mercoledì 22 luglio 2009

Ogni singolo respiro, capitolo 9


Dopo l’ennesimo orgasmo i due amanti sembrarono placarsi un po’.
“Non farà male al bambino?”, chiese l’uomo preoccupato. Che se ne ricordasse un po’ tardi?
“Ma fa tanto bene alla sua mamma”, rispose lei ancora scossa dal fiatone.
“Intendo: queste contrazioni non potrebbero favorire le contrazioni vere?”
“Vedo che sei informato.”
“Sono padre.”
“Non tutti i padri si preoccupano di questo.”
“Io sì. È tuo figlio, Bones, ma è anche mio. È nostro figlio.”
“Non parliamo di lui in questi termini.” Si fece seria.
“Perché? Godiamoci questo momento, no? Dopo tutto ce lo meritiamo!”
“Già. E magari possiamo anche fingere che tu non stia più pensando a Emmerich, giusto?”. Booth si tirò su a sedere. Cercò con gli occhi qualcosa con cui coprirsi.
“Sto facendo di tutto per mettere in chiaro la mia posizione. Ce la sto davvero mettendo tutta.”
“Ma non è detto che tu ci riesca. Se c’è una cosa che ho capito dell’amore è che non si può imbavagliare, non è una scelta.”
“Certo, ma si può scegliere di essere felici e di non complicarsi la vita”, rispose lui.
“Complicarsi la vita temo sia insito nell’innamoramento stesso, non trovi?”, chiese lei, tentando di alleggerire i toni. Ma il volto dell’agente continuava ad essere troppo serio.
“Che c’è?”
“Domani incontrerò Ian.”
“Ah” doccia fredda. Quasi gelata. Quasi…
“L’avvocato che si sta occupando di lui ha fatto esplicita richiesta. Questo non piacerà ad Ardich.”
“E a te?”
“Bones, cosa ne pensi? Sono terrorizzato, di più: atterrito! Ma non posso tirarmi indietro. E nemmeno lo voglio... Ian ha bisogno di me.”
“Lo capisco.”
“No, Bones. Aspetta un attimo: non ti farò credere che lo sto facendo per la sete di giustizia o perché voglio dare la possibilità ad un amico di potersi difendere. No. Sarebbe facile per me ma non è così.”
“Lo fai perché provi ancora tanto per lui.” Lo vide chiudere gli occhi. Era dolorosissimo ammetterlo. Ma, nonostante tutto, non lo odiava. Non l’aveva dimenticato. Lui era lì, incastrato da qualche parte, come un proiettile tra lo sterno e il cuore. Diagnosi: inoperabile.
“Un tempo pensavo che non si potessero amare due persone contemporaneamente e nella mia testa è ancora così. Ma nel mio cuore… nel mio cuore... e anche se voglio più che mai una relazione stabile con te non posso mentirti.”
“Il tuo cuore è così grande da avere spazio per due persone?”
“No, è questo il problema. Non lo è. Perciò sto tanto male.”
Balle. Avrebbe voluto gridare lei. Avrebbe voluto avere la forza della Brennan soldato Jane che era un tempo e che il bambino sembrava avere assorbito completamente. Magari ne aveva bisogno per crescere. La vecchia Temperance Brennan l’avrebbe buttato fuori di casa con tutta la gioielleria al vento. Ma quella attuale si sentiva inerte di fronte a quel Booth in difficoltà. E la sincerità con la quale le aveva confessato come stavano le cose la spiazzava ulteriormente.
“Prima o poi sarai in grado di gestire tutto quanto. Ma io non sarò qui ad aspettarti, lo sai?”
“Non te lo chiederei mai!”
“Però in questo momento ci sono e ti dico: ok. Tutto è successo all’improvviso: l’inizio della nostra storia, l’attrazione per Emmerich. Ma arriverà un momento nel quale dovrai fare i conti con ogni cosa. Lo sai?”
“Come sei saggia Bones…”. Booth era genuinamente stupito.
“A forza di ascoltare i sermoni di Angela qualcosa sto imparando anch’io.”
“E pure piuttosto bene.” Guardò con interesse un angolo del suo collo. Era rischiarato dalla poca luce di una lampada posta al lato del divano. Decise che non poteva trattenersi dal baciarlo.
“Oggi è stato bellissimo”, le confessò mentre la sua bocca risaliva verso l’orecchio destro.
“Dì la verità: temevi di non riuscirci.”
“Negativo. Mai avuto dubbi in proposito.”
“Forse hai ragione, forse temevo di non essere io all’altezza.”
La guardò meravigliato: “Ma di che diavolo stai parlando? Di chi non dovresti essere all’altezza?”
“Di un amante maschio. Magari lui sa fare cose che io nemmeno mi sogno.”
Booth era imbarazzato. Malauguratamente, la processione di immagini erotiche che sperava prima o poi di rimuovere, ritornarono. Tra le braccia di Ian era stato bene, magari fosse stato il contrario!
“Non si possono fare paragoni, comunque non mi sembra il caso di tirare in ballo questa storia.”
“Mettiti nei miei panni, Booth. Se io avessi fatto l’amore con una donna tu ora non ti sentiresti un po’ impacciato?”.
“No, sono assolutamente certo di avere i mezzi necessari per farti godere più di qualsiasi femmina al mondo.”
“A sì? Questo cosa significa esattamente: che gli uomini, a tuo parere, sono più bravi a letto o che io dovrei ostentare più qualità di qualsiasi altro uomo al mondo?”.
“Ma che cosa stai dicendo? Io non ci capisco più niente!”. Booth era confuso.
Il primo bisticcio puerile dopo tanto tempo. Avrebbe dovuto esserne felice. Ma continuava a sentirsi minacciato da quell’argomento.
“Quello che intendo dire è che forse, proprio perché ‘uomo’, lui ha le potenzialità fisiche per farti provare maggior piacere.”
“Perché ti sei messa in testa questa cosa? Tu sei assolutamente all’altezza di darmi tutto il piacere di cui ho bisogno.”
“Non girarci intorno, devi dirmelo!”
“Bones, smetti di fare la bambina. Stai per diventare madre, non comportarti da immatura.”
“E tu non tergiversare”. Lei puntò l’indice contro la spalla nuda di lui. “Adesso mi dici chi ti ha fatto godere di più a letto: io o Ian?”.
Spaventato da quella domanda, l’uomo, l’agente e il maschio alfa che c’erano in lui restarono letteralmente di sasso.
A soccorrere Booth fu il trillo del telefono.
“Ora non vorrai scappare, spero!”
“È il lavoro, non sto scappando”. Con la mano destra aprì il telefonino. “Booth”, rispose. Temperance continuava a guardarlo con tutta l’aria di chi pensava ‘ti sbagli di grosso se pensi che finisca qui’.
“Ho capito tutto, arrivo immediatamente.”
“Non ti lascio andare finché…”
“Bones, è importante. Il capitano vuole parlarmi.”
“Stai andando al lavoro? Pensavo che oggi avresti disertato l’ufficio.”
“Lo pensavo anch’io” ribatté infilandosi i pantaloni.
“Prima di andartene devi rispondere alla mia domanda.”
“Sei veramente…”. Si avvicinò a lei e l’abbracciò. “…una gran testarda.”
Lei rispose all’abbraccio. “Il tuo capitano aspetterà a lungo se non rispondi…”
“Ok te lo dico. Se Ian mi avesse fatto questa domanda, non avrei avuto esitazioni a dire che preferisco farlo con una donna. Con te in assoluto…”
“Dunque?”
“… perché lui ci avrebbe riso. Mentre per quanto ti riguarda è assolutamente importante che dica ‘si con te è più bello’ perché hai bisogno di sapere che il tuo uomo, nonostante tutto, è completamente uomo.”
“E allora? Vieni al punto. Io o lui?”
“Sono due sensazioni completamente differenti”, biascicò lui infilandosi il resto degli abiti a gran velocità.
“Non penserai di cavartela con questa rispostaccia diplomatica, spero?”
“No, non è una risposta diplomatica. Tu sei in assoluto la migliore tra tutte le donne con cui sono stato. Mentre Ian è l’unico uomo a cui abbia permesso di toccarmi. Quindi…”
“Quindi…?” a quel punto l’agente era con un piede fuori dalla porta.
“Accontentati di questo.”
Sgattaiolò via per le scale sebbene lei continuasse a gridargli dietro.

Fuori non aveva ancora smesso di piovere. Booth continuava a ridacchiare riflettendo su come fosse riuscito a cavarsela senza rispondere davvero. Bones starà perdendo la testa, ne sono sicuro! Pensò. Non avrebbe mai potuto, nemmeno sotto tortura, ammettere che con Emmerich il piacere sessuale era stato qualcosa di impensabile! Paragonabile a niente. Ma da un certo punto di vista aveva ragione a non poterlo comparare. A letto con il profiler non c’era stato il vero Booth ma un uomo diverso, completamente diverso. Un uomo capace di rompere tutti gli schemi, di abbattere le barriere che aveva issato per anni. Stranamente, si era sentito a suo agio con lui fin dai primi istanti. Il desiderio che Ian aveva di possederlo sembrava così genuino e dolce. E quando lo aveva toccato proprio là, proprio nel punto dove nessun altro si era permesso prima (persino con le donne si era mostrato restio a quel genere di confidenze), gli era sembrato così naturale. Emmerich, tra il serio e il faceto, aveva più volte rimarcato la voglia di farlo suo. Per Booth, etero dalla testa ai piedi e anche oltre, era talmente fuori discussione da apparire ridicolo! Invece era accaduto l’impossibile.
Booth ricordava il dolore lancinante. Ma la costanza di Ian, d’interrompere e poi riprovare, senza mai calcare la mano e usando tutto il tatto possibile, avevano reso l’unione più di una concreta possibilità, permettendogli di scoprire un nuovo modo di definire il termine ‘insieme’. E l’intesa era sbocciata di conseguenza. Quei ricordi avrebbero dovuto spaventarlo a morte, invece provava una sorta di tenerezza assoluta, come quando si avverte un odore del passato. Conservava immagini poco nitide di quei momenti d’intimità, come se si fosse trattato di un film d’epoca. Poco chiare ma di rara bellezza. Forse Ian prova quello che sto provando io tutte le volte che ripensa alla nostra ultima notte. Strinse i pugni. Ma se sei uno spietato killer di madri di famiglia e stavi con me nonostante tutto... Doveva sforzarsi di non considerare nemmeno quell’ipotesi. Per adesso preferiva seguire il consiglio di Sweets. Non pensare a Ian l’assassino, pensa a lui come alla persona che ti ha fatto innamorare, così gli aveva consigliato durante la loro prima seduta. Tra una riflessione e l’altra giunse davanti all’ufficio del capitano. La porta era aperta. Bussò per palesare la sua presenza.
“Eccomi qua”, disse incrociando lo sguardo del suo superiore
“Cerca di restarne fuori, Booth. Oppure ti faccio pentire di essere nato.”

1 commento:

Alex G. ha detto...

Bel capitolo, soprattutto quando Booth riflette sul suo rapporto con Ian e su quello che c'è stato tra loro. Esilarante il pezzo in cui Bones gli chiede con chi gli piace di più fare sesso. E' proprio da lei.
Non vedo l'ora di rivedere Ian e Booth insieme. Accadra, vero?