martedì 22 ottobre 2013

Beauty farm



Fandom: segreta
Pairing: Nicholas/Demetrios.
WARNING: Contenuti slash NC17 per scene di sesso




Entro in questa specie di beauty farm, Spa... non so definirla, ci entro oggi come ci sono entrato altre volte, ogni settimana da quattro mesi a questa parte. Sempre massaggiatori e massaggiatrici diversi-e. Il massaggio per me è importante, mi isola dal mondo per un’ora. Mi piace, mi piace tutto del massaggio: essere coccolato, il caldo sensuale, la musica rilassante, l’odore di incenso. Mi sento bene e per un’ora sono... oddio, non dico felice... distratto? Ecco, distratto è la parola giusta. I migliori soldi che spendo forse. Sì, mi serve una distrazione. Al lavoro c’è sempre quell’aria tesa, a casa... a casa peggio! Quando vado a trovare mia madre, non so che sperare: se abbia una di quelle crisi di pianto dove mi parla di Emanuele e Violante, o che la trovi immobile, davanti alla televisione. Di fronte a qualcuno che parla, ma lei non sta ascoltando sul serio. Catatonica.

Non mi interessa essere capito, consolato, che mi si dia ragione. Voglio solo staccare per un’ora e questo massaggio è l’ideale. Entro. Come sempre è il calore e l’odore ad accogliermi, la musica dolcissima. La tipa alla reception ha l’aspetto in tutto e per tutto della maitresse. Mi ha raccontato che fa l’attrice. Mi ha anche chiesto di venire a qualche spettacolo. Ho declinato gentilmente. Il teatro è una passione che ho abbandonato da molto. Anzi: che mi ha abbandonato.

Sborso i miei quarantacinque euro cercando nelle mie espressioni un sorriso ma ne esce solo uno stanco ghigno. Mi avvio. Passo in questo corridoio stretto e camerini mi scorrono a fianco. Arrivo finalmente nel mio. Mi spoglio. Poggio gli abiti sull’apposita sedia. Mi sdraio. Ecco che arriva, ma non si tratta di una ragazza, questa volta, ma di un ragazzo. Giovane. Diciamo sui venticinque, ma ne dimostra trenta. Non lo guardo sul serio. Si presenta, si chiama Demetrios. Però... bel nome, adatto al suo viso. Mi sorride Demetrios, io sorrido quasi genuinamente.

Iniziamo.

Sono subito gettato in un vortice, avvolgente e piacevole. Mi riesce difficile descrivere cosa mi fanno provare queste mani piccole su di me, che mi toccano nei punti giusti, che mi toccano... voglio essere toccato! Queste mani che fanno di me ciò che vogliono loro. Oddio, che roba, finalmente non sto pensando. Non sto pensando a niente. Le mani di Demetrios mi accarezzano, mi manipolano, i polpastrelli sembrano voler entrare dentro le mie carni. Il massaggio è sensuale, anche troppo, e anche dolce però e, allo stesso tempo, deciso. Lui fa di me quel che vuole. Su ogni parte del corpo. Sul petto, sotto le ascelle, sulle braccia, sul ventre, sugli inguini, sulle gambe, sui piedi. Quando arriva ai piedi penso che potrei svenire di piacere. Questo ragazzo è bravissimo! Ha tolto la gravità dalla terra, e io ora io sto fluttuando mentre lui introduce le sue dita tra quelle dei miei piedi. Perché nessuno mi ha mai toccato così? Mi sono perso qualcosa. Sicuro. Sento che non posso resistere, devo gemere, è troppo bello... Socchiudo gli occhi mentre Demetrios è chino su di me, che mi lavora i piedi. Il suo viso ad un soffio, potrebbe quasi baciarmi le dita. Che meraviglia! Al solo pensarci ho un’erezione, cosa non tanto consona quando sei in boxer di fronte ad un estraneo. Ai piedi di un estraneo direi, o sono i miei piedi di fronte a lui? Non importa.

Demetrios sorride soddisfatto.

Con i piedi finisce il massaggio? Nemmeno per sogno! Mi chiede di girarmi pancia in sotto. Ubbidisco volentieri: l’ho detto, sono in suo potere e basta.
Adoro essere massaggiato, sulla schiena specialmente ma Demetrios mi apre a mondi di sensazioni mai provate, come un bimbo che viene al mondo. In questo marasma di emozioni continuo a fluttuare e la mia mente a staccarsi dal corpo, decisa a non pensare più, a non ricordare più. Tutti gli impegni? Cancellati. Tutti i pensieri negativi? Cancellati. Tutta la mia vita: cancellata! È bello così, doveva succedere, qui e adesso. Forse sono morto, penso... ma di una morte bellissima! Il massaggio continua sulla mia lunga schiena, sulle reni, e poi subito le gambe, i piedi di nuovo e i glutei. Sono felice, l’ho detto? Poi, improvvisamente, ho freddissimo.

Sono triste.

Il massaggio è finito. Demetrios sta per lasciarmi. Non voglio, non può finire ora, non così presto. Ma se glielo dico, che figura ci faccio? Sono le 20,00, la mia oretta di piacere assoluto è passata. Come si fa?
“Spero le sia piaciuto” mi sorride ma si capisce che è stanco, provato. Noto solo ora che si è tolto la maglietta, rimanendo solo con pantalone bianco e largo. La sua pelle luccica di sudore e io ne sono attratto. Non mi sto nemmeno a domandare perché. È da molto che me ne frego di chi o da cosa mi senta attratto. Forse perché i soldi che ho, quelli che non sono mai mancati, mi hanno sempre permesso di togliermi ogni capriccio, vizio. Ma ogni volta che penso ai soldi, al mio vivere libero e libertino, mi riviene in mente il titolo di una famosa telenovela anni settanta: Anche i ricchi piangono.

Lo sa bene mia madre che ha pianto assai i suoi due figli morti, i miei fratelli. Un velo di tristezza acuta deve essere caduta sul mio volto. Demetrios se ne avvede. È sicuro che l’ha capito, dopotutto ha capito ogni cellula del mio corpo, ha beato ogni cellula del mio corpo. Voglio ancora le sue mani su di me. “Ho un altro cliente, mi dispiace” si scusa, mi ha letto nel pensiero, fuor di dubbio. “Torna domani se puoi, lo faremo durare di più”. Non riesco nemmeno a rispondere, ma le cose che vorrei dire... “Sto respirando e vivendo solo nell’attesa di domani. Ti prego torna a violentare la mia mente, ad accarezzare ogni mio organo, fammi sentire di nuovo così. Fammi sentire morto!

Tutti dicono di volersi sentire vivi, di voler far qualcosa che li faccia sentire vivi. Io no! Demetrios regalami ancora questa dolce morte, già... dolce morte. È quello che mi capita un’ora dopo circa, a casa mia, dopo una masturbazione selvaggia durata cinque minuti o forse meno. Non riesco a capirlo il tempo. A volte i minuti durano ore, le ore minuti e i giorni attimi.

Il giorno dopo, le ore che mi dividono dal massaggio con Demetrios non passano mai. Giro come un pazzo tra un ufficio e l’altro, allucinato. Alla ricerca di chissà cosa. Non mi hanno mai visto così. Sto mentendo: mi hanno visto spesso così, ma per altre ragioni.

Ora di pranzo: andrà giù in qualche modo questo risotto alla milanese? Va giù. Va fuori dal mio corpo due ore dopo circa e, finalmente, alle cinque in punto, sono io fuori. Schifato me ne vado. Vorrei non dover passare da casa per farmi la doccia e andare al beauty farm, ma la doccia me la devo fare. Non posso mica puzzare. Però vorrei volare, ecco: potessi volare! Invece di dovermi ritrovare in questa scatoletta metallica superaccessoriata. Il prodigio della tecnologia che è la mia automobile.

Inizio a pensare, purtroppo, questo è un vizio! Inizio a pensare a un giorno qualsiasi di dodici anni prima, che ero a Londra. Uno dei tanti studenti e ripenso alla guida a destra e al mio vizio irriducibile di guardare dalla parte sbagliata prima di attraversare, a rischio vita. Troppe volte! A come mi sentivo libero, normale. Con le mie normali insoddisfazioni, paranoie giovanili. Con le attitudini giovanili, tipo quella alla ribellione, o a sognare. Quando ho smesso di sognare? Quella mattina forse. Già. Il mio telefono ha squillato. Ed ecco che la mia gioventù è finita. La vocina di mio padre, un soffio. Le mie gambe che si piegano, non riesco a parlare, non riesco a piangere. Mia sorella e mio fratello sono morti. La macchina dei miei e dei loro amici fuori strada e puf! Si finisce sulla lista delle stragi del sabato sera. Che poi era soltanto giovedì.

Per fortuna il semaforo è scattato. Il verde e io riesco finalmente a tornare a casa, a farmi la mia agognata doccia.

Sono le 18.48 e io ho difficoltà a trovare parcheggio. Poi una paranoia: e se Demetrios non ci fosse? Se mi hanno affibbiato un’altra o un altro? No ma io non sto zitto, questa volta la maitresse mi sente, quell’attricetta biondo finta con le sue rughe del cazzo. Ma perché non si fa un bel siringone di botulino che fa schifo? No, ci deve essere per forza. Demetrios, e Demetrios ci devi essere! Tu mi fai morire, io voglio morire con le tue mani.

Ecco, ci siamo. Finalmente un buchetto l’ho trovato. Maledettamente difficile parcheggiare al centro di Milano, ma questa zona sembrava tranquilla. No, sarà che le altre volte non avevo tutta questa ansia di puntualità. Di fatti, a vedermi arrivare con tre minuti di anticipo, l’attrice si stupisce. “Vedo che il nostro maghetto ti ha conquistato Nicholas. Non sei mai stato così puntuale!”
“E ho avuto pure difficoltà a trovare parcheggio” ammetto mestamente. Ma sono felice, di nuovo. Confermato che c’è Demy! Lo chiamo Demy ora tra me e me.

Mi accingo ad entrare nel solito corridoio e lo vedo. Mi sorride. Indossa una lunga camicia tipo indiano (non d’America, indiano dell’India) dai colori caldi e i pantaloni sono sempre bianchi e larghi. “Ciao, seguimi” intuisco dalla sua voce che anche lui è felice di vedermi. Eppure il giorno prima l’ho stancato parecchio. Massaggiare uno alto come me è lavoro extra! Lo seguo, ci mancherebbe. Fiducioso e desideroso di perdermi con lui. Dietro una porta troviamo una scala e scendiamo da basso.

Apre una tendina. Una grande stanza piena di quadri buddisti e incensi, e altre divinità indi. Niente lettino. Mi immergo nell’atmosfera: c’è il rumore di acqua. Non è una fontana ma una vasca, una vasca idromassaggio. Faremo l’idromassaggio? Ho un brivido. Mi tolgo istintivamente le scarpe. Il pavimento è caldo. Che bello che sia così caldo! Mi ritempra da quel freddo che c’è fuori. E posso spogliarmi più volentieri. Prima di lasciarmi solo a spogliarmi, Demetrios mi indica il pavimento dove sopra ad un tappeto orientale c’è un lenzuolo color oro e sopra questo un perizoma di carta. “Sarai più libero di godere appieno del body massage” mi fa. Premesso che io l’inglese lo parlo benissimo, non capisco. Non è body massage in ogni caso? Ecco, mi spoglio e indosso quel coso di carta che non conterebbe la mia verga nemmeno se mi ci mettessi di buzzo buono con i pensieri spiacevoli. E nemmeno se facesse così freddo. Pazienza. Lo piego da una parte e se sguscia di sotto... si è tra uomini. Non penserà che voglio abusare di lui. Le palle non ci staranno mai. Questi cosi di carta non sono fatti per contenere i coglioni, è certo!

Demetrios torna e io sono sdraiato sul lenzuolo color oro chiappe al vento. Un minimo imbarazzo. Inizia la musica. Niente a che vedere con l’India, con Buddha e la roba tantrica alla quale sono abituato. Si tratta di una nenia sensuale ed elettronica. Anche neopsicadelica. Mi piace, non c’è che dire. Mi piace tutto. “Girati” mi fa. Bello quest’uso dell’imperativo. E poi da quando ci diamo del tu? Perfetto, mi giro.

Devo avere davvero una faccia buffa che diventa sicuro ridicola quando mi accorgo che Demetrios ora è perfettamente vestito – nudo, come me. Con un perizoma di carta. Ora, se fossi l’uomo perfettamente eterosessuale che ero qualche anno fa, come minimo sarei scappato. Magari nudo in mezzo alla strada e al freddo, pur non di non restare in quella situazione così ambigua. Non scappo certo, ma la sorpresa è tanta. “Rilassati, vedrai che ti piacerà” mi rassicura Demetrios accarezzandomi la fronte per chiudermi gli occhi, come si fa ai morti di morte violenta, quando crepano con gli occhi sbarrati. Abbasso le palpebre ed è così bello, così bello sentire quelle mani di nuovo su di me. Mi scappa un sospiro di piacere. Per un po’ il massaggio va avanti con Demetrios seduto al mio fianco ma poi, mi sale sopra, a cavalcioni. Gli inguini prossimi. Reprimo la sorpresa ma non un ennesimo gemito. Socchiudo gli occhi per guardarlo e scopro che lui sta guardando me, mi sta fissando dolce e gentile.

Con gli occhi ci diciamo qualcosa ma le nostre bocche non si aprono che a sospiri. Le mani di Demetrios lavorano le mie spalle, massaggiano i muscoli, scorrono le mie clavicole. Afferrano le mie braccia. Ha un modo fantastico di massaggiare le ossa delle mani. Sì, dico proprio le ossa. Come se riuscisse a penetrare quel piccolo strato di pelle e tendini. È bellissimo. Ci infila le proprie dita tra le mie. Se le succhiasse impazzirei! Andrei via di cervello davvero. Perché ho pensato a questo? Perché la tiene così vicina al suo viso la mano mentre la massaggia. Riesco a sentire l’alito.

L’eccitazione sta salendo vertiginosamente ma lui sembra non farci caso, o che sia normale. Questa volta non sono proprio perso no, questa volta non sono morto. Il mio corpo è vivido e gode coscientemente. Va bene tutto, fammi tutto, sembra dire il mio corpo. Anzi, non lo dice: lo grida. Dopo aver fatto impazzire anche l’altra estremità, i piedi, si pone alle mie spalle, a gambe incrociate. Mi prende la testa e se l’appoggia sulle gambe, i miei capelli toccano il suo ventre, e anche qualcos’altro... mi massaggia le tempie, la fronte, la testa. Sembra voler farmi uscire qualcosa da dentro perché nessuno aveva mai massaggiato le mie meningi in questa maniera ed è qualcosa di eccezionale. Ora mi rilasso e torno a volare mentre il suo corpo si tende al mio. Riesco a sentire il suo cazzo duro contro la mia testa. Mi fa sorridere un po’ questa cosa. Allora è coinvolto anche lui, massaggiare è bello quanto farsi massaggiare?

E vogliamo parlare del collo? Il massaggio al collo non lo posso descrivere, lo posso solo godere. E ora le mani continuano, sul mio petto e sul ventre. Deve chinarsi per arrivare alla pancia cosicché da farmi sentire i suoi capelli lunghi. Dio se è eccitante! Le sue mani si stanno occupando dei miei fianchi e la sua bocca è così vicina al mio cazzo. Basterebbe il minimo tocco a farmi schizzare, lo so.

Sento il respiro del mio massaggiatore farsi affannoso. Mi fa togliere dalle sue ginocchia. Si alza. Prende una boccetta, probabilmente un olio diverso da quello con il quale mi ha unto fin’ora. Un profumo di agrumi si diffonde nella stanza. “Girati ora” di nuovo l’imperativo. E io sono petto al pavimento. La testa però è leggermente in su e questo non va bene, fa sapere lui. “Resta rilassato, premi la guancia al pavimento, così” mi aggiusta la testa e me la piega da un lato. Bellissimo.

Demetrios non smettere mai di toccarmi, non smettere più.

Sto dicendo tra me. E mi tocca. O si che mi tocca... prima mi riempie d’olio dai capelli ai talloni. Poi si spruzza qualcosa addosso ed ecco: finalmente il body massage di cui mi ha parlato. Ora capisco tutto. Non sono più solo le mani di Demy a massaggiarmi ma il suo intero, fresco, giovane e piacevole corpo. Con il viso, con i capelli, con le spalle, con il torace, con la peluria del torace, con gli inguini, le gambe, Demetrios mi sta dando il suo corpo. Si struscia su me in una maniera così sensuale che sento il bisogno di aggrapparmi da qualche parte, bisogno istintivo e primordiale. Di spalle trovo i suoi fianchi. I nostri sospiri si mischiano come si mischia il nostro sudore. “Ti prego...” mi sfugge. È un grido d’aiuto e Demetrios non si sottrae. “Va bene, girati ora” nella voce sento un sorriso. Quando mi giro so già chiaro come finirà. E finisce molto, molto presto. Non può strusciarsi a lungo così, in quella maniera. Senza l’ausilio della mani i nostri membri esplodono a breve distanza l’uno dall’altro. In realtà vengo prima io, poi Demetrios strofina il suo cazzo, piccolo ma perfetto, sull’abbondante sperma che ho attorno e viene mordendosi il labbro per non urlare. Ora mi bacia, mi sta baciando. Voglio le sue labbra. Le mordo, le lecco, le accarezzo con le dita. Continuiamo a muoverci l’uno sull’altro, mai paghi. Lentamente però scovoliamo nell’oblio post – orgasmico.

Che succederà ora?


“Laviamoci dai” mi propone una volta in piedi e sorridente. Lo guardo portare a livello l’acqua, continuare a sorridermi. Dobbiamo ancora dirci un milione e mezzo di cose. Conoscerci. Perché a me sembra di conoscerlo da tutta la vita. L’amico, l’amante, il collega. Mi fa spazio nella vasca, io così grosso, lui più normodotato. Nella vasca riusciamo a parlare, poco e di cose banali. Poi, finalmente, mi guarda. Lo sguardo di un ragazzino timido ma innamorato, sicuro. E mi fa: “Io sono single, e tu?”. 

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