sabato 29 agosto 2009

Borderline, capitolo 17




Per tutta la durata del percorso che lo divideva dal Rockefeller Center alla sua auto, Liam si maledisse. Perché non l’ho baciato? Maledizione, quelle belle labbra non chiedevano altro! Aveva avuto paura, una paura fottuta. Del rifiuto? Che non sarebbe stato niente di speciale? Di ricominciare con un uomo diverso dopo tanti anni? Un uomo maturo però non un ragazzino da plasmare come era stato Jake. Oppure, ragione più che mai comprensibile e sensata, a bloccarlo come uno stoccafisso era stata la paura di desiderarlo troppo. Quel bacio, quel corpo, tutto! Era un’eccitazione dolorosa, non piacevole quella che sentiva per William. Un desiderio violento, appassionato, feroce. Se avessi assaggiato anche per un secondo quella bocca non sarei riuscito a trattenermi! Meditò. Me lo sarei fatto lì, in mezzo alla strada! Magari adesso sarei in una stazione di polizia a spiegare il perché di un tentativo di stupro ai danni del famoso direttore d’orchestra William McCarthy. I pensieri si susseguivano mentre si spogliava. Restò completamente nudo di fronte al letto. Per una manciata di secondi fu vittima di una specie di miraggio:
William disteso a suo agio sopra il copriletto, indossava solo un farfallino a pois neri e bianchi. Sorridente e malizioso, si accarezzava con una bacchetta il torace.
“Vieni qui, maschione, fammi assaggiare la tua di bacchetta”. Sbavante come un adolescente al suo primo approccio, Liam, perfettamente conscio che su quel letto non ci fosse nessuno, si gettò addosso al miraggio iniziando a strofinarsi sulle lenzuola, e sussurrano “O Will, sì... sì... sei mio… quanto ti desidero, ti desidero troppo!” baciò ed abbracciò il cuscino. Dopo essersi rotolato per qualche minuto stretto al guanciale, si ricompose.
“Sono patetico” disse ad alta voce. Mise le mani dietro la nuca fissando li soffitto. Dopodomani si sarebbero rivisti per un altro appuntamento. A quel punto poteva pure iniziare il lento, inesorabile, conto alla rovescia.


Heath scoprì che la gelosia a volte può esplodere a scoppio ritardato. Mentre era in piscina a girare quel dannato spot, le immagini di Jake sotto i colpi possenti di Liam fecero capolino nella sua testa. Bastardo, figlio di puttana, infame! Pensò. Ce l’aveva con lui, con l’ex del suo ragazzo. Jake, in cuor suo, lo giustificava. Forse perché lo amava troppo e non voleva vederlo per quello che era? Una puttanella ninfomane. Così lo avrebbe definito Stacy. Le mancava da morire la sua vecchia amica e se lei non lo avesse odiato ferocemente magari avrebbero potuto risentirsi ma… non c’era da farsi illusioni.
Heath odiava Liam, odiava il dannato potere che esercitava su Jake, odiava i suoi maledetti soldi e il suo maledetto uccello scappellato di ventiquattro centimetri! Ok, Jake piomba a casa tua con una gran voglia di farsi scopare, ma cristo a quarant’anni dovresti aver imparato a tenere a bada il tuo gigantesco wuster! Sbuffò nevrotico, ciondolò la testa nervoso. Non era verosimile. Doveva nascere il gay che avrebbe rifiutato Jake. Dunque anche Liam aveva diritto alla sua comprensione e al suo perdono anche se gli era dannatamente difficile porgere l’altra guancia.
Una volta fuori dalla piscina considerò la vendetta. Potrei tradirti Jake, potrei andare con un altro uomo e farti provare quello che sto provando io ora. In quel capannone c’erano almeno una decina di ballerini finocchi persi che avrebbero dato un occhio per scoparselo. Il problema è che lui non provava la benché minima attrazione per loro. E poi c’era da considerare un dettaglio importante: a Jake non sarebbe importato. Probabilmente ne avrebbe riso o peggio lo avrebbe trovato eccitante! A quel punto si recò nello spogliatoio. Nell’aprire l’armadietto il telefonino cadde in terra. “Cazzo!” imprecò. Lo prese in mano. Si rese conto di non averlo bloccato e, malauguratamente, una telefonata era partita scegliendo l’ultima lettera dell’alfabeto. William.

Il direttore d’orchestra raggelò. Heath lo aveva cercato! Proprio ora che il suo cuore si stava sciogliendo per un altro, il suo ex tornava a farsi vivo. Fissò incerto il telefonino per diversi minuti. Era stata una serata così bella quella del giorno precedente. E ora, invece di sentirsi libero di pensare al suo Angel e all’appuntamento del giorno appresso, era costretto a considerare Heath. Aveva provato in un clima di autentico trasporto e gioia. Già si vedeva in Italia, tra gli ulivi e i cipressi, i tetti di mattoni rossi e i romantici ponti veneziani. Magari con…
Il ritorno alla realtà era stato devastante. Che voleva da lui? Magari si era dimenticato un documento importante a casa sua? Un disco? Un portaritratti? Aveva bonificato l’appartamento da ogni traccia dell’ex ormai da settimane, ma qualcosa sfugge sempre…
Alla fine, una volta fuori dal teatro, decise di chiamarlo, non avrebbe sopportato di vedere comparire all’improvviso my big love, come aveva salvato ancora nelle rubrica, sul display. Gli si sarebbe fermato il cuore, ne era certo, tanto valeva precederlo.
Il cuore si fermò a Heath. Era per strada.
“Will ciao” rispose quasi senza fiato. Era un miracolo che fosse riuscito nell’impresa di parlare!
“Heath che succede?” già. Una spiegazione la doveva. E accennare alla chiamata sfuggita per sbaglio era una cattiveria gratuita. Ripensò a quante volte Jake gli aveva suggerito di contattarlo.
“Scusami ma… volevo sentirti e ho fatto pochi squilli poi non ho avuto il coraggio…”
“Stavo provando, ho trovato la chiamata.” Restarono per qualche secondo in silenzio.
“Mi manchi, so che non dovrei dirlo” all’altro si seccò la gola. Ebbe improvvisamente voglia di piangere e urlargli di tornare insieme!
“Mi manchi un casino anche te, cantante senza talento.”
L’altro sogghignò emozionato.
“Vediamoci.” Propose senza aver previsto di farlo.
“Sarebbe uno sbaglio Heath.”
“Non lo so… io…”
“Ami Jake no?”
“Sì ma… tu…”
“Cosa?” amo anche te, avrebbe voluto dire, ma non sarebbe stato leale nei suoi confronti.
“Voglio vederti, ho bisogno di te.”
“O del mio perdono?”
“Forse… anche, ma non per stare con la coscienza a posto. So di essere imperdonabile ma saperti incazzato a morte con me non mi da pace.”
“I fidanzati fedifraghi non meritano la pace.”
“Più che giusto.”
William fece un lungo sospiro prima di proporre: “Passa da me, sono troppo stanco per un locale o qualcosa del genere”. Deglutendo il cantante accettò.
Heath non aveva da tempo le chiavi, le aveva restituite al portiere poco dopo la rottura. William andò ad aprire la porta in accappatoio. Era stata una malizia voluta?
Entrambi furono travolti dalle emozioni e dai ricordi.
“Entra” Heath si guardò attorno. Non era cambiato molto dall’ultima volta, tranne per la mancanza dei portaritratti di loro due assieme.
“Vuoi mangiare, bere? Che ne so… farti pure tu una doccia?”
“Voglio solo chiacchierare un po’” ammise prendendo posto su quella che un tempo era la sua poltrona preferita.
“Ok ti ascolto.”
“Sono… sono felice di essere qui!”
“In effetti anch’io lo sono, Heath.”
“Già” sfrego i palmi nervosamente sui jeans. Alzò lo sguardo e lo fissò con tenerezza. Per un quarto d’ora circa raccontò dello spot, della sua nuova sistemazione, cercando di non nominare mai Jake. Poi, quando gli argomenti sembrarono mancare, Heath chiese:“Mi manchi come ti manco io?”
“Sì, dannatamente… ma non pensare di avere il mio perdono. Mi hai spezzato il cuore.”
“Lo so” non essendo capace di resistere all’impulso, si andò a sedere accanto a lui. Will sentì un brivido percorrergli la schiena. Sperò che non decidesse di baciarlo con la stessa forza di quanto sperasse il contrario.
“Sono uno stronzo. Totale. Ma è amore quello che provo per te.”
“Balle, se mi amassi non mi avresti lasciato per quel ginecologo dei miei stivali.”
“Mi dispiace.”
“Finiscila.”
“Si può amare anche dopo, anche dopo che è finito tutto” era un’affermazione grave la sua, e se ne rese conto solo dopo aver parlato.
“Da chi hai imparato queste cavolate, dal tuo nuovo boyfriend?”
“Forse” in effetti l’insegnamento partiva direttamente dalle parole di Jake post confessione dell’avvenuta scopata con Liam. Heath ci aveva pensato a fondo. Il suo ragazzo non aveva tutti i torti. William gli mancava troppo e si stava letteralmente evirando per riuscire a stare senza di lui. Si girò di scatto e, senza preavviso, gli catturò il viso tra le mani. Lo guardò a lungo.
“Sei sempre così bello... bellissimo …”
“Smettila Heath…”
“Non è giusto che ti faccia questo, lo so.”
“Che tu faccia a me?” sorrise amaramente. “E Jake?”
“Hai ragione, anche se esiste la remota possibilità che lui non sia geloso di te.” William fece uno sguardo incuriosito.
“In che senso non sarebbe geloso di me?”
“Nel senso che…” non aveva programmato di dirlo ma il bisogno di sfogarsi prese il sopravvento: “va a letto con il suo ex”. Sono patetico o no?
“COSA!? E tu… tu lo accetti?”
“No, no di certo. Ma sembra inespugnabile la sua buona fede. Dice che un grande amore come quello ha bisogno di concedersi tempi diversi, che probabilmente non saranno mai veramente divisi. Cose così.”
“Scemenze. Tu hai rinunciato a me, ti deve almeno rispetto per questo.”
“Sì, se non fosse che per lui… essere qui, e magari non so: baciarti! Ecco, per lui non sarebbe tradire.”
“Non capisco…”
“Per lo stesso motivo per il quale l’altra sera ha fatto l’amore con Liam e non se ne sente affatto in colpa.”
“Liam? Si chiama Liam il suo ex?”
“Sì”
“Credevo fosse un nome un po’ più raro per New York!”
“In che senso?” Heath era perplesso di fronte a quel soliloquio.
“No, niente. Solo che… Jake ha un pensiero paraculo. Facile trombarsi l’ex e poi correre dal nuovo ragazzo come se niente fosse.”
“Lui non la vede così. No, lui si è creato una specie di filosofia dell’amore che non muore. Siccome il suo cuore è tanto grande e il suo corpo tanto bisognoso d’amore, c’è posto per tutti!”
“Paraculo, altroché” ripeté senza enfasi. Stava ancora pensando alla coincidenza del nome. Liam... Liam… quanti Liam ci saranno a Manathann? Molti di più di quanti credevo.
“Ora devo proprio andare.”
“A quest’ora il tuo ragazzo ti starà aspettando.” Sempre se non è corso tra le braccia di Liam. Pensò il biondino malizioso.
“Già” Heath lo prese tra le braccia. Si strinsero forte, come due buoni amici. Come due grandi buoni amici.

1 commento:

Alex G. ha detto...

Chissà se William capirà che si tratta dello stesso Liam? Non vedo l'ora di leggere del loro prossimo appuntamento, immagino già le scintille che faranno. Posta presto, ti prego.