venerdì 20 febbraio 2009

Io con un uomo mai capitolo 6


Capitolo sei


Parker e suo padre fecero colazione alle otto. Booth non aveva dormito neanche un minuto ma era contento che la sua Bones fosse riuscita a prendere sonno. Quando si svegliò lui era già pronto per uscire.
“Quanto ho dormito?”
“Sono quasi le nove e mezzo”
“Ma… è tardissimo, dovevi svegliarmi. Dobbiamo andare al dipartimento ed avvisarli di quello che abbiamo scoperto”
“Che hai scoperto”
“Tu stanotte mi hai aiutato ad aggiungere elementi concreti”
“Tranquilla Bones, ho già chiamato la Power che ha indotto una riunione speciale alle undici di questa mattina” lei sospirò pesantemente.
“Ci sarà anche Emmerich immagino” Booth vibrò a quel nome. Cercò di celare i suoi sentimenti con un cenno della testa vago.
Booth e Brennan accompagnarono Parker da una zia. Il bambino protestò per quel contrattempo.
“Ti prometto che prima delle cinque verrò a prenderti”
“Già, per riportarmi dalla mamma e dal suo amico” rispose lui lagnandosi.
“Non fare così, vedrai che il prossimo week-and insieme arriverà in un baleno” diede un bacio sulla fronte a suo figlio. Temperance era rapita. Booth dimostrava una volta di più di essere fantastico come padre, uomo e certamente come agente dell’FBI
La riunione si svolse in un clima parecchio acceso. Oltre ad Emmerich, erano presenti due alte cariche della polizia federale, il futuro capitano, la Power e la dottoressa Saroyan. Emmerich e Booth si scambiarono timide occhiate, quelle di Seeley piene d’imbarazzo. Se fosse geloso di averlo visto arrivare con la Brennan, il Profiler non lo diede di certo a vedere. Temperance e Booth spiegarono in maniera esaustiva ciò che avevano scoperto.
L’ultima frase fu di Brennan: “Da questi elementi si evince che non solo le intenzioni iniziali dell’assassino sono cambiate. Che molto probabilmente il modus operandi è cambiato. Si evince inoltre che il killer della centrifuga ha un complice”. Il capitano e Ardich si guardarono sgomentati. Di nuovo nessuna traccia di cambiamento nell’espressione di Ian.
Power, camminando in cerchio attorno come una pantera in gabbia, si avvicinò a lui.
“Agente Emmerich, può spiegare cosa sta succedendo?”
“Non capisco”
“Ah, lei non capisce?” tutti restarono interdetti. Tutti tranne Ardich. Il futuro capitano che presto avrebbe detto la sua.
“Vuole dire che è solo una coincidenza che la dottoressa Brennan e l’agente Booth sappiano informazioni che lei avrebbe dovuto tenere segrete?” Booth impallidì. Ecco perché era scappato in Virginia.
“Le assicuro che la riservatezza è il mio primo requisito”
“Dunque siamo di fronte ad un caso quasi eccezionale. Un’antropologa forense la sa più lunga di un cazzuto Profiler dell’FBI?”
“Indubbiamente le doti della dottoressa Brennan sono notevoli. In ogni modo, i casi risolti dall’agente Booth in collaborazione con la squadra di Bones sono assolutamente sbalorditivi!”
“Bones?”
“Volevo dire Brennan, dottoressa Brennan” Booth capì subito che era stato un errore voluto. L’aveva chiamata Bones per dargli una frecciatina. Era una specie di messaggio in codice. E anche un modo per farla innervosire. Temperance tollerava essere chiamata così da una persona sola. Ma doveva ammettere che i complimenti di Emmerich giungevano inaspettati ma graditi.
“Ebbene, a questo punto i ragguagli di Brennan e Booth si vanno ad aggiungere a quello scoperto da Emmerich. Questo significa che la Task Force si allarga. E che dobbiamo usare ogni mezzo per arrivare agli assassini”concluse il futuro capitano.
A riunione finita, Emmerich si congratulò con entrambi. Pranzarono tutti e tre in un locale vicinissimo agli uffici dell’FBI. Booth era sulle spine. Doveva farci il callo, sarebbe stato sempre così tutte le volte che si trovava tra lui e Bones.
“Devo ammettere che siete stati molto in gamba... ”
“Ok. Basta con i complimenti. Dicci piuttosto come dobbiamo muoverci. La riunione di stamattina non mi è sembrata molto utile in proposito”
Emmerich lo redarguì affettuosamente:“Non essere precipitoso Booth, non possono dirci cosa fare con così pochi elementi. Sappiamo che il modus operandi è diverso. Sappiamo che ad uccidere le donne sono almeno in due, che probabilmente uno le rapisce e l’altro le scarnifica. A parte questo non c’è davvero di più” e anche se ci fosse stato di più Emmerich non lo avrebbe detto. Dopo tutto la riservatezza è il suo primo requisito, pensò Booth.
Temperance si recò al Jeffersonian e i due uomini all’automobile di Booth.
“Come sei venuto?” chiese fissandolo e cercando di non notare il baluginio delle iridi blu.
“Lo vuoi davvero sapere?” rispose sbadigliano, era stanchissimo. Aveva passato la notte in bianco e la nuova piega che aveva preso la missione lo preoccupava non poco.
“Che c’è, ti annoio?”
“Non ho chiuso occhio stanotte, sono distrutto. Semplicemente distrutto” enunciò stropicciandosi gli occhi.
“Tu e la dottoressa vi siete dati parecchio da fare immagino” il tono era malizioso.
“Non fare il buffone. Cosa volevi farmi vedere?”
“Niente, magari la prossima volta, vai a dormire”
“No, tanto devo tornare a riprendere mio figlio alle cinque”
“Mancano tre ore. Facciamo così, io ti riporto da tuo figlio entro le cinque ma tu vieni a fare un giretto con me”
“Un giretto?”
“Sì, seguimi” Booth ubbidì confuso. Arrivarono davanti ad una moto di grossa cilindrata.
“WOW, ami l’alta velocità immagino”
“Mi allettano le grandi imprese. Le cose belle e quelle veloci. Sali” Emmerich porse il casco. L’altro lo perse e se lo allacciò. Sperò, una volta salito, di non doverlo abbracciare ma, alla prima curva presa a buona andatura, si attaccò a lui come una lumaca ad una pianticella.
“Non correre. Ci andiamo a schiantare” urlò cercando di farsi udire.
“Goditi la passeggiata, sei in buone mani” rispose accelerando. Malgrado temesse davvero per l’incolumità di entrambi, Booth si divertì. Attraverso la visiera del casco, vedeva il mondo muoversi velocemente. Il cielo azzurro stava lentamente diventando rosso e la linea invisibile dell’orizzonte sembrava avvicinarsi verso di loro. Quando il giro in moto terminò, si ritrovò un po’ triste e impaziente. Ciondolò su un piede e poi l’altro nell’attesa che Ian ripartisse. Erano di nuovo davanti alla sua macchina. Il centauro non era sceso dalla sua moto e lo guardava attraverso la visiera. Gli occhi senza volto lo facevano sembrare ancora più enigmatico. Quando fu per girare i tacchi Emmerich si tolse il casco.
“Te ne vai senza salutarmi?”
“A dopo allora”
“A dopo?”
“Sì.” Finita di pronunciare l’ultima sillaba, Emmerich gli afferrò un braccio e lo avvicinò a sé. Gli stampò prima un bacio sulla guancia per poi spostarsi sulla bocca. Booth restò interdetto. Alla fine, per forza di cose, fu costretto ad appoggiarsi a lui. Per fortuna il parcheggio era deserto.
“Vado, non è giusto far aspettare Parker” così dicendo il suo volto fu di nuovo celato. Sparì dietro un angolo.
Booth restò interdetto per alcuni secondi. Ripresa conoscenza prese posto sulla sua auto e uscì dal garage.



I giorni a seguire furono duri per tutti. La Task Force impiegata contro il killer della centrifuga era concentrata su come aggiungere nuovi tasselli a quelli che già avevano.
Temperance aveva le sue ossa, aveva il teschio del pellerossa. Nonostante questo era coinvolta in quella storia fino al midollo. Non passava attimo domandandosi quando e se sarebbero riusciti a stanarlo. Sapeva che ci sarebbe scappato altro sangue innocente se non fossero riusciti nell’impresa di assicurare il mostro alla giustizia. La Power era d’accordo che lei facesse parte della squadra. Era stata utilissima alle indagini e voleva che continuasse a sentirsi partecipe. Per questo, prima che l’insediamento del nuovo capitano fosse ufficiale, la fece chiamare nel suo ufficio. Fu un colloquio da donna a donna. Il capitano uscente fece valere tutte le ragioni per assicurarsi il suo appoggio affinché lei e la sua squadra non tralasciassero nessun elemento. Se c’era qualcuno di cui si fidava ciecamente, era lei, confidò. Non c’erano dubbi in proposito. Uscendo dallo studio Brenann si sentì fiera di sé. Chiamò l’ascensore. La malasorte le fece incontrare Emmerich e Booth provenienti dai piani alti. C’erano pure una mezza dozzina di estranei.
“Bones?” L’agente era interdetto. Non si aspettava di trovarla lì.
“La Power ha chiesto di vedermi”
“Mi pare giusto, sei una di noi” aggiunse gentilmente Emmerich. Lei lo guardò quasi sorridendo. Subito dopo il suo sorriso si spense. Come se niente fosse, Ian aveva infilato le dita tra i capelli di Booth
“Ti stanno venendo i primi capelli bianchi, te ne sei accorto?” imbarazzato Booth tolse la mano. “Finiscila” Ian ridacchiò e gli sussurrò qualcosa che lei non poté udire. Tutte quelle confidenze le fecero di nuovo piombare il morale sotto i tacchi. Booth sembrava così bello e felice che, a quel punto, non poteva far altro che gettare la spugna. L’uomo si avvide del disagio di lei e fu freddo con il collega.


“Non lo sopporto” disse quando furono solo loro due di fronte porta principale.
“Scusa. Lo so che non lo sopporti, mi dispiace”
“E di cosa devi scusarti? Ti scarmiglia davanti alla gente come se niente fosse. Tu lo lasci fare, vuol dire che ti piace, vuol dire che non c’entro niente con voi due. Perché non mi dici di farmi gli affari miei una volta per tutte?”
“Perché lo voglio”
“Lo vuoi?”
“Sì, voglio che sei gelosa di me”
“Perché io ti salvi dalla tentazione?”
“No, perché… perché provo dei sentimenti per te, e lo sai”
“Non è giusto che tu mi dica questo ora”
“Mi stava solo prendendo in giro, si scherza tra colleghi, no?”
“Una volta scherzavi con me”
“Bones, non è cambiato niente. Io per te ci sono” la guardò negli occhi rapito. Pensò che era bella, bellissima e lui un totale stronzo. Perché non poté fare a meno di baciarla. Mentre le teneva le guancie strette tra le mani, dal portone degli uffici dell’FBI, in mezzo a un nugolo di passanti, c’era pure Ian Emmerich. Apparentemente nessun sentimento trasparì dal suo volto. Booth, guardandolo, si sentì sprofondare in un vortice di dubbi.

2 commenti:

Alex G. ha detto...

Mio dio che capitolo pregno. Stupenda la gelosia di Brennan quando nota gli sguardi che si lanciano Ian e Booth e il gesto di Ian che gli scompiglia i capelli. Amo Iam Emmerich, poi ogni suo gesto, ogni sua parola è piena di sensualità e doppi sensi. Continua che sono curiosa di leggere come continua.

Unknown ha detto...

Si, Ian è l'essensa della parola sexy.