domenica 15 marzo 2009

Bordeline, quattro è il numero perfetto cap 3


Jason Bird


Capitolo 3


La macchina di Jake Keane era una fuoriserie tedesca.
“Cristo è allucinante quanto è bella questa BMW! Sedili in pelle, cambio automatico, per non parlare dell’elettronica, sembra un computer! Frugare vagine è proprio ben pagato.”
“No, è un regalo di Liam” così dicendo si avvicinò a lui e gli baciò il collo.
“Heath, tu stai tremando”
“Un po’. Non è che qui ci vede qualcuno?”
“Secondo te perché avrei dato quella mancia esagerata al posteggiatore?”
“Capito” Heath provò a rilassarsi sul sedile mentre le mani esperte del ginecologo gli aprivano la patta liberando l’erezione.
“Lo sai che questa auto ha anche un ottimo sedile ribaltabile” allungò una mano e l’altro si ritrovò con il viso rivolto verso il tettuccio.
“Così mi piaci piccolo” gli leccò le labbra come se gustasse un delizioso frutto. L’altro catturò la testa e lo strinse a sé. Quando le bocche si staccarono, quella di Jake si spostò sul collo. Di lì a poco mappò il torace. Era liscio e muscoloso. Il gioco erotico volse alla fine nel momento che, esasperato, Heath non diresse l’erezione tra i denti. Jake ci si dedicò finché il ‘lavoro’ non fu portato a termine.
“Ne avevo proprio bisogno” asserì tirandosi su a sedere. La sua erezione era ben visibile attraverso la stoffa dei pantaloni. Divenne serio.
“Vuoi un fazzolettino?” chiese Heath riferendosi alla bocca che aveva appena insudiciato.
“Non importa” Jake chiuse gli occhi. Sembrava triste, pensieroso. Forse si è pentito e sta pensando al suo uomo a casa da solo che dorme. Rifletté il biondino. Tra poco anche lui si sarebbe sentito in colpa, ma la fellatio di Jake era stata talmente straordinaria da sentirsi ancora tra le nuvole. Era in paradiso e non voleva scendere a nessuno costo sulla terra.
“Ti rendo il favore?”
“Grazie, sei un tesoro. Ma è tardi e non voglio che Liam pensi che me ne vado a ciucciare cazzi a destra e manca” Heath sbottò in una risata amara.
“Ad ogni modo... mi è piaciuto un sacco.”
“Anche a me Jake... ”
“Non intendo l’atto. In realtà volevo dire che… sei tu che mi piaci un sacco” si chinò per catturare le labbra ma l’altro si scansò un tantino schifato.
“Che c’è?”
“E per via dello... ” timidamente Heath indicò i lati della bocca.
“Ti da fastidio!?”
“Beh... in effetti.”
“Vuoi dire che tu non vieni in bocca al tuo ragazzo e poi lui bacia?”
“Beh sì, ma dopo che si è lavato i denti.”
“Oddio, come è antierotico il dentifricio in tutto questo discorso. Io e Liam potremmo scrivere un saggio su i vari usi e consumi dello sperma!”
“Un saggio o un libro di ricette? Cristo è disgustoso, non verrei mai a cena da voi, giuro” il tono si era fatto ironico e Jake sorrise costatando che avevano lo stesso senso dell’umorismo.
“Non l’abbiamo mai cotto, se è questo che vuoi dire, però è da prendere in considerazione. Tuttavia mi stupisco che tu non ricambi il favore al tuo ragazzo. È fantastico.”
“A me fa impressione. Ma capisco il tuo punto di vista. Will dice che senza ingoio un pompino non è un pompino.”
“Perfettamente d’accordo con Will. Anche a me piace mandare giù nonostante la mia professione non sono affatto schizzinoso.”
“Lo sai che stai parlando troppo? Il tempo di tutte queste chiacchiere avrei potuto farti venire.”
Jake si pulì la bocca accettando finalmente il fazzoletto. Si avvicinò a lui.
“Voglio venire, voglio venire con te, sì. Ma con te dentro” Heath deglutì imbarazzato. Ne aveva una voglia matta e, sentirselo confermare dal suo ‘adone’, gli procurava un’emozione senza precedenti. Si baciarono. Heath percepì il sapore di sperma. Il suo sperma. E non ne fu affatto disgustato.

Liam si tirò in piedi di scatto. Il rumore della porta lo aveva svegliato. Era certo di aver sentito rientrare Jake da oltre un’ora. Capì di essersi sbagliato. Indossava soltanto un paio di boxer neri aderenti. Nonostante avesse superato i quaranta da poco i quaranta, aveva un fisico da fare invidia a un ventenne. Si teneva in forma con la palestra, curando l’alimentazione e sì, era ricorso pure alla chirurgia estetica per togliere dei microscopici rotoletti sui fianchi.
“Jake. ”
“Amore, sei ancora sveglio?” affermò mentre si toglieva il vestito per poi appoggiare tutto distrattamente sul divano. L’indomani Soraya, la loro fidata domestica cubana, avrebbe riassettato tutto.
“Stavo dormendo quando ti ho sentito rientrare. È quasi l’una, dove sei stato?”
“Niente di ché, ho visto dei vecchi amici e poi, tra una chiacchiera e l’altra..” Liam lo prese tra le braccia. Gli scarmigliò i capelli scuri per poi cercare le sue labbra ancora gonfie di baci e di passione.
“Possibile che diventi ogni giorno più bello? Possibile che dopo dodici anni insieme mi piaci ogni giorno di più?”
“Per me è lo stesso Li.”
“Andiamo a letto” affermò. Lo prese per la vita e lo trascinò in camera. Si chinò su di lui e gli tolse lo slip. Notò la macchia che troneggiava sul tessuto dell’intimo.
“Serata eccitante.”
“Ho perso un po’ di lubrificante, in effetti.”
“Ora ci penso io a mettere le cose a posto, bellezza” accarezzò i testicoli e, di rimando, il beneficiario iniziò a mugugnare. Lo svuotò per bene aiutandosi con la bocca sul sesso e con le dita titillando il punto speciale. Jake ansimò per qualche secondo prima di riprendere il controllo di sé. Chissà se Heath sarebbe stato così bravo. Si domandò. Si sentì prosaico e confuso mentre Liam nettava con la bocca il torace.
“Piccolo ne avevi proprio bisogno, eri pieno.”
“Grazie amore... ”

Heath cominciò a sentirsi in colpa a partire dalle sette del mattino. William aveva scaldato le brioche e spremuto quattro arance. L’aspetto del succo era magnifico.
“Grazie per la colazione.”
“Figurati, per così poco” si salutarono con un bacio a fior di labbra.
“Stai scappando o sbaglio?”
“Devo arrivare dall’altra parte delle città entro le otto” disse infilandosi un paio di scarpe nere lucide, “Come sta tua madre?”
“Bene, ti saluta” rispose cercando di essere naturale. Addentò una pasta. Era squisita.
“Dovremmo invitarla a cena una di queste sere.”
“Perché no” il sorriso di Heath divenne preoccupato. E se uscisse fuori questa mancata visita? Cominciò a dubitare di essere portato per l’infedeltà. Ma quando si ritrovò solo con i suoi pensieri, il ricordo di Jake , il bellissimo dottor Jake Keane, cominciò a prendere forma. Gli piaceva da impazzire e, da quanto aveva affermato, anche lui era parecchio preso. Gli piaccio, a detto che gli piaccio. Pensò, sono o non sono l’uomo più felice di New York? Iniziò a riordinare la casa sentendosi come Samantha di Vita da strega. A lei però bastava strofinare il naso, a Heath costò un bel po’ di sudore. Quando fu convinto di essersi guadagnato il diritto di un sano bagno caldo, suonarono alla porta.
“Stacy, qual buon vento?”
“Devo drogarmi, e di droghe buone.”
“Ma che stai dicendo?”
“Vanilla ha cominciato a tirare bene e mi sta succhiando anche l’anima.”
“Non sei contenta? Ora le tue tette non scoppieranno più.”
“Già ma scoppierò io; stanotte quattro volte. Mi sento come una mucca!”
“Passa all’allattamento artificiale?”
“Heath, ma che cazzo dici? Si vede che qui ci abitano due finocchi guarda un po’ che casa ordinata” sbottò ispezionando l’ambiente. Vanilla cominciò ad urlare, nel suo linguaggio, che aveva fame.
“Ecco ci risiamo” Stacy si tirò fuori un seno. “Niente latte artificiale. Quelle del corso mi farebbero alla griglia. Preferirebbero lasciare che un bimbo muoia di fame piuttosto che dargli un goccetto di quello in polvere.”
“Però in effetti... ”
“Cazzo, lo so, è più sano. Ma io sono una mamma single,per di più disoccupata. Lo sai che stanno facendo le audizioni per Hairspray no?”
“Certo lo sentito. In ogni caso non mi illudo. Per la parte di Zac Efron avranno pensato a... Zac Efron”
“No, figurati se quella checca viene a farsi il culo a Broadway. E John Travolta? Ti piacerebbe quel ruolo? Non staresti male con un po’ di ciccia.”
“Falla tu, non avresti bisogno nemmeno del trucco.”
“Balle, mi mancano tredici chili e sono quella di prima.”
“E ti sembrano pochi?”
“Le cantanti non devono per forza essere magre.”
“Dolcezza, tu non hai mai avuto questo problema.”
“Ok, e allora? Agli uomini veri, un po’ di ciccia piace.”
“Il dottor Keane mi ha fatto un pompino”
“EH?”
“Hai capito bene, ieri sera” Stacy per poco non scivolò dalla poltrona rischiando di trascinare dietro sé la poppante.
“Mi prendi per il culo?”
“Siamo stati a cena da Frank’s e poi, nel parcheggio... ”
“Cristo Heath! Hai fatto sesso con il mio ginecologo!” Stacy stava per dire qualcosa di spiacevole
“È stato inevitabile, ma tu a questo punto non dovresti accusarmi per aver tradito Will? Che problema è se si tratta del tuo ginecologo o di un altro?”
“Sei una puttana, te ne rendi conto?”
“Lo so.”
“Va bene, se proprio ci tieni parliamo di William.”
“Lui... non lo sa, chiaro. Si ucciderebbe se sapesse, e poi ucciderebbe me.”
“Magari il contrario, oppure lui si ucciderebbe e poi io verrei ad uccidere te. Oddio questa notizia potrebbe mandarmi indietro il latte, lo sai?”
“Mi dispiace” era depresso sul serio, “non è solo il pompino, che tra l’altro è stato fantastico.”
“William non te ne fa abbastanza? Mi hai sempre detto che a letto fate faville.”
“Infatti è così, se mi fai finire di parlare, Cristo! Non è solo il sesso, insomma credo di avere una spettacolare cotta. Lui mi piace, mi piace tanto.”
“Vuoi avere una storia con lui?”
“No cara, non hai capito. Io ce l’ho già una storia con lui” Vanilla fece un rutto esagerato. Per poi crollare in uno sonno catartico tra le braccia della madre. Stacy la trasferì sul passeggino.
“Ho voglia di vomitare.”
“Anch’io.”
“Perché me lo hai detto? Ora non mi sentirei così se una volta ogni tanto tenessi la tua bocca fetida chiusa.”
“Sei la mia migliore amica, no?”
“Sì, la tua e di William.”
“Non mi fai stare meglio. Se tu fossi veramente mia amica, a questo punto... non so, dovresti dire qualcosa di saggio. Qualcosa che mi faccia stare meglio.”
“Ecco cosa non va in voi gay. Tre anni e mezzo di idillio amoroso, stai con il maschio finocchio più bello e ambito dello stato di New York e tu che fai? Infili l’uccello nella bocca del primo che passa?”
“Non intendevo questo quando parlavo di qualcosa che mi faccia stare meglio.”
“Perché non voglio farti stare meglio, Cristo! E ora ho bisogno di dolce! Hai del gelato?”
“No, non mi pare.”
“Allora tienimi la bambina, per colpa tua mi toccherà andare da Mcdonald’s e abbuffarmi di Apple pie” . Stacy non scherzava. E se ne andò sbattendo la porta.

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