mercoledì 1 luglio 2009

Borderline, capitolo 13



WARRING! NC17 situazioni di violenza dettagliate. Erotismo.

Jake passò a casa di Liam per prendere alcune sue cose. Non tutte però. Aveva deciso strategicamente di non liberare la sua parte nella stanza degli armadi. Voleva in un certo senso lasciare una traccia di sé, magari per chi sarebbe venuto dopo. Oppure voleva mantenere la possibilità di un ritorno? Aveva considerato che il suo ex fosse in ufficio. Lo trovò invece nella piccola stanza del computer. Nudo dalla cintola in giù e con il pene in mano. Se non fosse stato per il fatto che il loro rapporto fosse ancora sufficientemente vivo sarebbe stata una situazione decisamente imbarazzante.
“Preferisco non farti vedere il mio viso. Che tu ci creda o no, sono una star” aveva scritto William.
“Lo sapevo che eri una star” ironizzò, “fammi vedere tutto il resto” pretese senza mezzi termini Victim. Il biondino sistemò la telecamera verso il basso. La mise in funzione. Si sbottonò i pantaloni e si preparò per lo show. Era abbastanza esibizionista da sentirsi lusingato. I complimenti non tardarono ad arrivare.
“Sei uno schianto, che altro dire...” la salivazione di Liam si era azzerata. Quegli addominali scolpiti apparivano nitidi nonostante il collegamento non fosse dei migliori. La leggera peluria bionda sormontava i genitali. Un pene eretto e ben tornito troneggiava sotto la lanugine. Stava letteralmente sbavando di fronte ad Hot spot 69. Non fu più in grado di trattenersi. Dopo tutto Jake, il suo compagno da una vita, stava prendendo casa con un altro, perché diavolo avrebbe dovuto trattenersi? Si prese il sesso in mano. Ci giocò un po’ prima di iniziare a pompare sul serio. Dall’altra parte dello schermo appariva una scena simile. Poco dopo apparve Jake.
“Buona idea, molto meglio di lavorare” commentò sogghignando. Liam smise svogliatamente di fare quello che stava facendo. Scrisse: “Perdonami, devo staccare.”
Deluso dall’altra parte dello schermo Will sbuffò. Era eccitato, terribilmente eccitato, il suo angelo volava via. Pazienza. Lo avrebbe ribeccato presto. Per la prima volta dopo dell’uscita di scena di Heath si sentiva... se non propriamente felice, rasserenato. La fame giunse improvvisamente. Decise che piatti pronti nel surgelatore potevano aspettare. E il vampiro che era in lui rischiare il contatto con il fulgido sole. Chiamò Bella napoli e pretese un tavolino sebbene l’orario.


Jake stava uscendo di scena, ma lo stava facendo con eleganza. Anche se qualcuno avrebbe potuto definirla furbizia. Appena riusciva a trovare un momento libero, tornava da Liam. La scusa era sempre la stessa: aveva dimenticato il passaporto. La canna da pesca (quando mai aveva pescato?) un Cd dei Verve. Qualsiasi cosa andava bene. Se il padrone di casa non c’era lo spettava seduto sulla sua poltrona preferita oppure faceva quattro passi sul tapirouland. Non infilava mai il naso nel p.c. che sapeva spento e protetto da password. Quasi di certo l’aveva cambiata per proteggere la sua privacy.
Sorprenderlo durante la masturbazione l’aveva lasciato a dir poco basito. Non era assolutamente da lui. Eppure era successo. Ci avevano scherzato un po’ sopra. Poi non se n’era più parlato. Quando erano insieme e non scherzavano e non parlavano, restavano abbracciati in silenzio. Spesso al buio. A volte Jake perdeva qualche lacrima. Liam la raccoglieva e se la portava in bocca.
“Ho una voglia di farti l’amore che non ti dico... ” confidò il più anziando durante un convivio del genere. Erano talmente stretti che non si capiva dove finisse il corpo dell’uno ed iniziasse quello dell’altro.
“Non è per questo che sono qui, lo sai... ”
“Già... vorrei tanto capire perché allora sei qui.”
“Sei il mio amore, Liam. Sei mio padre, mio fratello, mio figlio persino! Da quando ho memoria tu fai parte della mia vita. Sei essenza di me. Come potrei rinunciare a me?”
“Allora resta. Facciamolo fino all’alba. Come i primi tempi. Ricordi?” Jake sorrise nell’oscurità.
“I primi tempi erano eccezionali. Però eri anche molto più giovane. E ti divertiva insegnarmi.” Liam sorrise placido. Le immagini che passarono nella sua mente erano di pura gioia. Nonostante fossero incredibilmente erotiche (il culetto acerbo di Jake lo tormentava ancora nei sogni) serbavano piuttosto un amore, una devozione, un miracolo. La loro storia era un miracolo. Dopo tutto erano gli stessi. Se socchiudeva gli occhi tornava a vedere il professore e l’allievo intenti nelle loro peripezie sessuali. Jake era ancora bellissimo.
“Vado, ho promesso a Heath che mi sarei occupato della tinteggiatura dell’appartamento.”
“Tu dipingi?” Liam era stupito.
“Se trovo il tempo, sì.”
“Non pensi che prima o poi il tuo nuovo boyfriend troverà da ridire su queste visite quotidiane a tuo ex?”
“Spero di no” sgusciò dall’abbraccio sorridendo. Si risistemò l’erezione. Era dolorosa e piacevole allo stesso tempo.
Si salutarono dopo un lungo bacio. Un lungo bacio con lingua e saliva. Un lungo bacio per niente casto.


Da circa un mese e mezzo William non vedeva né Heath né uno spartito. Sentiva ogni giorno Stacy. Spesso s’incontravano nei loro bar preferiti oppure pranzavano da Mcdonad’s. I soli rapporti che aveva con il suo lavoro erano legati alle telefonate con Erika e le fugaci apparizioni nel blog a lui dedicato dove assicurava il suo ritorno alla grande durante il concerto di primavera. La scusa ufficiale per questa uscita di scena era stata la tendinite. La più gettonata quando lo strumento di lavoro sono le mani.
Di notte continuava a frequentare, non tutte le sere, non sempre arrivando al dunque, i retrobottega dei porno shop o i cessi delle gay disco. Ma da quando nella sua vita era entrato Angel, o meglio Victim for love, la sua era una ricerca. In quei luoghi cercava di corroborare l’immagine che lui si ostentava a nascondere. Il suo Angel non aveva acquistato nessuna cam. Invece lui continuava a dar sfoggio del suo bellissimo corpo, ma non del viso. Quello non l’avrebbe mostrato mai. Dopo tutto era davvero un personaggio pubblico. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse fatto impunemente circolare le immagini di lui intendo a titillarsi il suo punto speciale con quello o quell’altro oggetto del piacere?
Più il rapporto virtuale si faceva audace meno sentiva l’esigenza di rimorchiare altri uomini. Certo, quelle sere in cui la lucina che segnalava la presenza di Angel non si accendeva, William era per forza di cose costretto ad uscire per andare a caccia. Come un vampiro che si nutre di sangue per sopravvivere, la sua linfa vitale era nei testicoli di nerboruti sconosciuti.
La sera che Liam e Jake tornarono ad avere un approccio sessuale, niente di particolarmente spinto, un bacio troppo appassionato, un vigoroso strusciamento dei sessi attraverso i tessuti, Will uscì per trovare il suo Angel sotto le mutande di questo o quell’altro.
Quella sera scelse una sauna che gli piaceva particolarmente da giovane. Non ricordava neppure di avere ancora la tessera. L’uomo dalla chiare origini asiatiche lo esortò a rinnovarla.
“Mi deve scusare, non vengo qui dal millenovecentonovantatre!”
L’altro sorrise. Probabilmente non parlava troppo correttamente la sua lingua. Fu fatto passare attraverso un asta di metallo simile a quella della metro. Non ricordava che ci fosse niente del genere quindici anni prima. Il corridoio divideva sei cabine. I fumi della sauna uscivano da sotto la porta di vetri fumé. Nonostante fossero offuscati si intuiva cosa stesse succedendo. Lo si intuiva soprattutto dal sonoro. I gemiti di piacere erano uno stuzzicante benvenuto per Will.
Entrò nello spogliatoio, una volta nudo come un verme si diresse nella quarta stanza sulla sinistra. Era dannatamente caldo. Bagnò con dell’acqua il marmo sperando che oltre al fumo generasse un po’ di refrigerio. Si domandò se sarebbe stato in grado di scopare malgrado i settanta gradi! Quando ero giovane non me li ponevo tutti questi problemi, rifletté.
Dopo una decina di minuti ricevette una visita. Era un giovane uomo, addirittura belloccio e piuttosto in forma. Nonostante l’incipiente calvizie e i troppi tatuaggi Will decise che si trattava di un tipo attraente. Non si dissero niente per cinque minuti buoni. Poi lo sconosciuto cominciò a masturbarsi. Questo diede il via anche a William. Era come in cam con la differenza che, volendo, si potevano toccare. Ma non tutti si toccavano. Per molti quella di guardare e basta era la regola. Dopo tutto lo spauracchio AIDS non era di certo finito con le cure. Will sperava di non dover fare la prima mossa. Ma l’altro continuava a guardare e basta. Ci vorrà un incentivo. Pensò. Si alzò in piedi dando le spalle all’uomo. Si piegò a novanta gradi. Con le mani si divaricò un poco le natiche. Ondeggiò il bacino in una danza altamente erotica.
Prendimi, prendimi, prendimi Angel. Pensò. Poi, senza preavviso, un dolore lancinante alla testa. L’uomo lo prese per il collo e lo sbatté con veemenza sul muro. Per qualche attimo William perse conoscenza. Quando si svegliò l’altro lo stava scopando di santa ragione. Ma la cosa strana era che non provava niente. Era come se non fosse lì ma a casa sua, magari dormendo. Poi lentamente le cose presero forma.
“Finocchio, bastardo, rotto in culo. Ti piace la mia banana nel culo?” e via di questo andazzo. Con la guancia premuta alla parete Will cercò di ricostruire i fatti. Perché sentiva tanto dolore alla testa? Perché quel tizio continuava ad insultarlo? Una volta che fu uscito da lui, William, stordito, cadde riverso sulla panca. Non era venuto. Niente del genere. Sperò che l’uomo se ne andasse anche per riperdersi un po’ da quello che era accaduto. Purtroppo la disgraziata serata era solo all’inizio.
“Sei stato bravo, ora seguimi” impose con tono sicuro.
“Puoi dirmi almeno come ti chiami?”
“Billy”
“E dove vorresti portarmi Billy?”
“Non fare domande, puttana. Recupera i tuoi straccetti, ti aspetto fuori.”
La mattina dopo William sentiva dolori lancinanti dappertutto. Si era cacciato proprio in un bel guaio. Billy lo aveva trascinato di forza in un appartamento a pochi isolati dalla sauna. Ad attenderli tre amici. I quattro si erano divertiti ad abusare di lui fino all’alba non limitandosi ad infilare il loro sesso con veemenza in ogni suo orifizio. Fortunatamente con un l’ausilio del profilattico. Lo avevano coperto di insulti, sputi, calci, spinte, botte insomma. Senza arrivare a nuocere nel vero senso della parola. Ma qualche livido c’era e se non fosse bastata di per sé la ginnastica sessuale eccessiva a far dolere i suoi muscoli, le percosse subite facevano la loro parte. Una volta tornato nell’attico si liberò dei vestiti. Puzzavano incredibilmente. Sospirò guardandosi allo specchio. Aveva le braccia coperte di ecchimosi. Sulla fronte troneggiava un livido, probabilmente la botta addosso al muro in sauna. Gli faceva male anche l’ano. Riempì la vasca fino all’orlo. Si fece un bagno lungo che lo fece addormentare. Una volta fuori si mise della crema cicatrizzante tra le gambe. Gli doleva ancora. Ma in che guaio mi sono andato a cacciare? Si disse. Fosse stata almeno un’esperienza sessuale interessante! Era talmente annichilito dalla paura che quegli uomini gli facessero del male vero, magari fino ad ucciderlo, che non si era goduto affatto l’improvvisata orgia.
Deve farla finita con questo schifo! Giurò a se stesso. Certo non sarebbe stato facile, era come smettere di drogarsi. Aveva sostituito l’amore di Heath con il sesso occasionale. Ora cosa gli restava? Angel. Per fortuna lui c’era sempre. Almeno nei suoi pensieri.


Le labbra si erano trovate per caso. Come sempre. Il bacio da lento a pressante, violento. Uno scontro di denti e saliva. “Jake, devi andare.”
“Lo so” di nuovo lingua, labbra, saliva. Erano aggrovigliati sul tappeto più costoso di tutta la casa di Liam. E non riuscivano a staccarsi nonostante entrambi avessero dei buoni motivi per farlo. Jake doveva uscire con Heath. Una cena per festeggiare il loro primo mese di convivenza. Liam temeva che se avesse lasciato passare le nove Hot spot non si sarebbe fatto vedere. Adorava quel dannato esibizionista. Da oltre un mese andava avanti quella storia. Ed era una delle storie d’amore migliori che avesse avuto, escludendo Jake ovviamente.
“Se fai aspettare Heath addio romanticismo da anniversario.”
“A te non sono mai piaciuto gli anniversari.”
“Io sono un orso.” I baci rendevano il linguaggio difficoltoso. I bacini si scontrarono creando scintille.
Rotolarono sul tappeto. Jake sormontò il suo ex. Lo guardò fisso negli occhi prima di tornare a cercare la bocca umida.
“Basta così, Jake! Devi crescere! Non hai rotto con me per fare di me il tuo amante. O sbaglio?”
“Non c’è niente di male. Sono solo cazzate.”
“Non lo sono e poi, se ci pensi bene, non è giusto nei miei confronti.” Il ginecologo ne convenne. Andarsi a strusciare su di lui e poi saltare sulla prima metro per raggiungere il suo nuovo ragazzo e andare a cena fuori con lui era una vera puttanata.
“Sono proprio immaturo, vero?”
“Non che io ti abbia aiutato a non esserlo. Ti ho viziato talmente tanto quando eri piccolo.” Liam sorrise, ogni tanto lo trattava proprio come fosse suo figlio.
“Padre incestuoso.”
“Vai da mio genero. E fatti scopare fino a che non ti fa tanto male al culetto, ok?”
“Non c’era bisogno che me lo dicessi, papà, avevamo in mente proprio questo” tornò a giocherellare con la sua lingua, “in verità scopiamo di continuo. Appena stacco dal lavoro mi salta addosso. Mi scopa di brutto.”
“Mi somiglia proprio questo qui.”
“Soprattutto sotto la cintola” sorridendo si tirò su. Era decisamente arrivata l’ora di lasciare il suo ex. Se ne andò attento a non sbattere la porta. Liam si precipitò al computer. Purtroppo di Hot spot nessuna traccia.

“Cazzo Jake, ti aspetto da un ora!” Heath era innervosito dall’attesa e dalla fame.
“Ti giuro che farò di tutto per essere più puntuale nei prossimi giorni, tesoro mio.”
“Tra l’altro sei stato tu che hai insistito per festeggiare... ”
“A te non fa piacere?”
“Pizza e birra a casa nostra sarebbe andato benissimo.”
“Il solito romanticone” ironizzò. La serata proseguì senza intoppi. Nonostante con Heath stesse davvero da Dio ogni tanto pensava a Liam e si suoi baci, tutto sommato doveva ammettere che era apposto così. Con Liam ci sarebbe stato sempre qualcosa. Essendo una colonna portante della sua vita non poteva finire così. Sarebbero continuati gli strusciamenti, i baci, probabilmente molto presto avrebbero di nuovo fatto l’amore. Ma per diritto costituzionale non per lussuria o per il gusto di cornificare Heath! E poi cosa ne sapeva di quello che Heath ne avrebbe pensato? Non era un tipo particolarmente geloso. Quando Jake gli aveva fatto sapere degli abbracci e dei baci a fior di labbra si era finto geloso e infastidito ma era lampante la sua comprensione. Non pretendeva che Liam uscisse di scena in un batter d’occhio. Era talmente innamorato del suo sensuale ginecologo che se anche per un periodo gli fosse costato dividerselo un po’ con il suo amante precedente era un prezzo che valeva la pena. Ne fu ancora più convinto dopo l’ennesimo orgasmo quella notte.
“Devi farti assolutamente vedere, tu non sei normale!” enfatizzò Jake scosso dal fiatone,
“Ho bisogno di fare tanto sesso per stare dietro alle esigenze del mio partner” ribatté prontamente.
“Questo è vero” si mise le mani dietro la nuca, proseguì il dialogo pensieroso: “Povero William.”
“Ora perché tiri fuori questa storia?”
“Scusa ma... immagino come possa odiarmi. Gli ho rubato la sua macchina del sesso. Ora sarà in panne.”
“E io ho fatto lo stesso con Liam, non mi sembra che mi odi, giusto?”
“Tutt’altro. Ti ammira.”
“Non lo capisco, voglio dire: so che è stato doloroso e tutto quanto ma la reazione di Will, cacciarmi di casa. Le botte e tutto il resto, quella è una reazione normale!”
“Il concetto di normalità è sempre discutibile. Sono pieno di colleghi che vorrebbero ricordarmi la sacralità dell’ano come organo esclusivamente espulsivo, non il contrario.”
“E poi si fanno chiamare dottori!”
“Già...” Jake si andò ad appollaiare sotto l’ascella del compagno.
“Perché non provi a chiamarlo? Sono passati due mesi quasi, forse si è ammansito.”
“No, mi mancano le palle. Scusa.” Si scansò irrigidendosi. Si alzò e si diresse in bagno per le pulizie di rito.
Jake ascoltò il rumore della doccia e si addormentò.

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