domenica 19 ottobre 2008

La mia parte


Me lo sono perso. Colpa di quel maledetto virus intestinale, mi sono perso l’addio al celibato del mio migliore amico. Mi è dispiaciuto una cifra, ma stavo con la faccia attaccata al cesso, e non solo quella… da 24 ore. Senza mangiare e quasi senza bere, non me la sono sentita proprio. L’addio al celibato, già. Il primo della comitiva che si sposa, a 25 anni. Un po’ pochi direi… e poi quella Francesca, con il suo accento abruzzese, ma che c’avrà di speciale? Ma questo è un altro discorso.

Sei arrivato due giorni dopo verso le due del pomeriggio. Io ero a casa ancora sotto malattia che guardavo uomini e donne sorridendo perché mi ricorda Claudiano –e brava brava- e allora mi faccio due risate, poi sfotto mia madre che invece lo guarda perché le piace proprio.
Era da quella sera che non ti sentivo, e quando ti ho guardato in faccia, ho capito subito che c’era qualcosa che non andava.
“Allora, com’è che sei sparito così?” ti ho chiesto, lascia stare mi hai risposto e ci siamo spostati in camera mia. “Ma non puoi essere triste dai, tra 4 giorni ti sposi e ti rode il culo?” mi domando se sono un po’ ironico ma lascio perdere quell’atteggiamento. Ale ha bisogno di me e non del me più stronzo. “Allora, raccontami come è andato l’addio al celibato?”
Tossicchi prendi fiato e poi dici: “Non hai sentito nessuno della comitiva?”
“In verità nessuno. Ma che c’è di speciale?” fai un sospiro, ti sdrai sul mio letto e ti metti un cuscino sotto la testa.
Alessandro si guarda attorno e poi comincia la narrazione degli eventi: “Siamo stati al Babilonia come tu sai, è un locale gay. C’erano tutti, Davide, Antonio, Roberto, Luigi… ”
“Ok li conosco, insomma?”
“La musica era carina, e poi c’erano pure delle ragazze. Alcune lesbiche che si baciavano…”
“Forte!”
“Sì, mi stavo divertendo anch’io. C’era pur un travestito che è andato sul palco e ha sparato due cazzate contro il mio matrimonio, insomma ci sta”.
“E lo credo bene!”
“Infatti. Tutto ok finché Roberto e quel pistola di Francesco non mi trascinano in una specie di privè. Mi bendano e mi legano a una poltrona. Io me la rido, anche perché so già mezzo alticcio, e dunque mi diverto con loro. Li sento ridere li lascio fare”.
“Perché, che fanno?”
“Gli scemi, come sempre! Mi accarezzano, mi aprono la camicia sul davanti, mi dicono che non mi devo sposare, che sono troppo bello, che posso avere tutte le donne che voglio e poi… all’improvviso, sento una bocca sul mio collo”.
“AH, e di chi è?”
“Non so di chi è cazzo ma so che mi piace. Mi lecca lungo la giugulare. Si abbassa verso il petto, mi stuzzica i capezzoli, insomma me lo fa venire duro duro.”
“Continua”
“Me lo tira fuori, io sono un po’ in imbarazzo perché li sento ridere, so che stanno tutti a guardare me che mi faccio fare un pompino.”
“E chi era che ti faceva questo pompino”
“Non lo so ma sono ubriaco, e la bocca che me lo ciuccia ci sa fare. Sto godendo e non me ne frega niente del resto, insomma mi lascio andare”
“Sei venuto?!”
“Certo Simò, che domande, so’ venuto si! Tra l’altro con Francesca si fa poca roba, da quando si è avvicinata la data delle nozze, capirai! Sai come sono le donne, no? Tutte prese dal vestito, le bomboniere, il viaggio di nozze”
“Arriva al dunque, alla fine?”
“Qualcuno mi pulisce. E senza togliermi la benda mi portano in un’altra stanza, anzi no mi portano in macchina”
“In macchina?”
“Sì, non è la mia perché non riconosco il rumore, sai che io ho un buon orecchio con i motori, e s’era la Mercedes mia l’avrei riconosciuta sicuro!”
“E ‘mbè?”
“Mentre sono in macchina mi viene sonno, e dormo appoggiato sulla spalla di qualcuno, potrebbe essere chiunque, Antonio, Leonardo, ma anche uno sconosciuto o la persona che mi ha fatto il lavoretto. Comunque arriviamo da qualche parte. Scendiamo e siamo dentro questa casa o villa non so. Penso villa perché non c’è ascensore e sento sai… come te lo spiego? L’odore di campagna.”
“Tipo puzza di sterco, fieno, quella roba li?”
“Esatto, una cosa del genere. Mi trascinano in una camera da letto e mi legano di nuovo, sono sempre gli stessi credo, non so se c’è qualcuno di nuovo. Io mi sento in imbarazzo e ho anche un po’ di paura, non so spiegarti perché ma finché ero alticcio netto, non mi fregava un cazzo di niente, ora invece… penso che debbano farmi scopare con una ragazza. Penso che faranno le solite cose che si fanno in questi casi e a me non va. Ho già messo le corna a Francesca con il pompino non mi va di fare altro… lo so che gli addii al celibato servono a quello ma io sono di un’altra pasta. Torniamo al resoconto. Una volta che mi hanno legato comincio a sentire tante mani che mi accarezzano e mentre mi accarezzano mi spogliano. In pochi minuti sono nudo ma, ti giuro non so come spiegartelo… la paura si è volatilizzata, e sono eccitatissimo. Penso che non ce l’ho mai avuto duro così sto pure facendo una bella figura. Ce l’avrò almeno diciotto centimetri, mi sento gasato.” Alessandro arrossisce e si guarda le mani.
“Perché hai smesso di parlare?”
“Sei sicuro che vuoi sentire tutto? Non è tanto carino, sai?”
“Vabbè lascia giudicare me, e poi non ti volevi sfogare?”
“Ok ma… ma tu sei il migliore amico mio, non mi puoi giudicare, lo sai!”
“Ma cazzo, ale! Lo sai il bene che ti voglio, come cazzo ti viene in mente che ti potrei giudicare.”
In quella viene mia madre che propone un tè. La vorrei uccidere. La mando via alla svelta. Mi sento eccitato da morire dal racconto di Alessandro e nemmeno me ne vergogno.
“Ora vai avanti” gli ordino.
“Sono nudo sul letto, con le gambe libere e le braccia legate alla testiera. Sento che mi frugano tra le gambe, insomma mi mettono un dito nel culo… e mi piace! Non te lo so spiegare ma mi piace proprio. Sento Antonio che dice –infilalo bene tutto, vedi come gli piace alla puttana- e io sono ancora più eccitato da questo. E sussurro che mi piace, e mi piace per davvero da morire! Poi sento che il dito se ne va e mi dispiace. Ma dopo ne arriva un altro, che si muove dentro me. Tutti credo ce ne infilano uno, mi sento rovistare tra le gambe e sono sempre più voglioso di venire ma non posso, non ci riesco, perché non mi posso toccare e io sono un bisogno incredibile di toccarmi!”
Come ti capisco, penso, ma non glielo dico, è lo stesso bisogno che ho io mentre mi racconta queste porcherie. Cribbio, è meglio che vedere un porno a 13 anni!
“Quando sento quella cosa che mi si struscia in bocca… sono un po’ disgustato, non ci metto molto a capire che è una cappella. Fanculo. Mi ribello –e ora finitela- grido. Ma niente. La punta del cazzo vuole entrare per forza. Mi sento male, ho i conati di vomito ma qualcuno mi tappa il naso e allora socchiudo poco le labbra e… mi lascio profanare.”
“E lo hai succhiato?!”
“Si, cazzo, si! E la cosa tremenda che non mi fa più schifo, anzi! Mi piace! Mi piace proprio! Mi piace da matti! E così mi do da fare di brutto, come una troia esperta ed è esasperante il piacere che mi si propaga per ogni cellula, una roba disumana, quasi insopportabile. Uno per volta, tutti quelli della comitiva me lo fanno succhiare. Alcuni, umanamente, si scansano prima di venire, altri no. E quel sapore invece di disgustarmi, cazzo Simò, mi piace! Sono arrapato ancora di più! Ma questo è solo l’inizio. Mi sciolgono e, ridendo e costatando che ho bisogno di venire, un bisogno da crepare, e mi lasciano masturbare. Mi danno del frocio, capirai! Già sono arrapato e quelle parole non fanno che aumentare il mio godimento. Quando penso che sia finita, ti giuro pensavo fosse finita li! Ma niente. Mi sdraiano di prepotenza sul letto, mi allargano le gambe e mi umidificano con della crema. Di li a poco, me lo mettono nel culo tutti! Saranno almeno in nove, forse dieci! Tutti! Si muovono feroci dentro di me, mi fa male ma poi mi piace, godo coscientemente! Sono la vostra troia, si! Così, grido! È fantastico. Perdo il numero degli orgasmi. E, finalmente, mi tolgono la benda. E sono tutti lì, i miei amici. Mi guardano ansimante e sgocciolante. Antonio grida –un applauso al futuro frocio, ops volevo dire SPOSO!” E di li a poco ricominciamo. Succhio, mi faccio farcire il culo, fino al mattino e anche oltre, mancavi solo tu Simone”.
Ho capito, finalmente ho capito. Alessandro è venuto a darmi la sua parte. Sogghigno, e mi avvicino a lui, sto per baciarlo. Le labbra sono a meno di un centimetro. Scoppia a ridere e mi fa:”Ma che cazzo fai?”
“Come che cazzo faccio? Mi prendo la mia parte, no?”
“Ahahah, ma tu sei tutto scemo!”
“No, non sono scemo, ho capito benissimo. Mancavo solo io vuol dire che…”
“Vuol dire che sei una testa di minchia!” ride quasi a sentirsi male, si piega in due sul letto e lo vedo ridere come poche altre volte l’ho visto prima d’ora.
“Che cazzo ridi, ale?”
“Ma c’iai creduto? No, ti prego, c’iai creduto davvero?”
“Che cazzo mi stai dicendo? Che era tutta una cazzata” continua a ridere, ma a ridere istericamente, di brutto! “Ma santo iddio, certo che è una cazzata! Ma ti rendi conto? Io che mi faccio scopare da tutta la comitiva, ahahah! Cazzo ero venuto per farti uno scherzo, mi sarei limitato al pompino ma tu stavi li tutto interessato, che pareva proprio vero, allora non ho potuto fare a meno di continuare l’interpretazione, sono stato bravo, eh?”.
Non so se sono più grato del fatto che sia uno scherzo o incazzato perché voglio farmelo lì, seduta stante e non posso. Mi avvicino a lui e lo prendo le il coletto della Lacoste. “Lo sai che sei un testa di cazzo?”
“Ma dai finiscila che se stringi così mi fai male” invece lo stringo più forte e me lo avvicino al viso. Lo bacio. All’inizio si dibatte, non vuole ma poi, piano piano, accetta l’invadenza della mia lingua. Ci baciamo di brutto. Un carnevale di saliva e sospiri. Gli apro la patta dei pantaloni, ce l’ha duro. Poi apro pure la mia. I nostri uccelli stridono e già così siamo su di giri.
“Adesso fai tutto quello che avresti dovuto”
“Che intendi dire?”
“Facciamo finta che quello che ti sei inventato è vero. Ora voglio la mia parte” Alessandro sorride, dio se è bello quando sorride! L’ho sempre pensato che è bello. Ma non glielo ho mai detto, o forse sì? Tanto lo sa, gli voglio bene, ma non credevo che… che sarebbe successo. Così lo facciamo proprio come nel suo racconto solo che ci siamo solo noi due, nella mia stanza, nel mio letto. Mentre me lo succhia, mentre me lo inculo. È bellissimo. Lo sento preso, felice, ne vuole e non ci metto molto a capire che non è la prima volta che lo fa, ma non importa, niente può scalfire questo momento. Poi verrà da me a piangere, il giorno prima di sposarsi. Che è gay, che ha sempre mentito a tutti e pure a se stesso. Ma poco importa. Sono felice mentre scivolo di nuovo dentro di lui, e sento che talmente perfetto, che nemmeno mi mancherà troppo quella sua fantasia porca. Anzi, che quel racconto orgiastico, sarà solo il primo di una lunga serie. Quando verrà qui, lontano dalla mogliettina, a prendersi il piacere che solo un maschio può dargli.