giovedì 23 aprile 2009

Io con un uomo mai l'epilogo


Epilogo


Per trascorrere quei due giorni e mezzo di vacanza con suo figlio, Booth aveva scelto Culpeper, una tranquilla località di montagna vicina al lago Pelham.
La giornata era magnifica.
Intorno a loro una combinazione di boschi innevati e spazi aperti si aprivano in pendenza lungo le sponde.
Emmerich pensò che quel luogo aveva un fascino che la gente abituata alla città non sapeva più godersi. Considerò di condividere il pensiero con l’amico intento a capire cosa avesse il suo cellulare che non andava
“Non si accede più, non da segno di vita.”
“Quando torniamo a casa te ne compro uno nuovo. Quel modello è obsoleto.”
“Non mi importa, io e la tecnologia non siamo compatibili e questo mi piaceva. Semplice è la caratteristica primaria che deve avere il mio telefonino ideale” Ian sorrise dando una pacca sulla spalla.
Un uomo sulla cinquantina vestito da ranger indicò ai villeggianti dove accostare.
Una volta scesi dalla macchina Parker cominciò a darsi da fare con la neve che circondava lo Chalet a loro destinato.
Prese via una battaglia a palle di neve in piena regola. Quando furono tutti e tre stanchi ed affamati cercarono il ristorante.
La giornata trascorse allegramente protraendosi fino alla sera.
Booth e suo figlio accesero il fuoco mentre Ian cercava di capire cosa non andasse nel telefono dell’amico.
“Posso restare sveglio fino a tardi, papà?” chiese il ragazzino seduto di fronte al camino.
Sebbene ciondolasse la testa da una parte all’altra e sbadigliasse a più riprese, il bambino, sovraeccitato non voleva saperne di andare a letto.
“Parker, domani sarà una giornata piena. Pescheremo, faremo delle lunghe passeggiate tra i boschi, pensi di farcela ad affrontare tutto questo se non dormi a sufficienza?” il bambino cercò un suggerimento nello sguardo dell’amico di papà. Fino a quel momento lo aveva viziato prendendo sempre le sue parti. Questa volta spalleggiò l’adulto.
“Tuo padre ha ragione campione, fossi in te mi metterei subito in posizione orizzontale.”
Malgrado non fosse del tutto convinto, enunciò “Ok” e si avviò nella sua stanza.
Il mattino seguente Booth si svegliò più tardi del solito.
Allungò la mano alla ricerca del compagno e, non trovandolo, si mise a sedere.
Si stropicciò gli occhi. Le persiane erano aperte.
Un vivace sole penetrava dandogli il buon giorno. Si stirò. Cercò i suoi vestiti con lo sguardo. Una volta sceso si guardò intorno. Costatò che la porta della stanza di Parker era aperta. Probabilmente sono andati a fare colazione senza di me. Ho dormito troppo. Meditò mentre si infilava una felpa verde scuro che lo faceva assomigliare ad un boscaiolo .
Uscì dal cottage e subito si ritrovò con i piedi infilati in un metro di neve.
“Cavolo deve aver nevicato tutta la notte” disse ad alta voce. Si recò nel bar-ristorante dove si aspettava di trovare figlio e collega. Non li trovò, in compenso scorse l’auto delle sceriffo. Gli venne in contro con fare piuttosto agitato.
“Mi scusi, è lei l’agente speciale Seeley Booth, giusto?”
“Sì, sono io, perché?”
“Credo che al suo dipartimento la stiano cercando con urgenza.”
“Cosa?” sbuffò. Dannato telefono! E ora non aveva nemmeno quello di Ian a disposizione perché, quella mattina, lui e suo figlio sembravano essersi volatilizzati.
“Mi scusi sceriffo, posso chiederle di usare il suo apparecchio? Il mio purtroppo ha dei problemi.”
“Certamente, mi segua nel mio ufficio,” a mo di ripensamento, l’uomo si voltò e offrì il proprio. “Prego.”
“Molto gentile.”
“Si figuri, non capita tutti i giorni di avere tra noi un agente dell’FBI” rispose. Era sinceramente impressionato.
Booth fu sul punto di chiamare il suo ufficio ma, come attratto da una forza misteriosa, chiamò Bones.
Se c’era qualcosa che riguardava il killer della centrifuga lei ne sarebbe stata al corrente, e poi aveva voglia di sentirla.
“Bones, come stai?”
“Booth sei tu? Finalmente!”
“Ho problemi con il cellulare. Scusami.”
“Mio Dio... ma... ma... sei ancora fuori? Dov’è Emmerich?”
“In questo momento? Beh in questo momento non lo so, perché? Cosa è successo?”
“Ti prego Booth, dimmi che Parker è vicino a te, ti prego, dimmelo!”
“Ma che sta succedendo? Bones, dimmi che cosa sta succedendo!”.


La voce di Bones si ridusse ad un sussurro. “Booth ti prego, rispondi: Parker è con te?”
“Non capisco perché è così importante?”
Nonostante fosse ancora perfettamente tranquillo e razionale, cominciò a guardarsi intorno sperando di scorgere Parker o Ian.
“Io... ” la voce della donna s’incrinò, fu Hotgins a prendere in mano il telefono.
“Booth forse è meglio che ti metta seduto... ”
“Cosa è successo dannazione, insomma volete spiegarmi cosa c’è che non va?” il suo tono si era fatto ragionevolmente stizzito.
“È stata rinvenuta la divisa ospedaliera di Emmerich.”
“E allora?”
“E allora c’era il DNA di Ellen Hunter; l’ultima vittima.”
“Il DNA della donna uccisa mentre Ian era in mano al killer?”
“Booth, ancora non hai capito?”
“Cosa?” i modi dell’agente erano finalmente agitati. Decisamente agitati.
Lo sceriffo provò con qualche gesto a calmarlo. A peggiorare la situazione, la linea cadde improvvisamente.
“Che diavolo ha questo telefono?” gridò fuori di sé.
“Mi dispiace ma non siamo in città, non ci sono abbastanza ripetitori. In questa stagione poi è rischioso, una piccola frana e salta tutto. Se mi segue nel mio ufficio parlerà direttamente con il telefono della centrale.”
“Ma non posso allontanarmi, se mio figlio e il mio amico mi cercano... ” non fece in tempo a finire la frase che furono interrotti dal Nokia Tune dello sceriffo.
“Pronto.”
“Booth, sono io, stai calmo” era Bones. “Ci sono sospetti, fondati che Emmerich sia il complice del killer. Che abbia ucciso quella donna, probabilmente ha fatto in modo che morissero anche le altre.”
“Ma di che state complottando? Questa è una grandissima scemenza!”
“Mi dispiace” la voce della donna tremò, sembrava stesse sul punto di piangere, o stesse già piangendo, “lo so che in questo momento ti sembrerà di vivere in un incubo ma abbiamo ricostruito i fatti e tutto coincide. Kally ed Emmerich si conoscono da tanto tempo. È stato era nello staff durante il periodo in cui è stato collaboratore di Richard Bandler. E di nuovo in Europa... ”
“È stato arrestato?”
“Sì, stava cercando di uscire dal paese.” Certo se non avesse passato due giorni e mezzo a casa di Emmerich con il telefono in coma magari lo avrebbe saputo. Magari avessero avuto un televisore...
“Sei ancora in linea Booth?” sentì solo un suo sospiro e proseguì: “avevo già dubbi sul suo passato, soprattutto su quello che combinava in quello pseudo gruppo di adepti. E Kelly ha confermato tutto.”
“Ha tirato dentro Ian?”
“Sì. Emmerich è il suo complice. Booth ti abbiamo cercato per ore, siamo riusciti a sapere dov’eri solo grazie a Rebecca.”
Di nuovo la comunicazione cadde. Il labbro inferiore di Booth tremò.
Allora era quella la verità?
Si era innamorato di un assassino?
Aveva passato la notte tra le braccia di un sociopatico assetato di sangue? O, nella migliore delle ipotesi: del complice di uno spietato serial killer? Se quella era la realtà con la quale avrebbe dovuto imparare a convivere nel suo futuro, tanto valeva affogare direttamente nel lago, no?
Ma era un problema assolutamente secondario in confronto a quello di scoprire dove fosse suo figlio e, soprattutto, se stesse ancora bene.
Nel giro di pochi minuti nel piccolo villaggio si scatenò l’inferno.
Decide di uomini in divisa e non, si addentrarono tra i boschi alla ricerca dell’uomo e del bambino.


Cattivo.


Finalmente lo vide, probabilmente non fu lui il primo.
In mezzo ad una barca quasi al centro del lago, Emmerich e Parker guardarono la folla vociante che si era addossata vicino alla riva.
“Guarda zio, c’è papà laggiù.”
“Dove?”
“Là, in mezzo a tutta quella gente” il bambino indicò con il suo dito indice. Ian strizzò le palpebre infastidito dal riverbero che la luce del fulgido sole creava scontrandosi con il chiarore delle acque.
“Già e non è nemmeno solo” replicò.
Cattivo
Cattivo
Cattivo

Ian Emmerich non è buono è cattivo.
Booth era straziato: non riusciva a credere a quello che stava vivendo.
Ian è un assassino, una persona spregevole, e io mi sono lasciato manipolare fino al punto da mettergli in mano la vita di mio figlio.
Lo vide salutare con la mano come se niente fosse.
Tipico di Emmerich, pensò. E, come in un miraggio, rivide ogni cosa.
La prima volta che gli erano stati presentati non ci aveva badato. Non era solo, c’erano altri due Profiler. Tra loro una donna, pure carina. Poi gli altri risultarono superflui, sembrava proprio che questo qui ci sapesse fare. E le donne morte erano ancora tre. Soltanto tre.
Quando ha iniziato, allora? Già da prima o solo quando è stato parte delle indagini?
Il giorno dopo lo aveva incrociato di fronte al corridoio. Indossava un giubbotto do pelle e una bandana attorno al collo. Sembrava si sentisse a un raduno di motociclisti.
Lo salutò come se fossero vecchi amici.


Cattivo


E pensare che si era sentito attratto da lui in un momento totalmente inopportuno. Il capitano Osbron (il capitano Osbron?!) li aveva fatti richiamare per una scempiaggine. Dovevano tornare ad interrogare i famigliari della quinta vittima perché il documento nel quale erano state riportate le testimonianze era sparito. Emmerich aveva sbuffato soffocando un’imprecazione. Aveva detto ‘fottiti’ a denti stretti. Il burbero aveva sentito eccome.
“Alla prossima insubordinazione te ne torni in Virginia” aveva minacciato. Osbron non aveva dei modi simpatici ed erano in molti ad aver desiderato almeno una volta di mandarlo a quel paese. E, incredibilmente, l’ultimo arrivato si era permesso o quasi. Erano usciti dall’ufficio scazzati per il supplemento d’indagine imprevisto ma anche divertiti. Complici.
Booth lo aveva guardato in faccia ancora incredulo.
“Tu... tu sei fuori” gli aveva detto.
“E non sai fino a che punto... ma te ne renderai conto quando staremo insieme, stallone” gli aveva risposto.
E così era stato!


Cattivo


Anche quando non gli era sembrato affatto cattivo. Anche dopo il primo bacio. Anche dopo quella notte, soprattutto dopo quella. Anche...
Tornò in sé.
Possibile che fosse proprio lui il complice dell’assassino?
Nel suo mestiere di cose assurde ne succedevano. Aveva conosciuto politici corrotti, agenti dell’FBI corrotti, ma mai e poi mai avrebbe creduto possibile che un essere del genere potesse insinuarsi tra loro.
Una serpe in seno capace di mettere a soqquadro non solo le indagini ma, soprattutto, la sua anche intera esistenza.


La barchetta si accostò lentamente. Più si avvicinava alla riva e più il volto sbigottito di Ian si profilava sotto lo sguardo freddo di Booth.
“Ma che succede?” disse mentre scendeva dalla piccola imbarcazione. Gli assaltatori, armati fino al collo con tanto di giubbotto antiproiettile, lo bloccarono.
Booth abbracciò suo figlio.
“Ma papà cosa sta succedendo? Perché quegli uomini in divisa portano zio Ian?”
“Non... non è zio Ian. Lui è cattivo... è molto cattivo.”
“No, non è vero. Voleva solo portarmi a vedere il pesce gatto, me lo aveva promesso.”
“Lo so piccolo mio, ci andremo insieme... in un giorno migliore di questo.”
“Papà, perché stai piangendo?”
“Niente Parker, è solo che a papà fa tanto male la testa” si giustificò asciugandosi le guancie. Il bambino iniziò a piangere a sua volta.
“È colpa mia! Non avrei dovuto chiedere a Ian di accompagnarmi!” protestò.
“Assolutamente no lo è” e glielo disse guardandolo negli occhi. “Non lo è” ribadì.
Strinse suo figlio più che poté sperando che la gratitudine a Dio per lo scampato pericolo riuscisse a supplire almeno un pochino l’enorme dolore per quello che stava succedendo.
Ian era cattivo sì, sicuramente era cattivo. Era colpevole? Lo era, fino a prova contraria.
Ciononostante non riusciva ancora a volergli male.
Come riuscire ad odiare qualcuno di cui si conservava ancora l’odore?





FINE

4 commenti:

Jivri'l ha detto...

Giusi... mi hai spezzato il cuore! Non ci credo che Ian è il complice; è semplicemente un complotto che ha fatto qualcuno contro di lui, già, dev'essere cosiXD; almeno abbiamo scoperto che Booth è proprio innamorato del bel Profiler e poi chissà che succederà nel sequel(perchè, lo continuerai mi avevi detto, vero?).
In ogni modo, complimenti per questa serie piena di emozioni, colpi di scena, humour.

Unknown ha detto...

grazie carissima, si tranquilla ci sono già alcuni capitoli buttati giu. Il nostro Profiler preferito l'ha proprio colpito nel cuore e se è colpevole o meno non te lo posso dire ma ti posso assicurare che sarà molto interessante il viaggio verso la verità. Dopo su msg ti do una chicca... privé... (anche per ale ma solo se si decide a commentare ehehehe, scherzo! Anch'io sto indietro con lei :P)

Alex G. ha detto...

Cavoli che finale.Non ci credo che Ian sia il complice dell'assassino, spero che nel seguito si scopra che in realtà non è così.Ti prego, posta presto il seguito che sono troppo curiosa di vedere come continua.

Unknown ha detto...

Ok... "Alex" a presto per l'anteprima...smacK!