venerdì 29 maggio 2009

Bordeline, capitolo 7


Capitolo 7

William sgusciò fuori da un intricato intreccio di lenzuola. Heath era rimasto nel suo letto, dormiva dandogli le spalle. Si stirò osservando sorridente il suo ragazzo. Quella notte avevano fatto l’amore e ora si sentiva rilassato, pronto per intraprendere una nuova giornata.
Una volta completamente sveglio si diresse in bagno dove soggiornò per oltre mezz’ora. Decise di non mangiare nulla. Alle dieci aveva lezione di tai chi. Preferiva godersi un bel manicaretto dopo lo sport. Alle nove e mezzo si svegliò anche Heath. Sorprese il suo boyfriend sorseggiare un caffè lungo con aria assonnata.
“Dormito bene, amore?” domandò baciando la fronte con tenerezza.
“Ogni tanto scalci ma non mi posso lamentare” rispose il cantante sorridendo.
“Ecco uno dei motivi per il quale sono costretto a dormire da solo. Russo a volte, colpa del setto nasale deviato. E ho la pessima abitudine di muovermi di continuo.”
“Già.”
“È pur vero che i miei spostamenti notturni favoriscono il buon proseguimento della vita sessuale dei miei partner.”
“Uhm... questo non vuol dire nulla! Saresti eccitante anche se dormissi immobile come una statua” lo cinse per la vita e lo fece accomodare sulle sue ginocchia. Si staccarono dopo un lunghissimo bacio.
Granbaciatore... gran baciatore e gran scopatore.”
“Non vivrei senza di te” sussurrò Heath cambiando di netto il tono della conversazione.
Improvvisamente si sentì un gran bugiardo. Non che mentisse, era vero quello che provava! Una vita senza William non era degna di essere vissuta. Uno schifo, il fallimento completo. Ma era un traditore. I capelli che Will baciava erano stati baciati da Jake... la pelle tutta sulla quale posava le labbra era stata come consumata dall’altro. Ogni particella del suo essere era stata contaminata. Se ora non riusciva più a godersi appieno le pomiciate mattutine con il suo fantastico uomo vestito di tutto punto e pronto per uscire non era forse arrivato il momento di dare un taglio a tutta quella storia?
Un brivido lo percorse.
Perdere Jake... perdere Jake... non posso perdere Jake! Perché una perla rara non si butta. Un forziere con dentro un tesoro non lo si getta in balia delle onde. No! Avrebbe dovuto continuare la doppia vita, almeno per un po’.
Prima di uscire, William lesse un messaggio dal suo Blackberry. “Siamo invitati ad un grande festa danzante venerdì sera.”
“Che palle... ”
“Scherzi? È un galà di beneficenza. Ci sarà pure il sindaco. Dovrò comprarti un vestito adeguato Heath, l’ultima volta che sei uscito sembravi un figlio dei fiori.”
“In un certo senso è quello che sono.”
“Un bell’abito di Calvin Kline ti serve. Te lo comprerò io. Non baderò a spese.”
“Vuoi sfoggiarmi?”
“Forse” di rimando l’altro sorrise mentre lo vedeva sparire fuori dalla porta.


Dopo due parti cesarei e un raschiamento Jake uscì dalla sala operatoria. Era stanco e aveva bisogno di mandare giù un boccone. Accettò l’invito a pranzo di un collega. Ridacchiò con lui sparlando di diretto superiore. Il giovane uomo si complimentò per il suo aspetto.
“Ultimamente sembri rinvigorito. Cosa c’è di nuovo?”
Il bel ginecologo rispose sogghignando sensuale. Pensò a Heath. Intensamente. E tutto si tingeva di rosa quando pensava a lui.
“Sono innamorato perso... ”
“Caspita, tu e Liam siete ancora così... così attaccati! Coppie eterosessuali con figli non sono unite come voi due.”
“Magari è proprio colpa dei figli” ironizzò l’altra facendo l’occhiolino. Questo gli fece tornare alla mente il desiderio di paternità del suo compagno. A Jake piacevano i bambini ma non ne voleva. Nemmeno se fosse stato etero fino al midollo sarebbe diventato padre. Per lui allevare marmocchi era un impegno gravoso e basta. Le soddisfazioni, sicuramente ce n’erano, ma non supplivano la perdita di tempo. Proprio non ci si vedeva a cambiare pannolini e scaldare biberon. Era vero che ultimamente Liam aveva parlato di addottare un ragazzino in età scolare. C’era un’associazione che si occupava dell’affidamento di bambini sieropositivi infettati dalle madri. Sospirò. Quel pensiero gli aveva guastato l’umore. Era su di giri all’idea dell’appuntamento pomeridiano con Heath. Una scopatina al solito motel. Era diventato tutto così prosaico. Da una parte l’immagine di lui genuflesso sull’amante, dall’altra il suo ragazzo e le sue azioni umanitarie. Il dottor Humphrey si avvide del cambiamento.
“Ti ho intristito, occhi blu?”
“Amico, niente di imperdonabile” gli diede una pacca sulla coscia sotto il tavolino. Dan Humphrey era abituato agli slanci d’affetto e non ne era per niente turbato. Era un rapporto cameratesco il loro sebbene i gusti sessuali differenti. E poi non era il tipo d’uomo che attirava Jake. Troppo basso, troppo magrolino, e le mani così piccole... femminili. Se c’era una cosa che proprio non tollerava erano i polsi magri e le dita da pianista. Trovava eccitanti le mani grosse, le braccia ampie. Adorava Liam anche per questo. Quando lo stringevano, quelle braccia, lo facevano sentire in paradiso.
E le dita di Heath? Un dettaglio che in pochi avrebbero notato erano fonte per lui di grande coinvolgimento fisico. Il telefonino squillò in fondo al taschino del suo camice. A cercarlo era il proprietario delle sue dita preferite.
“Scusa un attimo... ”
“Fai pure.” Jake si allontanò per proferire senza essere udito.
“Amore... ”
“C’è un problema per oggi... ”
“Cazzo!”
“Brucia pure a me ma non mi è venuta la scusa pronta. Ora che sono di nuovo senza lavoro... ”
“Che devi fare?”
“William si è messo in testa di comprarmi un vestito nuovo per questa cavolo di festa all’Hermitage venerdì sera.”
“La festa danzante di beneficenza?”
“Ne eri al corrente?”
“Ci sarà pure Liam, io no. Questo venerdì faccio la notte.”
“Pensa te, comunque per oggi niente. Mi dispiace…”
“Oddio... e ora come faccio senza le tue dita?”
“Le mie dita?”
“Non farci caso. Fantasie...”
“Domani?”
“Domani non posso, ho già un cesareo programmato e devo assistere a una villo centesi. E poi i tirocinanti.”
“Venerdì c’è la festa e poi sabato te ne vai una settimana alle Barbados... ”
“Già. Liam vuole fare snorkeling. Dice che ultimamente l’ho un po’ trascurato. E tu ne sai il motivo, vero tesoro?”
“Ti prego... non me lo ricordare. Scommetto che nemmeno vi bagnerete l’alluce. Starete tutta la settimana chiusi in camera a fare l’amore. Almeno è quello che farei io...”
“Non ne avevo dubbi, maschione. Però chi mi dice che tu non farai lo stesso con Will?”
“Ma con la differenza che tu non ne sei geloso. Anzi lo trovi stimolante.” Jake sorrise deliziato. Heath stava imparando a conoscerlo così bene! Tra la magia della loro storia, la loro incredibile intesa sessuale, ora anche l’amicizia. Sarebbero riusciti a stare divisi per ben nove giorni?
“Mi dispiace davvero tanto” accarezzò il suo camice immaginando ti toccare le mani amate. Il suo sguardo assunse un aria sensuale.
Si salutarono con calore.
Humphrey lo guardò perplesso, era quasi sicuro che non stesse parlando con Liam.
“Non era il tuo ragazzo?”
“Certo che era il mio ragazzo” rispose sorridendo pieno di malizia. L’altro intuì quello che c’era da intuire e dondolò la testa.

Prima di lasciarsi andare al sole delle magnifiche Barbados, Liam Spancer doveva partecipare a quella cavolo di festa. Non ne aveva voglia, aveva già troppi impegni mondani ai quali doveva presiedere per obblighi riguardanti la sua società. Quel genere di associazioni umanitarie gli faceva accapponare la pelle. Un orgia tra i più ricchi della città che facevano a gara per mostrarsi altruisti quando in realtà il loro unico interesse era tirarsi la faccia e impalmare nuovi amanti. Scelse un abito scuro che faceva pan dam con il suo sguardo ottenebrante. Tutto sommato, giacché era prevista un’altra sera a casa senza Jake tanto vale uscire. Pensò mentre si infilava un le scarpe firmate Prada. La sua amica Leasly sarebbe venuta a prenderlo il limousine a momenti.
Lei adorava questo tipo di party. Era la classica gossip-girl. Fascion victim armata di tacchi vertiginosi e borse dal prezzo stratosferico. Con in mano l’immancabile Kelly l’attendeva dentro l’auto di lusso.
“Mio dio Liam, stasera sei da togliere il fiato” affermò mentre prendeva posto al suo fianco.
“Non esagerare. Dici così perché è da un po’ troppo tempo che non ti sbatte nessuno.”
“Subito chiaro e coinciso. Il mio finocchio preferito non si smentisce mai.” Si salutarono con un leggero bacio sulle labbra. Il rossetto di lei si trasferì sulle labbra maschili.
“Aspetta, ti do una pulita. Con quelle labbra fosforescenti penseranno tutti che ti vuoi drag queenizzare! E non sarebbe giusto, sei il gay più maschile che conosco! Anche Jake lo è...”
“Mi mancherà stasera...”
“Mancherà anche a me. È così divertente quando prende in giro le persone. Oppure quando indica le donne che ha visitato dicendo: ‘quella ha la passera rifatta’ ” si piegarono entrambi dal risate.
“Sì, il mio ragazzo è proprio uno spasso. Oggi lavora purtroppo.”
“Ci divertiremo lo stesso. E io ho venti minuti di tempo per farti diventare eterosessuale” giocosamente appoggiò la sua mano femminile sui genitali.
“Non penso ci sia speranza. Sono maschile è vero ma le beltà femminili preferisco farle godere agli altri.”
“Prova a toccarmi le tette. Magari qualcosa si smuove” prese la grossa mano e se la portò su un seno. Subito il capezzolo si inturgidì. Anche la fisionomia maschile di colpo cambiò.
“Ci avrei giurato, ti è diventato duro! Senti che roba... Jake non mi ha mai detto che sei superdotato!”
“Finiscila è solo un riflesso. Tu continui a tastarmi e non sono mica di legno!”
“Sei di marmo” proferì con tono sensuale. “Lo sai che mi hai fatto bagnare?”
“Piccola, ti credo sulla parola... e ora smettila per piacere” così dicendo tolse la mano dai suoi gioielli.
“Ti faccio un pompino.”
“E il rossetto?”
“Me lo rimetto, che problema c’è” si guardarono fissi negli occhi per poi scoppiare di nuovo in una fragorosa risata.
“Meno male che scherzavi. Già mi figuravo l’imbarazzo delle scena: io che ti prendo per i capelli e ti butto fuori dalla limousine!”
“Dio che ridere. Cazzo mi sto rovinando il trucco sul serio.” Lesley si asciugò le lacrime che gli incorniciavano gli occhi.
“Sappi che però un bel pompino te lo farei volentieri. Questo puoi dirlo anche a Jake.”
“E scommetto che ti sei bagnata sul serio.”
“Scommetto che ti sei bagnato pure tu” replicò leccandosi il labbro superiore. “Dio se sei sexy Liam, toccandolo me lo sono proprio immaginata bene il tuo grosso uccello. Devi essere una roba pazzesca! Ma perché ho sempre amanti mini dotati?” sospirò sconfortata.
“Prova ad andare in quei siti...”
“Internet? Per carità, ci ho rinunciato. Dicono tutti di avercelo ventitré centimetri e poi... un bluff.” Nel frattempo erano giunti di fronte all’hotel.
“Arrivati.”
“La tua virtù è salva! Ora chiamo Jake e gli faccio i complimenti per il tuo bisteccone.”
“Inutile, quando opera ha il telefono staccato.” Sospirò. Attese che il portiere aprisse la portiera della sua dama e la prese sotto braccio.
“Le donne mi odieranno vedendomi accanto a te.”
“Sono gay dichiarato. Non credo che ci cascherà nessuna.”
“Peccato. Quando sei piccola di statura, bionda finta e Ebrea il tuo più grande sogno è quello di far crepare d’invidia le altre camminando accanto ad un uomo come te.”
Entrarono. Camminarono lungo il corridoio che conduceva all’ampia sala da pranzo. Grandissima e illuminata da lampadari arzigogolati che sembravano cadere sulle teste della gente. I numerosi invitati si muovevano a scatti come formiche in un formicaio. Liam perse quasi subito la sua compagna di viaggio che si fece rapire da alcune signore sulla trentina. Di sicuro anche loro alla ricerca di qualche preda. Sembrava che le donne di New York avessero di quei tempi difficoltà oggettive a trovare un partner. Problema che assillava Lesley da sempre, almeno da quando la conosceva lui.
Dopo un’oretta circa fu lei ad andarlo a cercare.”
“Hai rimorchiato?”
“Che mi prendi per i fondelli? Tutti dannatamente gay o occupati!”
“Cerca di essere ottimista. Magari qualcuno a cui piace brucare c’è.”
“Intendi una lesbica? Ho provato anche quello... e mi è andata di schifo.”
“Intendo un maschio etero. Guarda quel biondino, sembra proprio bello.”
“Frocio. Si vede lontano un miglio.” Il bell’uomo a cui alludeva Liam era in piedi accanto alle libagioni. La pista da ballo era ancora vuota ma attorno ai tavoli del buffet si era formata una discreta folla.
Liam non riusciva a smettere di osservarlo. Il modo in cui attirava il bicchiere alle labbra, come sorrideva al suo compagno di bevuta. E le mani, dita lunghe e fine. Mani che dovevano essere nobili, così curate e belle. Per non parlare del sorriso. E quell’angolo tra la bocca e la guancia. Sembrava crearsi una piccola infossatura. Il suo corpo era magro ma del genere che nasconde morbidezze inaspettate. Le sue natiche... dovevano essere da sogno. Liam si rese conto di avere l’acquolina in bocca oltre a sentirsi i pantaloni improvvisamente stretti. Quello sconosciuto gli faceva sentire ancor di più la mancanza di Jake. Provò a pensare alle Barbados... il sole, il mare. La spiaggia. Tanto tanto tanto sesso... quasi fino a farsi del male.
“Ma lo stai fissando di brutto! Lo vedi? È gay... e ha pure un compagno... quello, sì quel biondino con i capelli lunghi accanto a lui. Che spreco... sono entrambi bellissimi.”
“Vado a prenderti da bere?”
“Cosa vuoi fare ora, andarlo a rimorchiare con il suo bello accanto?” Liam non la sentiva più. Doveva conoscere l’uomo del mistero. O, quanto meno, sentire la sua voce.

1 commento:

Jivri'l ha detto...

Che bello! Liam quindi è attratto da ehm...mi pare di supporre, da William?! Non vedo l'ora di leggere il seguito. ^__-