martedì 5 maggio 2009

Bordeline, cap 4


Capitolo 4


Jake restò a dormire accoccolato alle spalle del suo uomo.
Liam si alzò come sempre prima dell’alba. Lasciò sulla lavagnetta una frase sdolcinata per il suo adorato ragazzo e se ne andò in ufficio come ogni giorno. Svegliandosi il giovane annusò il cuscino del compagno che odorava ancora di lui.
Ti amo da impazzire Li. Ma quello che è successo con Heath, Cristo... conta. Mi piace un casino quel ragazzo. Rifletté in un improbabile dialogo con se stesso. Aveva già voglia di chiamarlo, aveva già voglia di rivederlo. Non era la prima volta che si concedeva una ‘trasgressione’ anche se, tutto sommato, gli era stato fedele. Una, massimo due volte all’anno, una scappatella. Per giustificare la sua condotta si raccontava che avrebbe fatto bene al loro rapporto. Di fatti era vero che, essendo stato Liam il suo primo uomo, non aveva avuto ex e dunque era anche lecito aspettarsi da lui l’esigenza di fare esperienze. Probabilmente l’altro era abbastanza intelligente da intuirlo. Non erano una coppia aperta, ma avevano le potenzialità per diventarlo. Liam confidava a Jake se c’era qualcuno che lo stuzzicava ma non l’aveva mai tradito davvero, almeno per quel che ne sapeva lui. Se contava anche il tradimento mentale allora erano entrambi dei grandi infedeli! Jake era andato oltre la fantasia. Lo aveva fatto in sauna. Una volta con il marito di una paziente che, con una scusa banale, era piombato nel suo studio.
Niente di serio. Sesso. Per combattere la noia, per ritrovare un pizzico di libertà. Per sentirsi vivo e giovane. E poi c’erano state le avventure durante il college. Valevano pure tutti i pompini che aveva elargito? Se è così sono proprio una gran vacca. Meditò. Liam si era offerto di pagargli il college e lui l’aveva ricambiato facendosi mezzo ateneo. Sbuffò. Non era il caso di sentirsi in colpa per quello. Di fatti, il lavoretto di bocca più grave di tutti era avvenuto poche ore prima. Una dozzina di ore prima, nel parcheggio di un elegante ristorante, Jake aveva fatto la fellatio più sentita da quando aveva quindici anni e il suo professore di chimica aveva fatto di lui un uomo. Un invisibile ponte univa le due esperienze. Il suo primo pompino e il suo ultimo pompino avevano un comune denominatore. L’amore. Sì, era quella la differenza con tutti gli altri. Amava Liam ogni volta che lo sentiva godere, aveva amato Heath mentre lo sentiva gemere di piacere. Tutti gli altri erano stati solo uno sfogo. Un atto liberatorio per rendere la sua vita così perfetta un po’ meno banale o forse il contrario. Un’alternativa alla masturbazione o, se vogliamo, carburante per la sua fantasia instancabile. La sua lussuria era probabilmente causata dal mestiere che faceva. Evidentemente rovistare tra le gambe delle donne gli faceva venire una gran voglia di fare sesso con gli uomini. Nessuna di quelle signore avrebbe sospettato che era gay. Non solo perché era tanto bello e affascinante. E per niente effeminato. A Jake piaceva flirtare con loro, farle sentire attraenti e importanti. E con le gravide era ancor più facile perché avendo gli ormoni su di giri, percepivano subito le adulazioni. Prima di decidersi per una salutare doccia, pensò intensamente a Heath e decise che avrebbero dovuto rivedersi al più presto.


William andò in palestra quella sera. Gli piaceva più che altro fare la sauna. Dopo un’intensa giornata trovava rilassante abbandonarsi al calore della pietra, e i fumi che salivano fin sopra il soffitto lo rigeneravano. Era anche un modo per mantenersi in forma. Era di costituzione magra sebbene amasse mangiare. Adorava mangiare, bere e, naturalmente, adorava fare sesso. Dopo il suo lavoro, l’attività che gli riusciva meglio. Adocchiò un paio di uomini con i quali avrebbe fatto volentieri le capriole, ce ne erano anche altri di scopabili, ma non erano esattamente il suo ideale di maschio. Gli piacevano quelli carini ma insicuri, preferibilmente biondi o biondastri, e non pelosi. Sui peli non transigeva. E anche il sorriso era importante, di fronte ad uno squadrone di candidi si scioglieva. Ma aveva da tempo smesso di saltare la cavallina. Il gioco di questo me lo farei era divertente con Stacy. Da solo non tanto. Ma da quando lei aveva la bambina era sempre più difficile passarci qualche ora insieme, soprattutto divertirsi con lei. Da gravida era sempre irritabile, ansiosa e piagnucolona. E dopo la nascita di Vanilla le cose non erano migliorate, anzi. Will si domandò quanto sarebbe andato avanti il baby blues. Rivoleva la sua Stacy. La sua ciccionissima amica del cuore. Come ogni gay aveva un’amica con la quale sfogarsi, con cui ridere anche dei propri difetti. Uscito dalla sauna decise di chiamarla.
“Stasera aperitivo, non si accettano rifiuti.”
“William... ”
“Niente William, ti vengo a prendere tra un ora.”
“E Vanilla?”
“Lasciamola a Heath.”
“Prende il mio latte. Dove va la mucca va il vitello.”
“Ok, allora portala con te. Ma voglio vederti, cazzo Stay. Da quando sei rimasta incinta passi più tempo con Heath che con me!”
“Non dire cazzate. Però non ti prometto niente, sono un po’ giù e... ”
“Uscire ti farà benone. Andiamo in quel locale pieno di checche a prendere per il culo oppure no, sai che facciamo? Andiamo al dopo lavoro, è pieno di camionisti e virgulti operai. Sarà uno spasso come sempre giocare a: questo me lo farei...”
“Non venirmi a parlare di sesso, checca egoista. Non lo faccio dal concepimento di Vanilla.”
“Magari rimorchi.”
“Un camionista ubriaco?”
“Oddio, come lo hai detto! Mi sto già divertendo!” stava quasi saltellando di gioia. Si infilò la camicia dentro i pantaloni. Uscì dallo spogliatoio sogghignando.


William individuò subito Stacy. L’unica donna con il marsupio più grande dietro la schiena che davanti.
“Cristo, il tuo culone si vede da Hoboken”
“Ehy, finocchio. È il modo di ringraziarmi?”
“Tu dovresti ringraziare me, che ti ho fatto alzare le chiappe da quel divano” si abbracciarono affettuosamente. Will baciò in testa la piccolina.
“Quant’è carina, è uno spettacolo.”
“Tu sei uno spettacolo” e quel finocchio del tuo ragazzo ti fa le corna. Dio lo ucciderei. Pensò. Si prospettava una serata piena di pensieri simili.


Stacy era convinta che William McCarthy fosse l’uomo più bello e sexy del mondo. Gli risultava pure bravo a letto, allora perché stava succhiando un frappé al cioccolato davanti a un cornuto?
“Come va con Heath?”
“Magnificamente, perché me lo chiedi?”
“No, niente. L’ho visto un po’ preoccupato.”
“Lo so, sono sei mesi che non lavora.”
“E allora io? Tra l’altro, a differenza sua, non ho un fantastico direttore d’orchestra che mi paga i conti.”
“Appunto per questo. Conosco Heath, non gli piace dipendere da me.”
“Sì ma il discorso non cambia. E vedrai, lui troverà una particina in Hairspray mentre io sarò qui a piangermi addosso.”
“Non devi farlo. Hai tutto quello che nessun maschio gay potrà mai sperare di avere. Senza pagare è ovvio.”
“Già, io devo ringraziare la Control per i suoi magnifici condom che si sbucciano come una banana.”
“Hai pensato di citarli in giudizio?”
“Come no, e porto la bambina come prova” ridacchiò. Aveva deciso di tenerla. Non poteva ogni tre per due accusarla di essere la sua rovina. Anche perché, nonostante tutto, l’amava da impazzire.
La serata giunse al termine dopo la telefonata di Heath. La linea cascò prima che avessero terminato di parlare.
“Bell’amico sei, il tuo vibratore di carne chiama e abbandoni la tua amica ragazza madre.”
“Ho solo voglia di stare un po’ solo con lui. Due sere fa le prove, ieri, prima di andare da sua madre mi sono accontentato di un pompino. Ebbene sì, Vostro Onore, colpevole! Voglio farmi una sacrosanta scopata di con il mio ragazzo, lo ammetto.”
“Ieri è andato da sua madre? E ti ha fatto un pompino prima?”
“Sì.”
“Bastardo.”
“Perché?”
“Beh perché... perché andare da sua madre con la sbobba ancora calda in bocca. Che puttana!”
William ridacchiò divertito. “Finiscila e poi sono io il tipo da sbobba in bocca, lui fa lo schifiltoso.”
“Senti senti... ”
Camminarono per due isolati fino ad arrivare davanti il portone della donna.
“Stacy.”
“Che c’è?”
“Secondo te è normale che dopo tre anni e mezzo io lo ami ancora così tanto?”
“Non lo so. Lui ti ama quanto lo ami te?”
“Tu che dici? Siete in confidenza mi sembra.”
“Credevo di sì.”
“Credevi?”
“No, nel senso, dimmelo tu. Sei tu ad avere dei dubbi.”
“No, non ci sono dubbi” gli occhi azzurri si fecero lucidi “Heath mi ama da impazzire. Lo so. Sono praticamente l’aria che respira. E anch’io lo amo nella stessa maniera. Guarda che non è facile di questi tempi trovare un’intesa così perfetta. Ho proprio vinto alla lotteria quando l’ho conosciuto.”
“Lui ha vinto alla lotteria.”
“Non essere materiale, intendevo dire... ”
“Lo so” Vanilla attaccò a piangere. Aveva di nuovo fame.
“Passate una magnifica scopata allora.”
“Sarà fatto”.
Quando William entrò in casa, scoprì che l’unico rumore era quello della lavastoviglie in funzione.
“Tesoro dove sei, giochiamo a nascondino?” appena terminata la frase il sorriso gli morì in volto.
Un biglietto troneggiava sopra il ripiano di marmo. -Torno il prima possibile, poi ti spiego-
Torno il prima possibile, poi ti spiego? Cosa cazzo vuol dire? Si domandò mettendosi a sedere. Sembrava che improvvisamente gli fosse mancata la terra sotto i piedi.

2 commenti:

Jivri'l ha detto...

Non invidio per niente la povera Stacy che pare non sapere cosa fare:se custodire il segreto di Heath o essere leale e sincera nei confronti di Will, che è il suo migliore amico. Will ama davvero tantissimo il suo uomo...ma dove cavolo è andato lasciandolo da solo a cena?!Non dirmi k è andato dal suo amante(penso di si)...

Unknown ha detto...

Hu... me non può dire... però è ben intuibile dove sia Heath... cosa fa far l'amore..