martedì 24 febbraio 2009

Bordeline, quattro è il numero perfetto cap 2

Jackson Burton


Capitolo due


Heath voleva aspettare per chiamarla tresca, per darsi dell’infedele. Ma era successo e c’era poco da fare. Curò molto il look quella mattina e non soltanto perché stava per partecipare ad una puntata di In the morning, una trasmissione televisiva tra le più seguite. Cercava di dare il meglio di sé principalmente perché, dopo tre settimane, avrebbe rivisto lui: Jake Keane, l’eroe che aveva aiutato Stacy e Vanilla quel giorno in metro.
Con il cuore in tumulto salì i gradini che lo conducevano dentro gli studi dell’emittente televisiva. Stacy sarebbe venuta in taxi.
“Era ora!”
“Ho fatto tardi?”
“No ma speravo venissi prima. Ho le tette che mi scoppiano. Devo tirarmi il latte, questa birichina non ne vuole sapere di svuotarle per bene” così dicendo gli appioppò la poppante
“Va bene vai” Heath sperò che non rigurgitasse sulla sua bella giacca blu. Aveva scelto quel colore per essere in tono con le iridi di Jake.
La presentatrice televisiva, Marcia Norton, avvicinò l’unico presente dei suoi ospiti.
“Dove sono gli altri?”
“Stacy è in bagno a tirarsi il latte e credo che il dottor Keane... ” non fece in tempo a terminare la frase che il bel ginecologo fu tra loro.
“Scusate il ritardo.”
“Bene bene, quanta gente telegenica! Bambina bella, amico affascinante, dottore che sembra appena uscito da una puntata di Grace Anatomy.”
“Troppo gentile.”
“Dico sul serio, hai mai pensato di fare televisione?” questa vecchia vacca troia sta flirtando con lui? Pensò avvampando. Stava tremando dall’emozione, e una stronza con le tette rifatte faceva la scema con... ma non aveva diritto di farci un pensierino. In ogni caso nemmeno lei, è gay! Sorrise. Di corsa arrivò anche Stacy.
“Bene, ora che siete tutti posso andare a farmi l’impalcatura per la ristrutturazione” Nessuno dei due maschi disse: ‘lei non ne ha affatto bisogno’ e la donna, delusa, si accommiatò.
Jake coccolò la bambina. Lei fece dei leggeri schiamazzi durante i vezzeggiamenti.
“Spiegami perché i bonazzi sono tutti froci.”
“Stacy...”
“Mentre spingevo con i reni a pezzi non ci ho fatto caso. Ora però, Dio, saranno questi cazzo di ormoni ma il dottor Keane è proprio un figo della miseria”
“Stay, ti consiglio di essere meno sboccata durante l’intervista.”
“Come fosse la prima che faccio. So parlare bene se mi ci metto. Non mi hai visto l’altra sera telegiornale delle diciassette?”
“No,anche perché a quell’ora io provo di solito” le chiacchiere furono interrotte dal pannolino da cambiare di Vanilla e, a seguire, dalla diretta televisiva.


Era andata bene. In un clima scanzonato e dissacratorio tutti e tre avevano raccontato il loro punto di vista. Heath voleva essere sicuro che non lo avesse sognato. Che Jake , durante la pausa pubblicitaria non si fosse avvicinato a lui e gli avesse accarezzato la spalla sussurrando: “Un giorno mi spiegherai perché hai scelto hot spot 69 come nikname. Soprattutto a cosa si riferisce sessantanove.”
“Ehm”
“Facciamo stasera a cena?”
Un appuntamento? Jake Keane gli aveva chiesto un appuntamento in piena diretta televisiva! E se qualcuno avesse udito? Se avessero mandato il dialogo in diretta tv? William avrebbe sentito, era rimasto a casa appositamente. Anche il ragazzo di Jake , il misterioso ragazzo di Jake , avrebbe sentito. Per fortuna nessuno se n’era accorto, e, inevitabilmente, Heath aveva accettato.


A William disse che andava da sua madre. Non gliene venne una migliore. Lei si lamentava sempre delle scarsità delle sue visite. A sentire lei il New Jersey era per suo figlio distante quanto Parigi.
“Farò presto.”
“Lo credo. Non vorrai fare le ore piccole da tua madre spero” Heath si chinò su di lui, gli baciò le labbra senza evitare di mordere quello inferiore che era rosso e pieno. Volarono scintille. Era inevitabile.
“Perché prima...”
“Dai...” perché no, pensò Heath. Era così eccitato che se anche Jake si fosse messo a parlare di colli dell’utero dilatati e fibromi tutto il tempo, la sua erezione non avrebbe in ogni caso smesso di fargli male nei jeans. Molto più probabilmente Jake avrebbe fatto quello che gli riusciva meglio, vale a dire: sbattere le ciglia in maniera sincronizzata alla lingua che umidificava le labbra ... Pieno come sono rischio di bagnarmi. William intuì l’assenso e avvicinò la bocca al collo. Lo baciò attirandolo verso di sé. In una manciata di secondi il direttore d’orchestra fu nudo dalla cintola in giù. Heath si abbassò per passargli la lingua tra le cosce. Quando fu saturo di urli e incitamenti, lo prese in bocca. Durò una dozzina di minuti.
“Non sapevo fosse così eccitante la prospettiva di cenare con la propria madre” enunciò mentre si riassestava.
“Non è questo. Tu sei così sexy...” lo era. William McCarthy era uno degli uomini più belli e più sensuali in circolazione almeno secondo la maggior parte delle persone che lo conoscevano. Prima che si fidanzasse ‘per bene’ c’era la fila per venire a letto con lui e Will non trovava disdicevole ammettere che si era divertito. Prima dei trenta almeno. Poi, una volta troppo vicino ai quaranta, aveva provato una relazione con una donna, una suonatrice di Oboe che parlava cinque lingue. Poliglotta e multi orgasmica. Nonostante a letto facessero faville, lui si ritrovò insoddisfatto e annoiato in qualche gay bar nel giro di pochi mesi. Ma fu durante le prove della Turandot che la sua vita subì una svolta decisiva. Heath gli era subito piaciuto, con i suoi capelli lunghi e biondi che si arricciavano ribelli alla fine. Sembrava un cantante pop. Che ci faceva in un coro del genere? Lo aveva sedotto lui, anche se, in un certo senso, si erano sedotti a vicenda. A Will piaceva da impazzire condurre il gioco. Il fatto che fosse prevalentemente passivo non significava che fosse poco -attivo- tra le lenzuola. Adorava far impazzire i suoi partner. E fin a quel momento aveva sempre avuto amanti esperti. Non era stato mai con qualcuno che faceva sesso con un uomo per la prima volta. Trovava così eccitante ogni esclamazione di Heath, che fosse di sorpresa, di gioia, o di eccitazione, era lo stesso. La prima volta che lo avevano fatto erano rimasti chiusi in casa per due giorni e mezzo. Heath non aveva mai provato nulla del genere. E decretò che il sesso gay fosse il migliore possibile. Aveva ventisei anni. E dopo tre anni l’attrazione tra i due era sempre a mille. Malgrado i rispettivi impegni, riuscivano a tenere una media discreta tra le lenzuola, incontri che avvenivano nei rispettivi letti, sì perché fin dai primi giorni di convivenza William aveva messo le cose in chiaro: a ciascuno la propria camera. E il sesso si può fare dappertutto, aveva precisato.
Prima di uscire di casa Heath sospirò. Osservò incerto per l’ultima volta la schiena nuda del suo ragazzo intento a leggere uno spartito e decise che se non avesse chiamato l’ascensore entro un secondo, sarebbe restato con lui.

Il futuro fedifrago giunse davanti al luogo dell’appuntamento con il cuore in gola, la gola in fiamme e le ascelle madide di sudore. Aveva sete. Pensò di ordinare un drink al bancone del ristorante.
“Se si accomoda lo porto direttamente al tavolo” avvisò il barista. Era in leggerò anticipo. Costatò che le sue papille gustative non erano in grado di distinguere i sapori, si scolò il martini con ghiaccio lo stesso.
Il bellissimo ginecologo fece il suo ingresso. A Heath sembrò che il locale intero lo avesse accolto con un’accorata esclamazione. Era semplicemente perfetto. Giacca grigia, camicia a righe blu e bianche, gel sui capelli e occhi talmente blu da sembrare ritoccati da fotoshop. Cercò di dissimulare l’emozione ma, alzandosi per accogliere il suo eroe, intruppò con le ginocchia sul tavolino e per poco il vaso di fiori posto al centro non cadde rischiando di frantumarsi.
“Molto che aspetti?”
“Sono in anticipo.”
“Sorry... ho sempre lo studio pieno. Questa improvvisa popolarità ha i suoi lati negativi” Heath sorrise. Presero posto. Ordinò Heath per entrambi. Jake disse che era talmente affamano da non essere interessato a qual che avrebbe mandato giù. Parlarono del più e del meno fino a quando Heath introdusse un tema particolare.
“Te lo posso chiedere?”
“Ok, spara.”
“Come fai?”
“Come fai cosa?”
“A far nascere i bambini a... a infilare le mani nelle passere di vecchie, o di donne brutte. Per di più sei gay.”
Jake ridacchiò.
“Non è poi così male far nascere i bambini e la passera, come la chiami tu, è il mio strumento di lavoro quando la ventosa e il dilatatore cervicale.”
“Basta così. Non so cosa sia ma solo il termine dilatatore cervicale mi ha fatto chiudere lo stomaco.”
“E tu invece? Parlami del tuo di lavoro” Jake stava civettando un po’ questo mise a dura prova l’erezione di Heath, fu come se la goccia nel cervello avesse cominciato la sua lenta tortura.
“Non c’è molto da dire. Da piccolo cantavo in un coro gospel. Ero l’unico ragazzo bianco, poi qualcuno mi ha notato e non ho fatto altro. Siccome all’occorrenza so anche ballare riesco ad entrare in qualche musical ma solo ruoli minori. Qualsiasi cosa mi consenta di raggranellare i soldi dell’affitto.”
“E poi è arrivato il famoso direttore d’orchestra... ”
“No... no, se intendi che ho fatto carriera grazie a lui ti sbagli, ero già un discreto corista.”
“Non avrei mai affermato una cosa simile.”
“Lo so. Tu no. Ma la gente lo pensa. Lui è ricco, affascinante, famoso. Io sono solo un corista di dubbio talento.”
“E questo fa ben sperare per il proseguo della serata.”
“Vale a dire?”
“Se un direttore d’orchestra ricco e famoso sposa un corista squattrinato... qualche dote particolare ce l’ha.”
“Ehm...Cristo Jake.”
“Cosa?”
“Non fare così. Io...”
“Dimmi pure.”
“Lo sai...”
“Eh?”
“Lo sai nel senso...sei talmente provocante, e bello che... ”
“Intendi dar sfoggio di queste misteriose doti?”
“Non parlare difficile. Io sono uno terra terra. Voglio... !”
“Ho capito benissimo cosa vuoi... ” sorseggiò il suo vino bianco, "ti do tre opzioni.”
“Opzioni?”
“Una cosetta veloce in macchina. La toilette del ristorante, sì un po’ pericoloso o, ancora più audace, a casa mia e di Liam... ”
“Ma”
“Starà già dormendo. È un tipo molto produttivo, quando non è in giro per il mondo si sveglia la mattina presto e se non ci sono io che gli faccio fare le ore piccole... ”
“No, no. Non scherziamo. A casa con il tuo ragazzo non esiste, e al bagno nemmeno, non mi sentirei a mio agio.”
“Dunque.”
“Vada per la cosetta in macchina”.

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