domenica 1 marzo 2009

Io con un uomo mai capitolo 8


Capitolo 8



Ian Emmerich aveva chiesto a Seeley Booth se voleva fare l’amore con la stessa leggerezza con la quale avrebbe ordinato un caffè ad una cameriera.
Imbarazzato fino al midollo, rispose: “Chiaro che non si tratta di quello, voglio solo che resti. Per parlare, capire che ci sta succedendo” balle, se resta cedo per forza! Il nocciolo della faccenda era che Ian lo sapeva e se ne andava proprio per quello. Booth, condizionato dalla passione, avrebbe fatto sì l’amore con lui, per poi pentirsene subito dopo e scappare come si scappa da una casa che sta per crollare. No, Emmerich aveva decretato che sarebbe stato suo, prima o poi, ma solo al momento giusto. Troppa confusione regnava l’animo dell’amico. Stava familiarizzando con l’omosessualità, fatto già di per sé clamoroso. E poi c’era Temperance, la sua Bones. Ian era troppo sveglio ed arguto per non capire quanto i sentimenti che Booth provava per quella donna fossero saldi. Un amore che lui aveva carpito sul nascere o qualcosa di già consolidato nel tempo, che la sua presenza aveva smosso come il calore smuove un masso di neve dalla cima di una montagna? E la presenza di Ian Emmerich nelle vite di lei e di Booth era stata davvero una valanga!
L’uomo che fino ad una manciata di secondi prima lo aveva tramortito di baci si avvicinò a lui. Gli accarezzò la guancia con dolcezza: “Non c’è nulla da dire né da capire. È tutto talmente chiaro” gli baciò la fronte come se avesse voluto controllare la temperatura, “succederà quando sarai pronto, e sarà fantastico. Vedrai, ti sentirai più uomo tra le mie braccia che tra quelle di qualsiasi donna al mondo” Booth rabbrividì. La sola idea lo spaventava da morire. Era come tornare bambino e restare da soli nella casa stregata. E quel maledetto pagliaccio che lo voleva portare fuori. Ne ebbe una paura fottuta. La paura dei Clown, la sua unica, forse, debolezza. Emmerich era quell’uomo travestito da pagliaccio. Si sarebbe fidato di lui, questa volta? Gli avrebbe dato la mano e seguito verso l’uscita? Booth prese coraggio e lo baciò per primo. Lo avrebbe lasciato andare via, sì, ma prima voleva di nuovo le sue labbra.
Fu il saluto baciato più lungo della sua vita.


Temperance accettò l’invito a cena di Angela a casa sua. Sapeva che l’amica avrebbe preso l’argomento Booth, e tutto sommato aveva voglia di sfogarsi anche se avrebbe preferito non pensare a lui, soprattutto non pensare a quel bacio. Gli faceva una rabbia marcia essersi sentita come una quindicenne scema che aspetta il principe azzurro o qualcosa del genere. Avrebbe dovuto mandarlo a quel paese una volta per tutte. Si fa accarezzare da Emmerich e poi mi bacia, come se la mia vita dipendesse da quello? Cercò di non farsi vedere pensierosa dall’amica-collega ma l’empatia che le legava faceva sì che non ci fossero quasi segreti tra loro. Brennan era un libro aperto per lei. Sedute davanti ad una distesa di cracker e pietanze varie, Temperance sbottò: “Booth mi ha baciato” Angela sgranò gli occhi incredula e felice.
“Hai visto? Era ora che tirasse fuori gli attributi”
“Non è proprio questo il problema” rispose amaramente
“Che vuoi dire?”
“Non è stata la prima volta. Anche quella sera a casa sua è successo, il bacio e anche altro. E ti assicuro che gli attributi li ha tirati fuori; se non lo avessi fermato io... ”
“Dolcezza è un modo di dire, nel senso che ha preso coraggio”
“Ma non è il coraggio che gli manca. Credo solo sia molto confuso. Quel tipo, Emmerich, lo sta plagiando. Ha uno scopo, di questo sono certa” finì mi masticare il suo cracker e proseguì: “uno scopo sì, per questo vuole portarselo a letto”
“Cara mia, credo che qualsiasi gay del mondo farebbe del sesso con Booth lo scopo di vita”
“Ho fatto delle ricerche” ammise Bones vergognandosi un po’. Era stato meschino da parte sua, doveva ammetterlo, ma se c’era qualche scheletro nell’armadio capace di oscurare il fascino del nemico, lei doveva usarlo. Ne andava del bene del suo Booth.
“Delle ricerche? Su di lui?”
“Già. Non è gay, e non è nemmeno detto che sia etero. Insomma è un grande manipolatore”
“Solo perché è bisessuale non significa che sia una cattiva persona”
“Per manipolatore intendo uno che ha studiato per manipolare la gente. Conosci Richard Bandler?”
“Certo, l’inventore del PNL”
“Esatto, programmazione neo linguistica. Un manipolatore di professione. Per due anni è stato nel suo staff. Come assistente”
“Io non sono del tutto contraria a queste tecniche. Capire chi ci sta di fronte attraverso il linguaggio del corpo e del linguaggio non la trovo una brutta cosa”
“Ma probabilmente chi ha questo potere va oltre. Vuole entrare anche nell’anima della gente”
“Senza dimenticarci che lui studia il profilo dei serial killer”
“In questo caso il suo S.I. è il cuore di Booth”
“Tesoro, non ti facevo così romantica”
“Non voglio che lui soffra” a questa Angela s’intenerì. Allungò la sua mano e la posò gentilmente su quella dell’amica
“Il tuo interessamento va ben oltre l’amicizia”
“Non è bello sedurre le persone per un proprio tornaconto. Ho la sensazione che quando si sarà stancato, Booth soffrirà parecchio”
“Non soffrirà tanto credimi, è solo confuso. Vuoi sapere che penso io?”
“Sì, per piacere”
“Penso che lui è innamorato di te. Ed Emmerich lo stancherà molto presto”
“Dunque dovrei starmene seduta e aspettare che lui si stanchi di -fare esperienze alternative-?”
“Questo è il destino di noi donne temo” sorrise e aggiunse:“prendo il dolce, e ricordati che dobbiamo parlare dei dettagli”
“Quali dettagli?”
“Voglio sapere come l’agente Booth sta messo nei piani bassi” ammiccò ironica.
“Ti prego, non me lo ricordare. È un immagine che non riesco a rimuovere”
“Chissà, dopo il bacio di oggi vorrà darti una ripassata?”
“Una ripassata?”
“Non nel senso letterale del termine, cara” tirò fuori dal frigo una torta al cioccolato e panna continuando il dialogo fra battute e doppi sensi.



L’insediamento del nuovo capitano avvenne quel lunedì.
La sala dei congressi principali era protetta da decine di poliziotti in borghese. Poliziotti destinati a proteggere altri poliziotti. I pezzi grossi sarebbero entrati con alcuni minuti di ritardo. Brennan e Montenegro arrivarono davanti al portone che conduceva all’evento. Incrociarono Ian Emmerich. Era pallido, sembrava preoccupato.
“Ciao” il saluto di Angela fu piuttosto caloroso. Lui le sorrise tornando quello di sempre.
“Buongiorno ragazze, pronte per lo Show?”
“Noi preferiamo un altro genere di spettacolo, vero Temperance?”
“Non so cosa intendi dire Angela”
“Forse si riferisce a ossa mummificate, scheletri dell’altro secolo e... ”
“Hai reso l’idea, in ogni caso è lavoro anche questo Emmerich”
“Peccato, vi avrei consigliato un ambulante qua vicino, vende noccioline tostate e pop corn”
“Il piatto forte sarà il tuo intervento? È previsto nel programma” suggerì Angela, a quella il piglio del bel Profiler si fece di nuovo inquieto.
“Già, bambina, hai assolutamente colpito il segno” confidò rivelando il suo dialetto. Angela Montenegro era così affascinata che Temperance le fece uno sguardo di disapprovazione. Prima di allontanarsi, l’agente lisciò amichevole il braccio della donna con la quale aveva flirtato.
“Puoi essere meno palese?”
“Perché? È così sexy... non dirai in giro che ho civettato con Ian, vero?”
“Siete tutti masochisti” esalò in un sospiro
“Ti riferisci a Booth ?”
“Chiaro. Un affabulatore del genere mi stupisce che possa attirare persone intelligenti come voi”
“Se volevi farmi sentire una sciocca gallina ormonale ci sei riuscita in pieno”
“Mi dispiace, non volevo offenderti”
“Non mi sono offesa. A volte sono gallina e sono sempre molto ormonale” confidò maliziosa. Brennan dondolò la testa sorridendo. Una volta dentro la sala dei convegni, scorse Booth. Era qualche fila dietro alla squadra dei Profiler tra cui spiccava l’agente che meglio si era distinto per le indagini riguardanti serial killer che prediligevano le donne. Come attirato dallo sguardo di lei, Booth si girò dalla parte delle due donne. I loro occhi si incontrarono proprio mentre il nuovo capitano veniva annunciato.
Qualche minuto più tardi toccò a Emmerich intervenire. Avrebbe ragguagliato i presenti sulle indagini in corso. Il caso dell’assassino della centrifuga era ancora al centro dell’attenzione dei media e la persona che avrebbe sostituito Osbron aveva più motivo di tutti per acciuffarlo e relegarlo nelle patrie galere in attesa della soluzione finale.
Ian Emmerich raggiunse il palco camminando fieramente a testa alta. Una volta dietro al microfono però la sua voce sembrò titubante. Il tono brillante di sempre era stato sostituito da un modo di esprimersi impacciato. Booth sperò che non facesse qualche gaffe clamorosa.
“L’S.I. non è solo, come saprete ormai tutti, il primo è un uomo, età compresa tra i trentacinque e i quarant’anni. Ha un aspetto anonimo, probabilmente vive ai margini della società. Nascosto agli occhi della gente si è creato un mondo tutto suo” s’interruppe. Booth lo vide accigliarsi e sbiancare all’improvviso. Sta male. Pensò cercando di capire cosa stesse succedendo. Anche Temperance si avvide che c’era qualcosa che non andava.
“Dove stai andando?” chiese Angela quando lei si alzò,
“Emmerich si sente male”
“A me sembra solo molto impacciato”
“Non è da lui” così dicendo si precipitò verso il palco malgrado Angela le intimasse di restare al suo posto. Quando il Profiler smise di parlare del tutto, il vocio incessante della sala divenne un frastuono.
E Ian Emmerich crollò privo di forze. Lo sapevo che non era normale. Pensò l’antropologa. Era svenuto durante la sua dissertazione. Cosa era successo? Temperance raggiunse il palco. Degli agenti in borghese cercarono di fermala ma lei si fece lo stesso strada.
“Come stai? Mi senti?” chiese chinandosi su di lui. Era esamine. Un attimo dopo Booth fu accanto a lei.
“Bones, cosa succede?”
“Non lo so, il polso è debole. Dobbiamo portarlo via”
Dopo i primi concitati attimi, Ian Emmerich fu portato fuori. I soccorsi furono immediati. Fu caricato dentro l’ambulanza. Booth salì con lui. La situazione si era stabilizzata. Aveva ripreso conoscenza ma andava in ogni caso monitorato in maniera costante.
“Credo di aver capito cosa è successo” confidò Temperance all’amica in un sospiro mentre l’ambulanza si allontanava a sirene spiegate.

Booth strinse la mano del collega.
“Che sta succedendo?” chiese Emmerich tra lo spasimo e la confusione. Si sentiva debole cosa che gli capitava di rado, sembrava drogato.
“Ti sei sentito male durante la conferenza. Credo ti abbiano sedato”
“Mio Dio. È andata così male?” sorrise. Booth cercò di sorridere a sua volta ma la sua mano sudava e Emmerich aveva intuito l’apprensione dell’amico. Non fosse bastata la sua espressione angustiata.
“Peggio di male, sei svenuto”
“Allora ho fatto una figuraccia”
“Già, ora per colpa tua penseranno che tutti gli agenti speciali dell’FBI sono dei drogati o qualcosa del genere” il volto di Booth si fece severo “Ian, che cosa hai preso? Dimmelo” proferì a bassa voce sperando che gli altri non udissero.
Le pupille del malato si dilatarono oscurando le iridi chiarissime.

1 commento:

Alex G. ha detto...

Che el capitolo, mi è piaciuto molto, a parte lo svenimentoi di Ian.Che ha, povero amore? Sono in apprensione.