martedì 4 agosto 2009

Borderline, capitolo 16



La sera seguente al concerto di primavera, William la passò in casa come se niente fosse. Come se la popolarità ritrovata, l’affetto dei fan che avevano scritto numerosi nel suo blog, non contassero granché.
Un’altra sera da vampiro. Magari l’ultima. Guardò il p.c. , puntuale alle nove in punto il nome Victim for love fece la sua comparsa su Messenger.
“Ciao bellezza…”
“Ciao, mi sei mancato Angel…”
“Mi piace il buffo nome che mi hai affibbiato…”
“Perché buffo? È sempre meglio di Richard.”
“Magari Richi è meglio, ok?”
“No, per carità, è pure peggio. Tu sei Angel, e basta!”
“Ok, sono il tuo Angel.”
“Lo sei… visto che dal vivo non mi è concesso vederti ora ti vedo da per tutto. Ieri ho conosciuto un uomo bellissimo, ho deciso che sei tu.”
“Davvero interessante... ” Liam pensò che avrebbe potuto scrivere di averlo conosciuto anche lui un uomo, o meglio: si era presentato a qualcuno che gli interessava tantissimo. Ma non era giusto confondere le due cose. Una cosa è questo bel segaiolo tutt’altra il mio magnifico direttore d’orchestra. Non era risuscito a chiudere occhio la notte precedente e non solo per causa delle botte subite! Aveva ancora un occhio nero e si sentiva qualche costola incrinata. No, il pestaggio non c’entrava. La causa era un’altra: il biondino dallo sguardo magnetico l’aveva torturato amabilmente facendolo sentire ad un metro da terra. Non aveva dormito perché la sua immagine non si toglieva dalla mente. Così bello, affascinante, carismatico. La sua bocca era talmente carnosa… fatta per i baci e tante altre sconcezze. Era gay. Questo era noto, e il bel tipo biondo dell’ultima volta non c’era. Si domandò che fine avesse fatto. Probabilmente è andato via prima per aspettarlo in casa considerò. L’eccitazione perdurò anche durante il giorno. Riuscì a schiacciare un pisolino tre le sette e le otto di sera dopo un salutare massaggio dalla Ying, la sua massaggiatrice di fiducia. E ora c’era Hot spot 69 che avrebbe supplito alla mancanza di sesso.
“Ora mostrami il tuo bel culetto, mi è mancato, sai?”
“Anche a me manca tutto di te. Vorrei vederti nudo ma tu ti ostini a restare nell’anonimato!”
“Non so… dammi dei buoni motivi per mostrarmi…”
“Ti assicuro che se fossi come il mio Angel, non un cesso pieno di lardo come immagino tu sia in realtà…”
“:)”
“Ti ucciderei con la mia bocca, baciandoti e succhiandoti ogni centimetro, per ore. Soprattutto ciucciandoti la tua verga immane. Mi ci attaccherei come un assetato farebbe con una boraccia…”
“Continua…”
“Ti stai segando senza vedermi?”
“Stasera non serve che io ti veda” tanto non mi basta più l’immagine di te dal punto vita in giù. Ho bisogno di fare sesso con William… il mio William…
“Ok… Dicevamo?”
“Assettato con la boraccia.”
“Già… leccandoti intorno alla cappella. Poi baciarti la punta, infilandoci la lingua di tanto in tanto. Farti soffrire un po’…”
“Sì… per la miseria…”
“Vado avanti?”
“No, voglio il tuo culo!” Will ubbidì. Per un attimo si dimenticò di posizionare la cam verso le parti intime. Ma il segnale era confuso così Liam non riuscì che per pochi millesimi di secondo a vedere il viso. Troppi pochi per riconoscerlo.
“Ora toccati. Immagina di farlo davanti a me. E io sono qui, con il cazzo in mano che sta per esplodere e non riesco più a scrivere.”
“Ok, ora smetto di scrivere anch’io e parte lo show!” Will prese da un cassetto la crema lubrificante.
Se la sparse sulle dita. Iniziò ad accarezzarsi tra le gambe mandando in visibilio Liam che ben presto si schizzò sulla pancia e fin sopra i capelli.”
“Gesù… che darei per poter farlo io. Sei così bravo...”
“Sai… io con le mani faccio magie…” anche William era venuto. E, fra una digitazione e l’altra, si ripulì lo sperma dalla pancia.
Decise di osare.
“Ci dobbiamo vedere…” tac, era fatta! L’aveva scritto. Meglio, anche se il sogno masturbatorio finiva, anche se era grasso e laido, anche se non esisteva affatto, essendo molto probabilmente solo il frutto della sua fantasia, doveva vederlo. Quella sciocchezza non poteva durare in eterno.
“Ok, tutto sommato ho voglia anch’io di… conoscerti Hot.”
Concordarono per il giorno dopo.


Heath ripose i pochi abiti appoggiati nella valigia nei rispettivi cassetti. Jake lo abbracciò da dietro mentre lo vedeva abdicare.
“Amore mio…” sussurrò.
“Non sto dicendo che accetto. Solo che… capisco il tuo punto di vista. Che però non è il mio.”
“Lo so… ancora non hai capito che lo vuoi anche tu.”
“Non è vero. Non sono il massimo come esempio di autostima ma non mi odio al punto da volerti dividere con qualcuno anche se questo qualcuno conta così tanto.” Sentiva la guancia del suo ragazzo premere sulla sua schiena, tutto il suo corpo era addossato su di lui. Lo amava da impazzire nonostante poche ore prima fosse corso dal suo ex per farsi scopare.
“Mi ami. E sai che stare senza Liam mi fa star male.”
“Ok. Dunque per questo dovrei di tanto in tanto… accettare questo compromesso? Tu che te ne vai da lui?”
“Sì. Ma non di tanto in tanto, spesso.”
“Jake, non giocare con il fuoco” così dicendo si girò. Lo fulminò con gli occhi.
“Se tu vuoi che io sia felice devi accettarmi per come sono.”
“Troia?”
“Sì, magari, anche… ma con Liam.”
“Cazzo, ho capito, non è solo sesso! Ma il fatto che tu sia ancora così innamorato di lui è il problema non la soluzione!” brontolò un po’ andandosi a distendere sul letto.
Jake lo raggiunse adagiandosi pancia in sotto accanto a lui.
“Non voglio smettere di amarlo. Non voglio defraudarlo dal suo ruolo. Lui per me è come un padre.”
“Bene… dunque scopi con mio suocero.”
L’altro sorrise. “Ammetterai che è eccitante.”
“No, è snervante” sbadigliò. La stanchezza cominciava a prendere il sopravvento. Jake lo strinse a sé. Heath non si ribellò. Anche lui voleva stare così. Addormentarsi abbracciato al ragazzo che amava tanto. Anche se lui amava Liam. Anche se non era solo suo.


La mattina dopo fecero l’amore. Iniziarono lentamente. La mano di Jake prese l’arnese e lo toccò finché non lo portò ad un’erezione coi fiocchi. Lo sormontò. Lasciò che il sesso scivolasse dentro e iniziò muovendosi piano. Poi velocizzò l’andatura.
“Ti amo, Haeth ti amo” si udì tra i gemiti. L’altro gli accarezzò il petto leggermente villoso. Le mani scivolarono lungo i fianchi. Afferrò la vita muovendo il corpo al ritmo delle spinte.
“Ti amo anch’io…” vennero quasi simultaneamente.
“Ammetterai che è stato anche meglio del solito…”
“Dove vuoi andare a parare?”
“Lo sai… l’altra sera sono stato a letto con Liam, ora ci sei tu con me. E dal tuo viso leggo un piacere assoluto.”
“Capirai che novità; è sempre stato un piacere assoluto fare l’amore con te, Jake.” Ricevette per risposta un bacio. Quando ne furono sazi decisero di alzarsi. Li attendeva un intero giorno di lavoro.


William si svegliò immerso in un rinnovato benessere. Si guardò intorno. Osservò come incantato spartiti e bacchette che occupavano gran parte del comò. Prima di sgusciare fuori dalle coperte si stiracchiò. Si guardò sullo specchio di fronte al letto. Malgrado fossero arruffati i ricciolini biondi erano ancora accettabili. Piacerò a Victim, e, soprattutto, lui piacerà a me? Si chiese mentre preparava la colazione. Spaccò a metà due arance mature. Preparò uno zabaione e scaldò delle ciambelle. Era felice, inquieto ma felice. Per il cinguettio degli uccelli. Per le auto della polizia a sirene spiegate. Per la nuova acconciatura della giornalista di Fox News. Tornava a sentirsi allegro per le piccole cose. Come un tempo, come quando l’amore gli scaldava l’animo. Perché? Si chiese. Angel non esisteva dopo tutto, tranne nelle sue fantasie masturbatorie, o ce n’erano addirittura due? Da una parte Victim, dall’altra il bel tipo, Liam, quella della sera del concerto. Non riusciva a togliersi il suo viso dalla mente. Sospirò. Chissà se un nuovo amore lo avrebbe salvato o distrutto di nuovo? Dipendeva da lui. Quella sera avrebbe conosciuto Richard, l’uomo con il quale chattava da settimane, ormai. Non sperava che gli piacesse. Se lo immaginava grasso, bassino e pelato. Magari effeminato. Dopo aver mangiato decise di scendere a Central Park per una salutare corsetta. La primavera aveva spinto i podisti a tornare all’attacco. Sospirò ogni qual volta vedeva una coppietta pomiciare. Gli mancavano i baci, gli mancava (da morire) sentirsi amato.

Durante la riunione per l’assegnazioni dei nuovi incarichi, Liam si distrasse. Più volte la sua segretaria, Tamara Honors, cercò di tenere sveglia la sua attenzione con dei leggeri calcetti sotto il tavolino. Era nera, lesbica e completamente rasata. Nel senso che oltre a non avere capelli non lasciava che sul suo corpo crescesse nessuna forma di pelo. Un tatuaggio intorno al collo raffigurava una collana di fiori.
“Signor Spancer, lei disegna casette invece di…”
“Mi aiuta a concentrarmi”
“Non ne sono del tutto sicura.” L’alterco durò un paio di minuti dopo di ché il direttore della Emilton Life decise di assentarsi per un quarto d’ora. Era nervoso, di più: agitato, emozionato. Per l’incontro imminente con Hot spot ma, soprattutto, per l’articolo sul giornale riguardante il concerto di primavera, capeggiato da una bella foto di William McCarthy. Gli piaceva così tanto che decise di strappare il foglio e portarselo a casa. L’avrebbe attaccato da qualche parte come fanno le adolescenti con i loro cantanti o attori preferiti. Magari vicino al computer. Chissà perché proprio lì. Forse c’entrava qualcosa il suo appuntamento? Di sicuro dietro ad Hot c’era un bel ragazzo. O forse aveva sei denti in tutto e una tremenda voglia sulla fronte priva di capelli? Sorrise a quella considerazione. Doveva farla finita con le congetture. Mancava una mezza dozzina d’ore all’incontro. Tanto valeva tornare alla riunione e rassegnarsi.
William provò fino alle cinque della sera. Alle sei in punto era sotto la doccia. Alle sette per strada. Per non apparire troppo formale aveva scelto di indossare jeans e camicia bianca. Un giubbetto di pelle marrone copriva le spalle dalle ultime folate di vento freddo.
Camminando verso il luogo dell’appuntamento tornò a lasciarsi incantare dalla natura. Il sole era da poco tramontato ma la luce rossastra irradiava ancora i vetri degli uffici a New York. Passando davanti ad una gelateria rinunciò al frappé che gli andava tanto per paura di offuscare il suo bel sorriso. Denti bianchi, pelle leggermente abbronzata, andatura sicura di sé. Capelli gialli come il grano maturo. E sorridente come chi non ha nulla da temere.
Davanti al Rockefeller Center Liam Spancer smorzò l’ultima sigaretta. Qualcuno ancora pattinava. Osservò distrattamente la gente che scivolava con leggiadria sul ghiaccio, taluni tenendosi per mano, altri meno graziosamente, incespicando per non cadere con il sedere in terra. Per quello strano incontro galante aveva scelto di celare il suo bel corpo statuario in un trench grigio che lo faceva assomigliare ad un detective anni settanta stile tenente Colombo. Le donne, guardandolo, arrossivano sentendosi attratta da quel simulacro di bellezza e virilità. Scorse subito il biondino avvicinarsi alla balaustra. Riconoscendolo, roteò gli occhi dalla sorpresa. William?! Cazzo William McCarthy qui! Proprio ora! Ora che ho l’appuntamento con… si sentì uno stolto anche perché, un attimo dopo, il direttore d’orchestra lo riconobbe e si avvicinò a lui tentennando.
“Ciao…”
“William, ciao… ti ricordi di me?”
“Certo” rispose emozionato. È ancora più affascinante di quella sera, ancora più bello e sexy! Considerò.
“Come mai da queste parti?” chiese in tono gutturale.
“Di passaggio” mentì, “e tu?”
“Ho una specie di appuntamento. Ma credo che mi sia toccato il bidone!”
“Oh… capisco.” Restarono per alcuni minuti vicini ciondolando da un piede all’altro. William vide un uomo grasso sulla cinquantina e fu sicuro che si trattasse di Victim. Come se niente fosse prese il nuovo amico sottobraccio e gli propose di cenare insieme. Pur titubante Liam accettò.
Scusami Hot se me ne vado. Ma questo è William e vuole cenare con me… puoi capire, no?
La cena si svolse in un clima rilassato e nevrotico allo stesso tempo. Non potendo pretendere un tavolo in uno dei ristoranti esclusivi della città si accontentarono di Bella Napoli, la pizzeria preferita di William.
Liam addentò un boccone della sua margherita.
“Stai provando qualcosa?”
“Sì, a Giugno ho un tour in Italia.”
“WOW; adoro l’Europa, l’Italia in particolare!”
“Sono luoghi d’incanto, ci sei stato di recente?”
“A Parigi c’è la figliale della Hemilton life, la mia società; sono nel settore petrolchimico”. Cavolo, va a vedere che oltre bello e sexy da morire è pure ricco sfondato. Ne ebbe conferma quando, alla fine della cena, pretese di pagare lui. Il suo portafogli conteneva una collezione spropositata di carte di credito.
“Ho capito perché hai scelto il Rockefeller Center sei una specie di Rockefeller anche tu?”
Liam sorrise imbarazzato ma fiero di sé. Non era il tipo di ricco che si vergogna dei suoi quattrini. Sapeva che erano frutto della sua intelligenza e dei sacrifici dei suoi genitori, dunque ne era orgoglioso.
“In effetti sì. Ho investito quasi tutto l’intero patrimonio dei miei in società petrolchimiche e colossi legati all’imprenditoria via Internet. Tutto questo nel giro di pochi anni. Fino a quindici anni fa insegnavo alle superiori.”
“Non ci credo!” William si bloccò al centro della quinta strada fissandolo con sgomento. Doveva tirare su il mento per riuscire a guardarlo dritto negli occhi. Liam era almeno una decina di centimetri più alto.
“Te lo giuro! Mio padre era già molto ricco ma non voleva mantenermi finché non avessi dimostrato di avere le palle per meritarmi uno stipendio a sette cifre nella sua azienda. E poi insegnare mi ha permesso di conoscere aspetti della vita nel quale non mi sarei imbattuto. E di conoscere Jake soprattutto… pensò.
“Già, i ragazzini di quell’età sono una scoperta continua. Anch’io ogni tanto faccio l’insegnante, in specie di stage per futuri pinguini” sorrise facendo emozionare il suo interlocutore.
“I direttori d’orchestra si chiamano pinguini tra di loro?”
“A volte”. Arrivarono di nuovo al Rockefeller Center. Questa volta non c’era quasi nessuno data l’ora tarda. William si domandò che fine avesse fatto quel ciccione segaiolo di Hot spot. Probabilmente era corso a casa ad attendere spiegazioni per via telematica.
“Sono stato bene con te William” confidò fissandolo negli occhi. L’altro restò a bocca aperta perso in quelle anime scure e profonde: le iridi di Angel…
“Anch’io, assolutamente…”
“Assolutamente da rifare?”
“Quando vuoi, ossia: non domani sera, provo fino a tardi.”
“Domani l’altro?”
“Sono libero!”
“Perfetto.” William si protrasse verso di lui per ricevere un saluto più affettuoso, magari un bacio? Ma Liam, intimidito da tutta l’attrazione che provava per lui, si limitò ad una leggerissima pacca sulla schiena per poi voltarsi e sparire tra i palazzi con il suo trench grigio e le sue spalle ricurve in avanti.

1 commento:

Alex G. ha detto...

Mio dio!Adoro questo racconto! Ho letto tutto d'un fiato questo capitolo, che forte l'incontro, pensa se avessero saputo chi si celava in quei nick. Secondo me sarebbero finiti tra le lenzuola in uno schioccare di dita vista l'attrazione che li lega.
Continuala presto.