mercoledì 13 maggio 2009

Bordeline, capitolo 5


Capitolo 5


Heath non aveva mai visto un uomo bello come Jake, o che gli piacesse tanto e, d’altro canto, non aveva mai conosciuto qualcuno che lo facesse sentire così felice mentre lo baciava.
Nel momento in cui la bocca dell’amante si spostava dal viso al pomo d’Adamo, si guardò in torno. Vide nell’ordine: quadri che mostravano interni dell’utero con tanto di feto, il separé dietro al quale le pazienti si cambiavano e, sulla destra, il lettino sul quale si sdraiavano per farsi visitare.
Lo avrebbero fatto là? Non era sicuro di riuscirci. Jake era il secondo uomo con il quale lo avrebbe fatto e si trovavano in uno studio di ginecologia. Nonostante tutti questi ‘intoppi’, era eccitato da morire.
“Scoppi di voglia qua sotto” enunciò il ginecologo sbottonando il jeans.
“Dove ci mettiamo?”
“In bagno, per terra, sul soffitto se credi. Dove ti pare. Basta che lo facciamo!”
“Entrano qui ho notato un divanetto.”
“In sala d’attesa? Ottima idea.”
“Sicuro che non arriverà nessuno?”
“Soltanto la donna delle pulizie ed io abbiamo le chiavi e a quest’ora lei sarà già a letto. Si sveglia alle quattro.”
“Maledizione.”
“Cosa c’è?”
“Non ho con me... ”
“Vuoi scherzare?”
“No di certo!”
“Intendo: vuoi scherzare sui preservativi? Qui ne ho almeno un migliaio.”
“Cosa?”
Jake sorrise bello come un attore di soap. “C’è uno strumento che si chiama ecografo vaginale. E per un uso correttamente igienico ci vuole un condom ogni volta” ne estrasse uno da dentro una scatola posta sopra la cassettiera. “Spero sia extralarge” enunciò pieno di malizia.
Si spostarono nella sala d’aspetto. Heath cercò di ignorare i poster di neonati e pance. Gli ricordavano Stacy e dunque William. Stacy e Will insieme a mangiare un frappé mentre lui riceveva il messaggio su msg di Jake che lo invitava ad uscire anche quella sera.
Prese posto sul sofà. Jake si inginocchiò ai suoi piedi. Gli baciò la pancia. A Heath scappò quasi un urlo quando iniziò a stantuffargli l’uccello per bene.
“Cristo, Jake , vai piano sennò non ci arrivo a riempire quel profilattico.”
“Scusami” così dicendo si alzò. Si tolse i pantaloni e i boxer. Rimasto nudo dall’ombelico in giù si sedette sul compagno dandogli le spalle. Lasciò che l’altro gli facesse l’amore anche, in un certo senso, era lui che stava facendo l’amore a Heath. Dondolando su di lui lentamente e poi dando maggior enfasi.
Era difficile per entrambi tollerare quello che stava succedendo.
Il piacere poteva essere insostenibile quanto il dolore. Jake lo sapeva bene. Jake aveva scoperto l’orgasmo prostatico grazie a Liam e lo sapeva bene. Ora stava sperimentando di nuovo quel piacere incredibile ma con un uomo diverso, e c’erano diverse sfumature. Era complicato catturarle tutte quelle emozioni, quelle indicibili emozioni che gli procurava Heath. La sua voce roca mentre gemeva, il suo odore maschile, le mani che gli accarezzavano il viso simile ad uno scultore che modella la sua opera.
Dopo essere entrambi venuti, si quietarono.
Jake crollò di spalle sul torace. La bocca di Heath mappò il suo collo.
“Dio, dove sei stato tutto questo tempo?” chiese il medico scosso da fiatone.
“Non so, non so dove sono stato fino adesso ma so dove voglio continuare ad essere.”
Bingo. Jake non avrebbe potuto ascoltare risposta migliore e si commosse. Gli aveva appena regalato uno degli orgasmi più intensi della sua vita e ora gli stava promettendo l’amore.
“Credo di amarti Heath.”
“Sì. Anch’io.”
“Cosa?”
“Ho detto che ti amo anch’io” assicurò. L’altro si voltò per abbracciarlo. Si baciarono con passione. Erano infinitamente scomodi su quel piccolo sofà a due posti. Ma riuscirono lo stesso a sentirsi come se fossero su di una soffice nuvola persi nel cielo.


Liam era preoccupato. Da un po’ di tempo le pazienti di Jake partorivano sempre di notte.
“Possibile che non riusciamo più a dormire insieme?”affermò più ansioso che arrabbiato.
“Mi dispiace, ma se tutto procede torno per l’una.”
“L’una?” sbuffò prima di salutarlo e riattaccare. Da quando William era volato a Los Angeles per una serie di concerti e Heath non aveva potuto essere con lui perché occupato con Hairspray, Jake faceva partorire praticamente ogni sera, solo che all’ospedale non ci andava per niente. Sapeva fin troppo bene che Liam si fidava al punto che mai e poi mai avrebbe dubitato delle sua sincerità. Al massimo avrebbe chiamato in ospedale e, la sua segretaria, istruita per bene, avrebbe fatto sapere che stava effettuando un cesareo e dunque, per ovvi motivi, impossibilitato a rispondere. A Liam mancava il suo Jake , gli mancava soprattutto dormire con lui. Avevano fatto l’amore qualche volta di mattina ma Jake sembrava un po’ distratto. Non era appassionato come sempre. Cominciava a prender corpo l’idea che ci fosse qualcuno. Tra una riunione e l’altra si concesse una sigaretta, non fumava dal millenovecentonovantasette. Era nervoso, voleva capire cosa c’era che occupava tanto la mente e il resto di Jake .


Heath era felice. Scoppiava letteralmente di felicità. Sarebbe stato un bugiardo se non avesse ammesso che l’assenza forzata di Will era una mano santa per la relazione con Jake . Ma, nonostante ne avesse la possibilità, non aveva osato chiedere all’amante di salire nella casa, che da oltre tre anni abitava con William McCarthy. Usciva dalle prove e si precipitava nello studio del ginecologo. Ora che ci aveva fatto il callo non si sentiva più turbato dalle foto, dall’ecografo e tutto il resto. Anzi trovava divertente farlo nei posti più strani di quei duecento trenta metri quadri. Divertente ed eccitante. Ma Jake cominciava a stancarsi dello studio.
“Quando torna il tuo boyfriend?” chiese mentre si ripuliva la pancia con la carta con la quale le donne si toglievano il gel post ecografo.
“Tra due settimane.”
“Dunque ci restano due settimane e basta per vederci?”
“Certo che no, ci inventeremo qualcosa.”
“Ma non potremmo andare a casa tua... ”
“Cosa?”
“Non fare finta di non capire, scopare qui è divertente, fantastico. Ma quanto staremmo più comodi in un letto, o nella tua vasca da bagno?” si avvicinò a lui per baciargli la clavicola,
“Tesoro non lo so, mi mette soggezione farlo a casa nostra, capisci?”
“Ci provo a capirti, a me ecciterebbe da morire farlo nel letto in cui dormo con Li.”
“Non ne fai mistero.”
Jake sorrise malizioso. “Domani sera andiamo da te. Vedrai, all’inizio ti sentirai a disagio ma dopo ti piacerà. Non sarà male per niente.”
“Lo so” Heath ci stava pensando. Cosa avrebbe detto Stacy? No, non c’era nemmeno da pensarci per scherzo. Il secondo caso di donna che evira un uomo dopo quello di Lorena Bobbitt.
Tutte le volte che si vedevano, quasi sempre perché gli chiedeva di tenerle Vanilla, faceva pessime battute su lui e Jake e sull’assenza prolungata di William. Tutto quello che usciva dalla bocca della sua amica lo faceva stare male.
Ma Jake stava diventando ogni giorno più importante. I sensi di colpa non scalfivano più di tanto la gioia di essere tra le sue braccia.

William chiamò Heath quella mattina. Era tardi e aveva fatto male i calcoli, così lo svegliò. Al cantante sembrò di essere ancora immerso nel sonno quando aprì il telefono e la voce del suo ragazzo saturò l’aria. “Amore ti ho svegliato?”
“Non lo nego.”
“Scusami.”
“Non importa” si mise a sedere strofinandosi gli occhi vigorosamente.
“Mi andava di vederti, puoi venire su skype?”
Accettò. Chiacchierarono per oltre un ora. A Will piaceva raccontargli ogni dettaglio dello spettacolo, anche di quello che succedeva dopo. I pettegolezzi losangelini erano divertenti e rise ad ogni battuta. Ma c’era sempre Jake ad occupare gran parte della mente, Jake che avrebbe passato la notte da lui.


Durante un intervallo di una noiosa riunione Liam ricevette la visita di Lesley Shepard. Si trattava di una sua vecchia amica. Vecchia nel senso che la conosceva da quasi vent’anni. Usciva da una storia all’altra insoddisfatta sognando, nonostante i trentotto anni compiuti, il principe azzurro. Era di famiglia ricca per questo sperperava danaro e ricorreva alla chirurgia plastica di tanto in tanto in maniera a volte sconsiderata. Era stata lei a convincerlo circa due anni prima a ritoccarsi l’addome.
“Sei uno splendore” enfatizzò lui per essere galante.
“Sei tu che sei sempre più figo.” Si diedero un bacio a fior di labbra. Nonostante fosse omosessuale il contatto con le tette siliconate lo turbò.
“Siediti pure e raccontami le ultime novità.”
“Mi sono ridotta il seno, la quinta non faceva per me. Vuoi vedere?”
“Non credo sia una buona idea, cara.” Lei non calcolò per niente la risposta. Si sbottonò la camicia firmata e diede sfoggio delle sue sinuosità. L’uomo dilatò le pupille. Erano davvero sexy.
“Mi sento sola, questa è la verità. Vorrei avercelo io un fidanzato ginecologo. Magari vorrei pure un figlio.”
“Ti capisco, anch’io lo vorrei.”
“Meno male, per un attimo ho pensato che ti stessi lamentando della solitudine. Tu non hai di questi problemi.”
“Lo so, io ho Jake e tu hai solo un vibratore.”
“Passare le serate a casa guardando porno amatoriali secondo te è vita?”
“Sei piena di soldi, pagati un escort!”
“Gli uomini pensano che il sesso pagato sia l’equivalente dell’altro, ci ho provato ma non ce la faccio proprio a farmi sbattere da uno che sta lavorando, penso di non essere ancora tanto brutta e sfatta da dover pagare l’affetto.”
“Se è di affetto che hai bisogno ci sono qua io.”
“Da te vorrei ben altro... ” confidò piena di malizia.
“E io non te lo posso dare” si fissarono negli occhi per qualche secondo per poi scoppiare a ridere come adolescenti scanzonati.
“Però quella volta in vacanza ad Aspen... "
“Ancora quella storia. Piccola, ero ubriaco perso, mi sarei messo a ballare nudo sotto la neve. C’è scappato un po’ di petting, che sarà mai!”
“Allora devo farti bere di nuovo.” Tutta sorridente si avvicinò a lui, superò la scrivania e si sedette sulle sue gambe.
“E ora che ti prende?”
“Ho visto come mi guardavi le tette, adesso mi stai fissando le cosce. Sappilo: non porto biancheria intima.”
“Non sono io il ginecologo, non ho intensione di rovistarti tra le gambe.”
“Porco. Lo sento che lo hai duro.”
“Solo perché ultimamente Jake lavora troppo.”
“L’improvvisa popolarità porta gente in studio... ”
“Ci mancava pure questa, gli ultimi due anni li ho praticamente passati in aereo. Ad un certo punto eravamo costretti a farlo nei cessi degli aeroporti. Forse dovrei prendermi qualche giorno di vacanza. Sì, ora che ci penso chiamo la mia segretaria e prendo una bella settimana per il mese prossimo. Dovrebbe essere meno denso di questo.”
“E dove ve ne andreste di bello?”
“Come tre anni fa, alle Barbados. L’ultima volta siamo stati da Dio...”
“E ci credo, sono invidiosa uffa.” Si alzò ricomponendosi. Si accorse di avere una calza smagliata. Si senti stupida e patetica.
“Tutte le volte che ti vedo sento che la mia vita è così vuota.”
“Basta buttarsi giù.” Liam si alzò e l’abbracciò da dietro.
“Sai che se hai bisogno di coccole ci sono io qui a viziarti per bene.”
“Ho bisogno di amore.” Lei si girò e lo guardò negli occhi con intensità.
“Ok, non vuoi scopare con me ma almeno un bacio come si deve, sì ok?” senza attendere replica gli infilò la lingua in bocca. Liam accolse titubante. Ma ci prese gusto. Le accarezzò i fianchi avvicinandola, era piccolina di statura, avrebbe potuto sbatterla al muro e farla sua. Tornò in sé.
“Sei tutta matta Lesley, ora vattene, prima che tu faccia di me un eterosessuale coi fiocchi!”
“Ti farebbe schifo l’eterosessualità? Se ti piacessero le donne potresti avere quel bambino che da tanto desideri.”
“Non me ne parlare.” Era una questione trita e ritrita. Più volte si era sfogato con lei di quanto le mancasse un figlio. Il desiderio di paternità era stato per un po’ sublimato dal fatto di avere un fidanzato adolescente. Ora che anche Jake era adulto la voglia di sentirsi chiamare papà era tornata prepotente.


Il Dott Keane aveva mantenuto il suo orario di lavoro inalterato per crederci davvero, convincersi che avrebbe fatto la notte. Jenny Le Mer, una sua collega, era in debito con lui. La chiamò un’ora prima che iniziasse il turno.
“Cristo Keane, sei pazzo? Ho già programmato una cena e... "
“Niente ma, se non mi sostituisci questa notte racconto a tutti che ti sei rifatta le tette”
“Non è mica un segreto”
“Il fatto che sei andata a giocare d’azzardo ad Atlantic city invece... ”
“Ora perché sei un mezzo divo devi per forza di cose fare il bastardo?”
“Ti prego... ”
“Ecco la parola magica, sicuro che non vai a fare qualcosa di cui io sarò complice?”
“Tranquilla, quello che andrò a fare non è reato federale” lei rise alla battuta, e si salutarono scanzonati.
Jake andò direttamente a casa di Heath, finalmente avrebbe visto il bell’appartamento del bel direttore d’orchestra e del suo fidanzato, che da qualche tempo era pure il suo amante.
Il padrone di casa lo ricevette in tuta a t-shirt di cotone bianca. Gli fece venire subito l’acquolina.
“Sei uno schianto di ragazzo te l’ho detto mai?” e gli si buttò addosso. Si baciarono con passione, rotolarono direttamente sul grande tappeto di lana tibetana incordato a mano.
“Scopami subito” sospirò mentre cercava di togliersi agevolmente i pantaloni. Heath si limitò ad abbassare i suoi. Lo prese senza niente. E non era nemmeno la prima volta.
“Fai il pieno” enunciò il ginecologo prima che l’altro venisse.
“Sei sicuro?”
“Come che un giorno morirò” rispose inarcando la schiena per agevolare ulteriormente la penetrazione. Un ultimo colpo di reni e fu colmato come voleva.
Restarono uniti per diversi secondi cercando di tornare ad un respiro normale.
“Scusa, avrei dovuto prima mostrarti la casa.”
“Ehm, spiritoso, lo sai che fottermi viene sempre prima del resto” rispose. Iniziò a guardarsi intorno in quel momento.
“Ha davvero buon gusto il tuo ragazzo.”
“E già, ora quando ti alzi fa attenzione, non vorrei che colasse fuori e sporcassimo il tappeto.”
“Di valore?”
“Sì, ma se anche non valesse nulla, beh sarei obbligato a dare spiegazioni!”
“In effetti” per non rischiare, Jake fece una specie di capriola orizzontale verso il pavimento. Si alzò tenendosi la mano tra le gambe.
“Se mi dici dove è il bagno mi do una bella lavata” il padrone di casa glielo mostrò. Dopo dieci minuti si ritrovarono affamati e mangiarono patatine seduti sul tavolo della cucina.
“Lo fate mai qui sopra?”
L’altro non rispose ma diventò rosso.
“Come no, ti si legge in faccia. Scommetto che anche poco prima che è partito... ”
“Non è tanto comodo, c’è di meglio.”
“E allora dimmi, dov’è il posto in cui piace di più a Will?”
“Perché invece non parliamo di qual è il posto preferito di Li?” lo sguardo del medico si fece finto pensieroso :“Fammi pensare, beh a lui piace soprattutto farlo nel suo ufficio in effetti.”
“Nel suo ufficio?”
“Che c’è di male? Rivisitiamo la vicenda Clinton-Flowers in tutte le salse. Mi piace proprio un sacco il ruolo di stagista” ammiccò con il solito atteggiamento Lolitoso.
“Già, ti si addice.”
“Cos’è? Un modo per dirmi che devo andare sotto il tavolino e farti il lavoretto di bocca più strepitoso che tu abbia mai ricevuto?”
“Se per te fosse la maggiore delle priorità.”
“Ehm, no.”
“Come no?
“Non è quella l’idea che avevo in mente.”
“Ok spara.”
“Nel letto di William.”

2 commenti:

Jivri'l ha detto...

Uhm... farlo proprio nella casa dove vive con Will è una crudeltà però! Direi che è un capitolo veramente improntato alla sensualità, tuttavia sono curiosa di vedere il seguito della storia e soprattutto cosa accadrà con Will per Heath e con Liam per Jake(dimmi che non mi sono impicciata coi nomi). ^__^'

Unknown ha detto...

No cara, nessun impiccio! :)