giovedì 14 maggio 2009

Gioco di concentrazione (House/Wilson)


Ora di pranzo. Ufficio del Dottor House. La squadra è impegnata e il loro mentore si prende una pausa. Mani di Wilson nelle sue.
-Mi spieghi cosa stiamo facendo?
-Silenzio altrimenti non riesce.
-Non riesce che cosa?
-È un fatto di concentrazione.
-È uno stupido gioco, House.
-Stai scherzando? Lo fanno fare ai servizi segreti per testare il grado di concentrazione degli agenti.
-E tu come lo sai?
-Ma ce la fai a chiudere la bocca? Se parli, se ti muovi, se ridi, il punto è mio.
Wilson sospira.
Da cinque minuti esatti House gli tiene strette le mani.
Sono seduti uno di fronte all’altro.
E si guardano negli occhi.
-Ricordati: il primo che ride ha perso.
-House, le tue scempiaggini hanno smesso da tempo di farmi ridere.
-Ok, allora non hai nulla da temere, vincerai tu.
I minuti scorrono. Wilson fissa impassibile, o quasi, gli occhi azzurri dell’amico. Ad un certo punto House corruga il viso in un’espressione involontariamente faceta. Wilson ci prova a trattenere uno sbuffo di riso ma gli angoli della sua bocca si tendono irrimediabilmente in su.
-Ok ho riso, uno a zero per te.
-Beh non era proprio una risata, direi piuttosto un sorrisetto smorzato.
-Allora siamo ancora in parità?
-Sì.
Silenzio e di nuovo gli occhi tornano a scrutarsi. Dopo una manciata di minuti è House a trattenere un risolino. Per poi lasciarsi andare ad un vero sorriso.
-Punto a me, House. Uno a zero.
-Non esiste, uno pari.
- Avevamo detto che non era valido quello di prima! Tu hai riso ora, io prima ho fatto un accenno smorzato, lo hai detto tu.
-Ma non parlo di quello, intendo per le mani sudate.
-Le mani sudate?
-Certo! L’altro sentore di nervosismo dopo il sorriso è il sudore, e le tue mani sono sudate.
-Ma questo non è stato detto. Non è valido.
-E se anche te lo avessi detto saresti riuscito a non sudare?
Wilson abbassa lo sguardo prima di lasciare con un gesto secco le mani del collega. Si asciuga i palmi sui pantaloni.
-Lo sapevo che era una stupidaggine.
-Siamo uno a uno, spareggio!
-Sono stanco di queste bambinate e poi è tardi devo andare.
-E poi parli di bambinate! Sono i mocciosi che se la danno a gambe quando non gliela sì dà vinta.
Wilson si passa la mano nervosamente tra i capelli. House incalza
-Sei solo arrabbiato perché a te hanno sudato le mani e a me no.
-Ok, finiamo questa scemenza se mi dici la verità.
-Come la verità?
-A cosa serve questa… questa “cosa” oltre a farmi perdere tempo?
-Te lo dirò se vinci.
-Se ti faccio ridere?
-O sudare le mani.
-Ok ci sto.
I due contendenti tornano nella posizione iniziale. I minuti passano piuttosto velocemente. Wilson sa che ora a sudargli non sono solo le mani. La camicia gli si è attaccata alla schiena letteralmente.
All’improvviso House si tende più vicino.
I nasi arrivano a sfiorarsi.
Wilson dilata le pupille in un moto di stupore, ma non parla, ne muove un solo muscolo.
La stretta decisa di House non cede di un passo mentre, senza distogliere lo sguardo, accarezza con le labbra quelle leggermente schiuse di Wilson. Come imbambolato si lascia accarezzare dall’ispida peluria: la barba di House. Incapace di riflettere, rispondendo ad un istinto che non può né reprime né debellare: Wilson schiude del tutto la bocca e si abbandona ad un lungo bacio.
Intimo, lento e pieno di saliva.
Dopo un po’ House scoppia a ridere.
-E ora?
-Hai vinto tu, sei riuscito a farmi ridere…
-Mah…House!?
-Ok, lo ammetto: quella dei servizi segreti era una balla. Questo gioco è un trucchetto che uso con le ragazze per farmi baciare. Funziona sempre.

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