venerdì 23 gennaio 2009

Io con un uomo mai, Capitoli 1-2


AUTORE: giusipoo
STORYLINE: ambientato in una stagione futura
SPOILERS: nessuno
PROTAGONISTI E PAIRING: Booth, Ian Emmerich, Bones
INTERPRETI: quelli della serie originale
RATING: adulti per i temi trattati
Nei capitoli futuri sarà specificato quando è NC17 o contenuti slash (situazioni erotiche tra persone dello stesso sesso adulte e consenzienti)
DISCLAIMER: I personaggi citati in questa fanfic non sono frutto della mia fantasia (tranne alcuni) ma dei bravi autori che ci regalano la serie "Bones"


Capitolo uno


I rami degli abeti si muovevano sospinti dal vento. Sembrava che da un momento all’altro sarebbero piovuti sulle teste della persone stipate attorno al feretro. Il rumoreggiare insistente annunciò l’arrivo della moglie del defunto pronta per esprimere a parole tutta la rabbia che teneva racchiusa.
Suo marito, il capitano Brian Osbron, era stato ucciso, fatto a fette e poi centrifugato. L’assassino o gli assassini, non si era ancora sicuri del numero, e di tante altre cosette, avevano assicurato stessa sorte a resto del dipartimento che indagava su di lui. Sul temibile killer della centrifuga, soprannome che si era guadagnato per come riduceva le sue vittime. Nessuno doveva frapporsi tra lui e il suo disegno, tra lui e le future vittime, per lo più madri di famiglia che compievano più volte al giorno il tragitto casa-scuola-lavoro.
La neve, fregandosene, cadeva leggera e regolare.
La donna sospirò pesantemente, prima di avvicinare le labbra al microfono e ringraziare i presenti. L’appello che fece fu accalorato, commosso, sentito. I fazzoletti si sprecavano come i commenti: aveva solo quarantasei anni, è un eroe, poteva stare più attento.
Solo l’agente speciale Seeley Booth pensava ad altro. Tutt’altro.
Io con un uomo, mai…
Io con un uomo, mai…
Io con un uomo, mai…
Lo sguardo celato dietro gli occhiali da sole, viso corrucciato e le labbra increspate in un moto di incredulo stupore, lasciavano intuire quanto fosse dispiaciuto per la sorte toccata al suo capitano. E lo era davvero, ovvio. Ma non si poteva negare che tra le sue priorità, oltre a catturare lo spietato serial killer, c’era pure dell’altro… tutti i suoi dubbi si fecero carne e vestiti chiedendo spazio tra la folla. In ritardo, come sempre, il Profiler prese posto una fila dietro a quella di Booth. L’agente federale lo fulminò con gli occhi. La causa dei suoi dissapori interiori gli sorrise manco si trovassero ad un concerto pop. Era già tanto.
Ian Emmerich, matto com’era, poteva pure allungare platealmente la mano e farsi scappare un
-ciao- ad alta voce. È matto come un cavallo. Pensò Booth… sì che lo era, o forse no, era solo un cordiale e simpatico buontempone, o uno psicopatico asociale, come lo aveva definito Temperance Brennan. Era gelosa di lui, per quanto una donna immagine di compostezza e raziocinio possa essere gelosa di qualcuno. E se c’era una cosa che Booth non poteva tollerare di quella situazione, era che lei, Bones, sapesse.
S’udì un uccello sollevarsi in volo. Il piumaggio brillò colpito dal luccicore dei fiocchi di neve. Emmerich ne fu affascinato.
Finito il sermone della vedova, giunsero i commenti del capo della polizia.
La bara di un pesante legno scuro, fu calata nella buca preposta tra il saluto dei partecipanti.
Alla spicciolata la gente prese posto nelle rispettive auto. Da prassi, Emmerich avvicinò il suo collega preferito,“Non trovi sia ridicolo sotterrare una bara vuota?” Temperance, poco distante, rispose al posto dell’uomo. “Sei peggio dei bambini, non capisci mai quando è il momento di stare zitto?”
“Ho solo detto la mia, zucchero”
“Non chiamarmi così, e poi ti sei accorto che hai la camicia macchiata?” no, non se n’era accorto, era la risposta. Aveva fatto colazione di fretta, dopo una notte passata al computer, si era addormentato, e quando si era svegliato era già tanto tardi. Ma aveva fame e così prima si era vestito (scelta infelice) poi si era preparato due uova al prosciutto.
Intervenne Booth,“Non essere severa Bones. Quella macchia non si vede neppure, io non me ne ero accorto” la donna sbuffò. La solita storia, fa finta di detestarlo e poi lo difende sempre.
“Te ne rendi almeno conto?” gli sbuffò una volta che furono soli nell’auto del poliziotto. Booth l’era passata a prendere quella mattina.
“Di che cosa?”
“Che lo difendi sempre! Sembri quasi contento che ci abbiano affibbiato uno studente sociopatico affinché ci aiutasse a stanare il killer della centrifuga”
“Me lo hanno affibbiato casomai”
“Il tuo partner” sibilò irritata.
“E già, volevi restare sempre e per sempre tu la mia unica partner, vero? Bones, tu sei gelosa, sì sei proprio gelosa marcia!” Booth non conosceva questo lato di lei. Da quando c’era Ian Emmerich, quel bel bocconcino di Ian Emmerich, così lo avrebbe definito Angela Montenegro, tra l’inossidabile coppia, qualcosa era cambiato. La donna era cambiata. Era diventata una donna, per l’appunto, piena di alti e bassi e di dubbi. A Booth non dispiaceva la nuova Bones, un po’ meno interessata alle sue dannate ossa, un po’ più all’indagine, a come tenersi stretto il suo Booth in un certo senso. Era ammirabile che si preoccupasse di lui. L’agente le voleva bene, indubbiamente era attratto da lei. Ma da un po’ di tempo a questa parte… no no no.
Io con un uomo, mai…
Io con un uomo, mai…
Io con un uomo, mai…
Di nuovo quella litania a farla da padrona.


“Secondo te è gay?” le aveva chiesto Angela sbrigativamente.
“Non sono io la Profiler, non dovresti chiederlo a me”
“Ma tu lo hai notato che… insomma con Booth è un po’…”
“Pesante?”
“Ecco sì, pesante è la parola giusta. Oddio sarebbe davvero un gran spreco. È così carino…”
“Dio Angela, falla finita. Non è niente di speciale. Ha solo gli occhi celesti che… sì l’antropologia moderna definisce attraenti in quanto di un colore più raro rispetto alle possibili alternative. Ma da qui ad essere definito attraente ce ne passa” Temperance mise fine al dialogo per rispondere ad una telefonata di Booth.
“Che c’è?”
“Ne hanno fatto fuori un altra”
“Perché io?”
“Lo sai o no di chi stiamo parlando, dai” Booth le rispose con tono scocciato. Si trattava dell’ottava vittima del killer della centrifuga. E nessuna di quelle persone era stata riconoscibile dopo il trattamento subito da quell’essere abbietto. Se c’era qualche frammento di ossa da studiare era già molto. E più Brennan avrebbe voluto restarne fuori, più l’assassino la tirava dentro.
La scena del crimine era protetta dai picchetti. “Stessa procedura, prima le rapisce, poi le porta nel suo covo e quel che ne resta lo getta”
“Questa volta ha lasciato qualcosa… la donna era incinta” Temperance indicò la parte interessata. Booth non riuscì a trattenere un espressione di disgusto. Tra quei resti c’era un feto, o quel che ne restava.
“Per un padre deve essere difficile guardare uno scempio del genere” si udì la voce di Ian a pochi passi da loro.
“Ora anche la scena del crimine? Non dovresti essere in una stanza piena di criminologi a scrivere su di una lavagnetta?”
“E perdermi le sue dissertazioni, dottoressa Brennan, mai e poi mai” così dicendo appoggiò la mano sulla spalla di Seeley Booth. La donna non riuscì a trattenere lo sguardo incredulo. Un gesto tanto cameratesco? Che fa tanto buddy-buddy? Booth tossicchiò imbarazzato ma si vide bene dallo scansarsi.
“E dopo lo spettacolino splatter andate a bere una bella birra ghiacciata?”
“Tu che ne dici maschione? Si può fare?”
“Ehm io… cioè… ”
“E lei dottoressa, fa il puzzle con i suoi ossicini o si unisce a noi?”
“Scherziamo? Io rovinare la vostra seratina speciale tra uomini? Anzi tra agenti dell’FBI tutto succo?” ironia, ironia, ironia…
“Davvero Emmerich, non so se mi va” la mano passò dalla spalla al braccio con tutta l’intenzione di essere, brutale ma a tutti gli effetti, una carezza. Avvicinò il volto di parecchio a quello del collega
“Dai Booth, non farti pregare” come risposta abbassò lo sguardo che cadde di nuovo sul cadavere o su quello che ne restava.
“Però non parliamo di questo”
“E nemmeno della signorina Brennan” concluse Ian facendo adirare nuovamente la scienziata che li vide allontanarsi furtivamente.



Capitolo due


“È cotta di te”
“Finiscila”
“È assolutamente, ossessionatamente, stracotta di te”
“Ma non si era detto di non parlare né di lavoro né di Bones?” Il locale che avevano scelto era fumoso e pieno, non proprio il posto ideale dove scambiare quattro chiacchiere. Il sottofondo musicale dei Nirvana con Rape me, rendeva l’atmosfera vagamente erotica. Tutto era vagamente erotico quando c’era di mezzo Ian Emmerich. Da come piegava la testa da una parte quando pronunciava qualche amenità, al modo in cui si succhiava il labbro inferiore per poi lasciarlo andare con uno schiocco. Per non parlare di quando si leccava le dita imbrattate del burro dei popcorn… un dannato bel bocconcino, Angela Montenegro restava di quell’idea. E chissà che avrebbero dato, lei e altre cento impiegate del Jeffersonian per essere al suo posto in quel bar. Al posto di entrambi. Rape me fu sostituita dalla ancor più vecchia Flesh for fantasy, evidentemente quel pub prediligeva il vintage.
“Non è fantastica?
faccia a faccia
schiena a schiena
senti e vedi
il mio assalto sessuale
cantalo,
carne, carne per la fantasia
gridiamo” Ian canticchiò l’aria della canzone con lo sguardo fisso al suo interlocutore. Pieno di sottintesi nemmeno tanto sottintesi.
Io con un uomo, mai
Io con un uomo, ma
Io con un uomo, ma pezzo di cretino, hai capito? Tu con un uomo mai, ho detto!

Dopo il terzo bicchiere le idee dell’agente Booth si fecero meno pesanti e più ardite,
“Dunque tu pensi che se ci provassi, intendo, chiedendole di uscire, lei ci starebbe?”
“Stiamo sempre parlando dell’antropologa forense nonché scrittrice di best seller?”
“E chi altro sennò?”
“Mmm”
“Che vuol dire: mmm?”
“Vuol dire… mmm, una buona scopata”
“Cosa te lo fa pensare?”
Ian sorrise malizioso,“Sono un Profiler, se te lo dicessi…”
“Ok, ok non lo voglio sapere, o meglio, lo scoprirò da me”
“Però poi non venirmi a raccontare come è andata” a quella il piglio del ragazzo si fece finto serio.
“Tranquillo, non sono uno stupido fanfarone. Però adesso me lo dici: perché pensi che sarà una bella scopata?”
“Siete attratti l’uno dall’altra. C’è una chimica speciale tra voi. Fortissima. Quando tra due esseri umani c’è una chimica così, è scontato che prima o poi qualcosa succede” stava ancora parlando di lui e Brennan?
“Scusa io… non avrei dovuto farti questa domanda…”
“Non ti preoccupare”
“No, è che non vorrei che pensassi…”
“Che vuoi farmi ingelosire?”
“No, no, no” invece era proprio si si si! “Volevo dire… che sono quel tipo di persona. Insomma che chiede consigli sul sesso, sull’amore ecc ecc”
“Dolcezza, non c’è niente di male a chiedere consigli”
“Infatti…”
“Tranquillo. Fattela pure, non sono geloso, magari un tantino invidioso ma è la vita. La prossima volta rinasco donna e io e te ci facciamo le scopate più memorabili della storia” a questo punto Booth, nonostante la leggera sbronza, era davvero troppo a disagio.
“Ti ho fatto arrossire, mi dispiace!”
“E perché questa volta ti dispiace? Non fai altro che mettermi in imbarazzo. Ci provi gusto”
“Hai ragione, non mi dispiace affatto. Anzi, con il colorito più acceso sei ancora più sexy, maschione”
“Finiscila” Ian fece gli occhi dolci. Poco dopo lasciarono il locale.
Camminarono fianco a fianco fino a giungere accanto alle rispettive auto. Booth non era tanto sicuro di farcela a guidare ma chiedere un passaggio a Emmerich era sconveniente, in quanto il suddetto non nascondeva affatto l’attrazione che provava per lui.
Ma che cazzo me ne frega? Io con un uomo, mai, giusto?
“Se lascio la macchina qui, e ti chiedo un passaggio, tu, da bravo Profiler penserai che è un modo implicito di provaci?” il biondino si avvicinò con fare minaccioso. Quando fu ad un soffio da lui parlò: “Hai fatto tutto da solo”
“Dico sul serio”
“Sta tranquillo. Mi hanno già rifatto il naso due volte, non credo che una terza mi gioverebbe”.
Per la prima volta Booth notò effettivamente una leggera cicatrice al centro del naso di Emmerich.
“Non ti picchierei”
“Allora cosa?”
“Solo che non voglio che tu usi quelle tecniche del cavolo. Sai di cosa parlo: ipnosi, manipolazione”
“Quello non me lo hanno insegnato all’FBI, lo facevo anche con mia nonna quando la volevo costringere a comprarmi un regalo”
“La casa di Barbie?”
“Veramente giocavo con le pistole” ebbe un ripensamento subitaneo e aggiunse: “Tu che ne sai della casa di Barbie?”
“Ecco lo vedi, lo stai facendo!”
“Cosa?”
“Insinuarmi una specie di dubbio. Io non lo sono, cazzo Ian, quante volte te lo devo ripetere: IO NON SONO GAY! Tutt’altro. Se cerchi qualcuno che ti fotta vai in quel tipo di bar, o in discoteca, insomma dove ci sono quelli come te”
“Prima di tutto non sono gay ma esteta. E indubbiamente tu sei un gran pezzo d’uomo. E poi casomai sto cercando qualcuno da fottere”
“Frena frena, piuttosto faccio colazione con i resti di quella povera donna”
“Piuttosto che congiungerti carnalmente con moi?”
“Mi accompagni o no?”
“Ma certo, stallone. Sali”.


Booth provava dei sentimenti profondi per Bones, la sua dottoressa degli orrori. Erano sempre stati attratti l’uno dell’altra, lo sentiva nel suo profondo che anche lei provava qualcosa per lui, qualcosa che tentava in tutti i modi di celare dietro la facciata della scienziata razionale e integerrima. Mille e più volte aveva dovuto usare tutto il suo autocontrollo per non baciarla, per non confessarle quello che gli suscitavano i suoi occhi chiari e espressivi, così simili a quelli di una bambina troppo intelligente ma ingenua. Era proprio la sua ingenuità, quel candore che la rendeva simile ad un’adolescente ancora troppo acerba per prendere decisioni da donna che contrastava nettamente con l’antropologa forense (un mestiere che mette paura solo a pensarlo) ad attirarlo di più e anche la possibilità di poter trovare un caldo cuoricino di donna dietro a quell’apparente cumolo di ghiaccio che pareva attanagliare il suo cuore. Ecco perché Booth aveva deciso di provarci con lei… almeno era quello che sperava. Eppure c’era un piccolo, minuscolo tarlo nel cervello che gli suggeriva di provarci con lei per contrastare qualcos’altro… Ian Emmerich. Come non sentirsi l’animo in disordine dopo una serata come quella? Forse esisteva una cura per quello che provava o che pensava di provare. Forse E poi era cattolico lui, conosceva i salmi a memoria, andava regolarmente in chiesa. Come poteva provare attrazione per un uomo? Ma dopo le decine di provocazioni che si erano perpetuate anche durante il tragitto a casa, l’agente non era riuscito a liberarsi dell’immagine di Ian. Era dannatamente difficile addormentarsi dopo una serata come quella… e Bones lo aveva capito, lo temeva o meglio: lo sapeva. Era questo aspetto che lo spaventava di più. No, non dovevano esserci dubbi. Se non avesse e alla svelta chiarito i sentimenti che l’attiravano verso di lei avrebbe perso per sempre la possibilità di farsi amare dalla donna che gli era stata più vicino. Che gli aveva toccato nel profondo le corde del cuore. La madre di suo figlio in confronto era una specie di avventura da bar!
Quella mattina si svegliò con la certezza che la sua decisione avrebbe confutato i suoi dubbi. I suoi e quelli di lei. Dopo tutto erano stati per anni una squadra, lo erano tutt’ora. Ma non c’era scritto da nessuna parte che non potessero provare ad amarsi. E se lei non ne avesse voluto sapere? Se si fosse trincerata dietro un atteggiamento cinico e sprezzante? Non era da lei ma… chissà forse me lo merito. Meditò, subito dopo un’altra considerazione. Sesso. Solo sesso. Una bella scopata. Una scopata grandiosa, come con il suo –mmm- aveva sottinteso il Profiler. Ed ecco che stava di nuovo pensando a lui. No, non doveva mettere i pensieri su Bones e sul sesso con Bones sulla stessa riga di Emmerich. Se lo giurò guardandosi allo specchio. Doveva farsi la barba. Una volta che le guance furono meno virili cercò di non pensare. Di non pensare a niente.

2 commenti:

Alex G. ha detto...

Che dire, il secondo capitolo è davvero esilarante e le interazioni tra i due stupende. Mi è piaciuto molto, sei riuscita a rendere molto bene l'attrazione tra i due e anche la gelosia di Brennan. Continuala presto, voglio sapere come va a finire

Anonimo ha detto...

"sì l’antropologia moderna definisce attraenti in quanto di un colore più raro rispetto alle possibili alternative. Ma da qui ad essere definito attraente ce ne passa" Questa è bella! però devo ammettere ke dalle successive descrizioni lui sembra molto + attraente del protagonista... anke se poi man mano pare si trasformi da gran seduttore aed un gay centometrista (per dirla alla L world se non sbaglio)Quasi alla jack mcfarland, con il suo dire tesoro, ke mi perde un pò di fascino. Mentre fa sorridere l'improvvisa e continua cantilena ke si ripete la vittima del dubbio!... Di lei onestamente soprattutto in questi 2 capitoli ce ne può fregare di meno, si lui la ama, ma ci sono tanti tipi di amori... Stilisticamente Gusy scrivi davvero benissimo la tua capacità descrittiva è in teressante, perchè non è eccessiva ma rende bene l'idea dell'atmosfera ke si respira in quel momento, anke se devo ammettere ke l'apprezzo perchè i racconti sono brevi, altrimenti io sono + il tipo da: spazio ai dialoghi ki se ne frega delle descrizioni, poi però mi devo ricredere xkè in effetti in alcuni casi hanno la loro importanza. Comunque brava Giusy per un momento durante il 1° cap mi hai fatto venire voglia di vedere sto telefilm... poi però mi sono immaginata al tv come ogni volta ke lo becco e mi sono detta: tanto non lo vedrò! ... però almeno la tua versione la leggerò!.

ah PS interessante il tuo crescendo di mistero ke metti sempre in tutti i tuoi scritti almeno quelli ke ho letto, si intravede e poi si palesa, è positivo secondo me crea suspace (o come diavolo si scrive).

BY ERSIEN