove avevi in mente?”
Miguel grattò con la gola. Si domandò se Jan fosse così sorprendentemente cinico di fingere che non fosse accaduto niente o la sua era solo una recita ben congeniata. In ogni modo l’erezione che faceva tendenza sotto i boxer, era una prova più che attendibile che l’eccitazione era vera.