lunedì 20 aprile 2009

Io con un uomo mai capitolo 18


Capitolo 18



“Ti fa schifo il mio corpo?” enunciò improvvisamente insicuro.
“Non è questo il punto, vorrei capire... ”
“Non ti piacerebbe” affermò sicuro, un sorriso birichino si allargò sul tuo volto, “e soprattutto rovinerebbe questa bella atmosfera erotica.”
“No Ian, me lo devi dire. Qualsiasi cosa significhi.”
“Lo sapevo che non te la saresti bevuta la faccenda dell’atmosfera erotica. Va bene, che vuoi sapere? A sì, nel tempo libero mi sbronzo e faccio a botte, il più possibile. Ispanici, cinesi, ubriaconi, rappers incazzati, chiunque abbia voglia di attaccar briga.”
“Sono scemenze queste, un soggetto del genere non entrerebbe mai nell’FBI.”
“Esatto. Sono un ex giocatore di Football.”
“Eh?”
“Mi sono rotto due volte il naso. Durante il college. Che c’è ti sorprende? Non lo avresti immaginato che sono un’atleta, con il mio fisico asciutto e scultoreo... ” Booth era dubbioso. Vedendolo ancora titubante Emmerich gli prese la mano. Se la portò su ogni cicatrice raccontando di ogni osso rotto, spalla lussata, facendoci entrare anche le cadute in bicicletta da bambino. Infortuni sul lavoro (una marea). Qualche scazzottata autentica questa volta. Tutto. Andò avanti quasi un’ora. L’interlocutore restò attento ad ascoltare con reale interesse.
“Ora che hai letto tutta la mappa di questa mia sfortunata vita, vogliamo riprendere da capo?” lo fissò interdetto “perché quella faccia, stallone?”
“Ti rendi conto che è la prima volta che mi parli del tuo passato?”
“Probabile, è così importante?”
“Stiamo qui, a letto insieme, nudi... e mi chiedi se è importante?” scoppiarono entrambi a ridere.
“E i tatuaggi invece? Tutti quei nomi femminili... sono tutte ex ragazze?” Booth si riferiva alle braccia sulle quali erano stati impresse le diciture.
“Dio, non ho abbastanza epidermide per scriverci i nomi di tutte le mie ex.”
“Che pezzo di... ”
“Va bene, non è un mistero. Sono i nomi di tutte le donne che ho salvato e quelle che non ho potuto salvare ma che ho reso loro giustizia facendo arrestare gli assassini.”
“WOW... non ti facevo così... impavido. Saccente, presuntuoso e gaglioffo. Sì magari.”
“Noioso... ”
“Anche, quando ti dai l’aria da superuomo.”
“Intendevo dire: tu che sei noioso” tornarono a stuzzicarsi e, ridendo, si ritrovarono abbracciati. Booth chiuse gli occhi appoggiando le labbra sulle labbra e non pensò più a niente, di certo non pensò alle cicatrici.


Il loro diretto superiore era entrato nella stanza come un proiettile. Non riuscivano a ricordare l’ultima volta che l’avevano vista così arrabbiata.
“Cam, scusaci, lo so che può sembrarti assurdo ma c’è davvero la possibilità che Emmerich sia coinvolto in prima persona.”
“E perché simulare uno svenimento?”
“Magari per farsi rapire.”
“Farsi rapire?” risposero in coro gli altri due.
“Sì, pensateci. Ian simula lo svenimento per dare la possibilità al suo complice di inscenare il suo massacro. Fa stare Booth in ansia di modo che non sia più servibile alle indagini. Poi lo chiama, e lo fa sentire in colpa.”
“Ma era davvero legato sotto quel tavolino, in quella specie di casa. Era ferito, torturato... ”
“Ma solo per due giorni. Cam, cosa ha fatto il resto della settimana?”
“Non so che dirti Brennan. So solo che non possiamo permetterci di fare congetture contro Emmerich se non abbiamo qualcosa di concreto in mano” concluse la donna con sguardo cupo. Anche Temperance era triste. Aveva tanta voglia di gridare a Booth ti tenersi alla larga Emmerich, per quanto una minuscola parte di sé continuava a sperare in una cantonata clamorosa.


Trascorsero un buon quarto d’ora ad accarezzarsi, poi Emmerich si sdraiò su di lui.
Booth deglutì.
Stava succedendo davvero? Era confuso. Forse lo sto solo sognando. Pensò.
Non voleva soffrire, non voleva godere, non avrebbe voluto provare un bel niente.
Probabilmente era un buon amante Emmerich e di sicuro un buon Profiler.
Ma in quel momento, in quell’istante così essenziale e delicato, fallì su entrambi i fronti.
“Ti amo” confidò, chiaramente nel momento più sbagliato, vale a dire mentre l’amante lottava per non morire di dolore.
Grossolanamente asciugò con il palmo le lacrime che avevano rigato il bel viso.
“Dio come ti amo Booth” ribadì in un filo di voce. Non lo amava e basta, e lo sapeva, provava dell’altro, qualcosa che faceva male dentro, bene e male...
L’altro non disse niente. Seguì un lungo silenzio spezzato solo dal rumore dei due corpi.


“Ci sei? Io non ce la faccio più... ”
“Non importa” rispose Booth guardandolo negli occhi.
“Invece si, no non ce la faccio a venire se non lo fai anche tu” era una sfida? L’ex rapito avrebbe vinto anche quella battaglia?
E finalmente anche l’altro riuscì a superare il blocco. Quando l’ansito roco di Emmerich soffiò nel suo orecchio, non fu più in grado di trattenersi. Lo abbracciò aggrappandosi al suo collo.
“Sono proprio un uomo fortunato” enunciò baciando i capelli umidi.
Attorno a loro ogni cosa era umore e luccicore e odore di passione. Ben presto i respiri tornarono regolari. I toraci non si muovevano più come onde impazzite ma come tenui ondicelle mosse da una brezza lontana.


Senza averci badato troppo, e dopo aver rinviato decine di impegni, Seeley Booth non usciva dalla casa di Emmerich, in particolare, dal suo letto.
Un misto di tedio soporifero, svogliatezza e lussuria aveva caratterizzato le ore successive alla loro prima volta.
“Dovrei alzarmi, stupido Profiler... ”
“Figurati se ti lascio andare.” Ne sbocciò uno scontro. Con una mossa degna di un Wrestler, Booth lo sormontò bloccandogli le braccia dietro le spalle.
“Non hai più voglia di lottare, ora che sei sotto, eh?” intimò con tono finto minaccioso.
“Ok, questa volta hai vinto tu.”
“Lo hai detto.”
“Ma ricordati che sono un convalescente, ti stai approfittando di questo, oltre del fatto che sono spompato” aggiunse malizioso “mai fatto tanto sesso.”
“In effetti sembravi un po’ in astinenza” ribatté altrettanto ilare.
“E tu ne conosci il motivo.”
“Ti riferisci al rapimento?”
“No, non è questo. Non ricordo nemmeno che faccia avesse la persona con la quale l’ho fatto l’ultima volta.” Il suo piglio si fece pensieroso “sì, la ricordo invece, era carina... molto carina. La sua faccia e anche il resto... ”
“È stato bello?” il tono usato da Booth tradiva un pizzico se non propriamente di gelosia, di fastidio.
“Sì, inaspettatamente bello.”
“Finiscila. Hai parlato anche troppo” aumentò la stretta decisa sui polsi pur sapendo di nuocere.
“Va bene, lasciami, non dirò più niente.”
“Meglio. Mi sono proprio stancato delle tue stupide chiacchiere sulle donne. Secondo me tu non sei mai stato a letto con una donna. Non sei neanche andato vicino a farci sesso.”
“Ti sbagli alla grande, stallone” ribatté ridendo. Booth allentò la presa ma non troppo.
Tornò a sdraiarsi su di lui. Appoggiò la guancia sul petto tornando a godendosi le carezze dell’altro. Sentiva il nitido il battito cardiaco, quello stesso cuore che aveva dato per perso. Avrebbe dovuto sentirsi felice. Ma qualcosa lo turbava.
“Pensa se mi vedessero ora, i miei colleghi, gli amici, le mie ex, i superiori... ”
“Temperance Brennan... ”
“Lei aveva capito tutto fin dall’inizio.”
“Questo è vero, è molto intelligente quella donna e intuitiva, dovrebbe fare la Profiler.”
“No, lei non me la porterai via.”
“Non voglio portartela via” per qualche attimo stette zitto, poi, dopo un lungo rimuginare, sbottò:
“Cosa sarebbe che ti ho portato via?”
“Tanto per dirne una: la mia sanezza mentale.”
“Cavolo, pensavo ti riferissi alla tua verginità anale” Booth alzò il viso e lo guardò torvo. Artigliò la pelle del torace con la concreta intenzione di nuocere.
“No, non l’hai detto. Tu non hai detto una cosa tanto volgare e biasimabile.”
“E qual è la condanna per un uomo abituato a chiamare le cose con il proprio nome?” Ian ridacchiava sebbene le intenzioni dell’amico sembrassero tutt’altro che amichevoli.
“Credo che ci sia poco da scherzare su questo” strinse ancora più forte finché l’altro, malgrado l’euforia aleggiante, non gridò dal dolore.
Una volta convinto che aveva inteso la lezione, smise di pizzicare.
“La penitenza consisterà in una lunga doccia insieme, Padre Booth?”
“Ne abbiamo veramente bisogno, eh?” enunciò con la faccia finto disgustata, “prima però devo riaccendere il telefono. L’ultima volta che l’ho visto pullulava di messaggi e tu non mi hai dato nemmeno il tempo di leggerli.”
“Avevamo di meglio da fare.” Rassegnato, lasciò che uno spiraglio di mondo esterno invadesse il loro microcosmo.
“Sono tutte chiamate di Bones, tranne una.”
“Richiamala.”
“Non posso. Ho lasciato credere a tutti che sarei partito un giorno prima.”
“Solo questo?”
“No, in effetti. Non so perché ho idea che se solo sentisse la mia voce... ”
“Capirebbe? Ho detto che sarebbe una brava Profiler ok, ma adesso stai esagerando!”
“A proposito: devo sul serio tornare a casa e fare la valigia”.
“Prima la doccia” decretò l’altro agente risoluto. E così fu.


Dopo un lungo tira e molla telefonico, Emmerich decise di accettare la proposta di Booth. Pensò che tutto sommato un paio di giorni all’aria aperta, tra radure, natura e fiumiciattoli gli avrebbe fatto solo che bene.
Preparò meticolosamente il trolley cercando di non sottovalutare il clima montanaro in quel periodo. Prese parecchie felpe e maglioni, non voleva rischiare di tornare a casa con la febbre. Dopo essere passato dalle mani del killer a quelle di psicologi, dottori, poliziotti e giornalisti, aveva solo voglia di starsene da solo in santa pace con il suo ragazzo.
Sorrise deliziato pensando al suono che producevano quelle semplici due paroline:
“Il mio boyfriend, Seeley Booth è il mio ragazzo... il mio amante... il mio tutto. E lo amo da impazzire... e lui ama me... ” affermò ad alta voce e, sorridendo con lo sguardo da pazzo, accarezzò la canna della sua nove millimetri.

3 commenti:

Jivri'l ha detto...

Quanto sono... pucciosi! E finalmente stanno insieme(era tempo); mah, secondo me Ian non è il complice(o si? no ti prego)...insomma non smetto di pensarci! Cmq ora passano pure alcuni giorni insieme, chissà che accadrà, e, soprattutto, mi chiedo quale sarà la reazione di Bones quando lo verrà a sapere.

Unknown ha detto...

Sì... sono veramente pucciossissimi *____* e poi Booth... così virile... così arrendevole, un bel passo avanti eheheh....
Grazie cara per la fedeltà, ormai manca un ultima trance e poi questa fic sarà finita... finita ehm... per modo di dire... mi piacerebbe avere il tuo contatto msg magari ti chiarirei qualche cosetta come ho fatto con ale, puoi mandarmela via email ;)

Jivri'l ha detto...

Ok, ti mando il contatto...però a me, rileggendo il capitolo(si perchè rileggo sempre per cogliere delle cose che mi sfuggono), mi ha fatto venire i brividi quando ho letto che Ian aveva lo sguardo da pazzo e accarezzava la sua canna(=pistola, vero?)...non è che è uno squilibrato? O è la mia fantasia che sta volando troppo?(Penso sia la mia fantasia...)...