venerdì 3 aprile 2009

Io con un uomo mai, capitolo 16




Capitolo 16




“Vuole che ci andiamo noi. Giusto per dare un’occhiata, magari non è chi cerchiamo.”
“Emmerich, non se ne parla proprio. Tu non sei ancora pronto per questo.”
“Secondo Ardich sì, fattene una ragione.”
Durante il viaggio in Suv, il Profiler spiegò dettagliatamente cosa aveva portato la squadra a sospettare di lui.
“Trentasei anni, solitario, fissato con l’ordine e la pulizia. Non esce mai di casa e, la cosa davvero interessante: si guadagna da vivere testando lavatrici.”
“E la fedina penale?”
“Ci stavo arrivando. Ha molestato tre donne negli ultimi sei anni. Tutte madri di famiglia.”
“Mi sembra perfetto.”
“Esatto, perfetto.”
I due giunsero di fronte al caseggiato dove viveva Elliot Kelly. Una volta per strada Booth si controllò la giacca.
“Sarei dovuto andare a casa a cambiarmi.”
“Cosa ha che non va la signorina Brennan?”
“Non lo so, vorrei saperlo anch’io” rispose con aria genuinamente preoccupata.
Booth bussò alla porta palesando la sua presenza. Appurato che il padrone di casa non fosse presente provarono ad aprire con diverse spallate. Emmerich si fece male. Evidentemente non era ancora in perfetta forma, come gli aveva ricordato di continuo il suo collega.
“Stai bene?” gli chiese paziente Booth aiutandolo a tirarsi su.
“Non potrei stare meglio” rispose ironico.
“Quando hai finito di farti male mi lasci sfondare questa porta?”
“È tutta tua, stallone” replicò sorridente. Booth riuscì nell’impresa.
Entrarono.
L’appartamento odorava di pulito. Il mobilio zen faceva pensare ad una persona abituata a liberarsi delle cianfrusaglie. Ogni cosa sembrava avere un posto ben preciso. Quegli oggetti non potevano essere scostati per alcuna ragione, sicuramente il loro proprietario sarebbe uscito dalle grazie di Dio.
“Ossessivo compulsivo.”
“Bravo Booth, vedo che stai diventando un attento osservatore del comportamento umano.”
“Non ci vuole una laurea in psicologica per capirlo. Qui è tutto talmente pulito e a posto.”
“Già.” Il piglio di Emmerich si fece pensieroso. Per poi sbottare: “Anch’io ero così” ammise.
“Tu?” Booth lo guardò come se avesse bestemmiato.
“Sì, ero ossessionato da microbi e batteri oltretutto e guardami ora. Sono un casinista. Non riesco a mettere ordine da nessuna parte.”
“Mi sembra strano, non ho mai conosciuto uno disordinato cronico come te!”
“Vero cavolo, persino la mia vita sessuale è incasinata.” Emmerich lo vide voltare la testa turbato. Come al solito era riuscito a metterlo in imbarazzo.
“Invece di chiacchierare, che ne dici di dare un’occhiata alla casa di questo viscido?”
“Assolutamente sì.”
Girarono per l’appartamento. L’unica stanza che sembrava interessante era quella dove venivano testate le lavatrici. Tre su sei erano in funzione.
Emmerich non aveva più voglia di cazzeggiare. Il colorito del suo viso era più pallido del solito. Booth si avvide subito del cambiamento.
“Ti senti male?”
“No, sto benissimo.”
“Lo sapevo che era una cattiva idea portarti qui. Sentendo il rumore di questi aggeggi ti è rivenuto in mente qualcosa?”
“Sì, forse. Credo sia lui, Booth.”
“Beh, siamo in due.” Lo scortò fuori dalla stanza circondandogli le spalle. Lo fece sedere.
“Vuoi un bicchiere d’acqua?”
“Chissà dove sarà adesso. Magari a pedinare una nuova vittima, una mamma che è andata a prendere sua figlia a danza,” il suo piglio era seriamente preoccupato.
“Chiamo i rinforzi. Quel bastardo si ritroverà la casa piena di germi stasera. Tu però hai finito di lavorare.”
“No, ora sta bene.”
“Non essere sciocco. Non dobbiamo essere qui tutti e due.”
“Non ci voglio tornare a casa, è tutto sottosopra, un vero schifo.”
“Lo posso capire.”
“No, non penso proprio.”
Booth lasciò perdere. Sapeva quanto era cocciuto e non voleva la pena insistere.
Chiamò i colleghi che li raggiunsero in brevissimo tempo.
Fu spiccato un mandato di cattura per Elliot Kally, uno dei più probabili sospettati di aver compiuto i massacri.
Una volta nel fuoristrada il telefono di Emmerich ricominciò a suonare. Riattaccò dopo poche frasi di circostanza.
“Sempre loro?”
“Non ce la faccio più. Credimi, sto diventando pazzo, rivoglio la mia vita, cazzo!” sbraitò. Si trattava dell’ennesima telefonata da parte dei suoi superiori. Booth oscillò la testa sconsolato.
Una volta giunti nel suo appartamento, anche lui dovette ammettere che era in uno stato pietoso. Il disordine regnava sovrano, neanche l’abitazione del Profiler era stata risparmiata alle indagini.
Da quando il killer lo seguiva? Da quando Ian Emmerich era entrato nelle sue mire?
L'FBI esigeva risposte.
Booth gli mise le mani sulle spalle cerando il suo sguardo.
“Passerà anche questo, cerca di non scoraggiarti.”
“Non lo so Booth, è tutto così deprimente. Indagano su di me, mi trattano come se fossi io il mostro.” Sembrava sul punto di piangere, non lo aveva mai visto così provato.
“Come no, siamo tutti convinti che sei tu il complice del killer.”
“Vorrei che tutto tornasse come prima.”
“Lo so, hai ragione. Deve essere uno stress senza precedenti.”
“Non sono solo le indagini, anche i giornalisti. Se tengo il telefonino acceso mi chiamano anche di notte. Oprah mi vuole nel suo salotto e tra poco mi chiederanno di consegnare l’Oscar.” L’altro apprezzò il tono finalmente leggero. Lo aveva turbato parecchio vederlo sull’orlo di una crisi di nervi.
“L’aria cambierà. Il killer farà meno gola quando sarà svelata ogni cosa. E Kally ci darà una bella mano, vedrai.”
“Sicuro, sempre se prima non ne fa fuori un’altra. E invece di stare addosso a quei due bastardi, cosa fanno? Rompono il cazzo a me” si abbandonò sulla poltrona. Guardò il soffitto massaggiandosi le palpebre con le nocche.
“Hai perfettamente ragione. Bisogna farla finita con le chiacchiere.”
“Sono in prima fila per quanto mi riguarda” Booth si sistemò sul poggia mano.
“Non sono d’accordo per niente, non dovresti lavorare ora, non sei ancora in condizione di farlo. Hai visto che effetto ti ha fatto sentire quelle lavatrici?”
“Non riuscirai a liberarti di me” rispose facendo l’occhiolino.
In un improvviso slancio di generosità, propose: “Occupiamoci di questo casino.”
“Sicuro.”
“Dico sul serio.”
Alla fine di uno scherzoso tira e molla, accettò,
Dopo un paio d’ore l’appartamento di Emmerich sembrò essere tornato decente.
“Mai stato tanto ordinato, Booth, grazie” si voltò verso di lui e lo guardò pieno di gratitudine. Erano entrambi parecchio provati. Era stata una giornata intensa. Piena a dir poco.
Booth vedendo la sua giacca appoggiata ad una sedia, si ricordò del malessere di Temperance. Divise quel turbamento con il compagno.
“Chiamala, senti come sta.”
“Bel pensiero. Ma è tardissimo, magari sta dormendo. Anche tu hai la faccia stanca, anzi distrutta.”
“Sì, hai ragione troppe emozioni, troppi pensieri.”
“Dovresti distrarti. Questo week-end porto Parker a pescare. Lo sai cosa ti propongo? Ti unisci a noi.”
L’altro rispose con uno sberleffo: “Grazie della proposta, ma come tu sai in questa cosa -famigliare- non c’entro molto. E poi cosa avresti intenzione di dire a sua madre, che alla simpatica gita ti porti dietro il tuo ragazzo?” l’ironia di Emmerich aveva posto una questione alla quale Booth non aveva dato peso. La verità era un’altra: non gli andava di lasciarlo solo per tre giorni consecutivi.
Ma sapeva che se glielo avesse detto si sarebbe stranito.
Il superuomo non ha bisogno della protezione di nessuno, chiaro! Pensò.
“Ian, tutti quelli che hanno subito una violenza simile devono darsi il tempo di riprendersi, perché vuoi ostinarti a farti del male?”
“Ma ci sei tu che mi proteggi, no? Per questo vuoi portarmi a pescare, per tenermi d’occhio” come al solito lo aveva colto in castagna.
“Scusa, dimenticavo che leggi nel pensiero” e ruminò -bastardo- facendolo adirare scherzosamente.
“Bastardo tu, figlio di puttana.”
“Ora siamo agli insulti belli e buoni?” quel piccolo diverbio era una palese scusa per fare a botte, il tipico modo maschile per avvicinarsi fisicamente. Di fatti, dopo essersi rotolati in terra per una manciata di minuti, si ritrovarono abbracciati. Fu Ian a pretendere le labbra. Solo in quel momento si rese conto di aver aspettato decisamente troppo.
“Cristo Booth, mi ero dimenticato di come baci bene.”


Hodgins, nonostante l’orario, chiamò Brennan. La divisa di Emmerich qualcosa di interessante da dire, l’aveva.
“Cosa c’è?”
“Puoi raggiungerci?”
“Niente che possiamo discutere al telefono immagino.”
“Qualcosa di piuttosto serio. Non saremmo qui a quest’ora se... se non fosse importante.”
“Va bene arrivo” mandò giù l’antiacido sperando che compisse il proprio dovere.
Una volta al Jeffersonian fu accerchiata dai colleghi.
“Cosa sta succedendo?”
“Le impronte della divisa... ”
“Ebbene?”
“Non collimano con i racconti di Emmerich né tanto meno con i tempi di prigionia. Ho analizzato scrupolosamente ogni cavillo per trovare qualche traccia del DNA di Kally e dunque so di che parlo.”
“Spiegati meglio.”
“Mi riferisco a sudore, umori. Non corrispondono ai quattro - sei giorni ipotizzati. La tenuta da scolaretto ci racconta un’altra storia.”
“Da quanto? Da quanto lo portava?”
“Al massimo due giorni.”
“E gli abiti che aveva al momento del rapimento?”
“Non si trattava di vestiti ma della camicia da notte dell’ospedale, quella non è stata rinvenuta.”
“Dunque, a quanto mi dici, Ian Emmerich non ha indossato la divisa dal primo giorno come ha voluto farci credere” lo sguardo di Tempercance si accese.
“Perché avrebbe dovuto farlo?” domandò la dottoressa Saroyan.

5 commenti:

Jivri'l ha detto...

Oddio...mi sfugge il perchè Ian abbia dovuto mentire; in ogni modo, pare proprio che Booth non sia più tanto riluttante nel baciare Ian, forse siamo sulla giusta strada...?^_^'

Unknown ha detto...

Cara, non posso anticiparti nulla riguardo alle omissioni di Ian ma di certo posso dirti che riguardo al fatto che Booth è sulla strada giusta: assolutamente sì *____*. Anche se come 'strada' risulterà un po' sdrucciolevole ma che vale assolutamente la pena percorrere...

Jivri'l ha detto...

Tranquilla, mi logorerò il cervello per capire il perchè Ian abbia mentito(purtroppo sono una persona estremamente curiosa e, come tale, sono anche impaziente quando qualcosa mi "stuzzica" la curiosità), ma almeno Booth si mostra mooooooooolto sensibile nei confronti di Ian(no, non ci credo che quando era stato rapito era cosi in pena per lui solo perchè lo ritiene un semplice amico!XD)...Beh, allora al prossimo capitolo!

Jivri'l ha detto...

Stavo rileggendo alcuni tuoi racconti... ma lo sai che sei davvero brava?Poi quando torni(spero al più prestoXD)mi potresti dire la casa editrice con la quale hai pubblicato il tuo libro,please?Sono curiosa di leggerlo...^__^

Unknown ha detto...

cara Jiv sei molto molto carina con me! Mi fa piacere sapere che scrivo qualcosa di gradevole... tra non molto tornerò a postare il capitolo nuovo:)