Clayton McCarthy
Capitolo 1
William McCarthy sapeva farsi rispettare, almeno il più delle volte. Se al ristorante qualcuno veniva servito prima di lui, alzava il sopracciglio destro e adocchiava il cameriere in segno di sfida. Ma il più delle volte stava zitto. Sapeva farsi rispettare durante le file al cinema o ai vari spettacoli teatrali. In qualsiasi occasione nella quale la sua supremazia fosse messa in discussione.
Ma a letto non c’era supremazia né rivalità. Tra le lenzuola preferiva stare sotto.
Heath Burton e William McCarthy, il giorno che la loro amica Stacy mise al mondo la sua bambina, a cui ebbe l’infelice idea di metter nome Vanilla, stavano insieme da tre anni, sette mesi e undici giorni.
Un bel record per una coppia perennemente accerchiata da predatori.
Musicisti, compositori, faccendieri, impresari, agenti vari, giornalisti vari, e, naturalmente, spettatori vari. Più specificatamente fans. Sì, perché William di mestiere faceva il direttore d’orchestra, uno dei più in voga a New York e Heath era un cantante e, all’occorrenza, sapeva anche ballare.
Malgrado questo erano sempre stati fedeli l’uno all’altro. Non erano una coppia aperta, anche se erano mentalmente aperti e non giudicavano quelli che preferivano far sesso in giro giustificandosi che, per l’appunto, si trattava solo di sesso e nessun coinvolgimento emotivo. Ecco perché quando Heath incontrò lo sguardo birichino di Jake Keane, un ginecologo fortunatamente nello stesso vagone della metropolitana il giorno che Stacy diede alla luce Vanilla, quando incontrò il suo sguardo dicevamo, beh non parliamo di scintille, né di chimica sessuale, né tanto meno voglia di trasgressione: fu subito amore.
La metropolitana brulicava di gente come ogni giorno. Heath si era svegliato di cattivo umore quella mattina, la continua frequentazione con Stacy lo stava stremando. Era come se gli ormoni in subbuglio della gravida fossero contagiosi e stessero insidiando il suo equilibrio. Ma voleva bene alla sua collega, e da quando lei aveva deciso di tenere il bambino, il risultato di un condom tanto trascurato da rompersi sul più bello, lui e William non le avevano mai fatto mancare nulla. La viziavano, la incoraggiavano, la accompagnavano alle varie visite, ecografie, a comprare culla e tutto l’occorrente per la sua piccolina. Di fatti, quel giorno si stavano recando in clinica per controllare il battito fetale.
Alla data presunta mancavano una manciata di settimane.
“Non puoi capire quanto odio dover salire sulla metro!” esordì in un sospiro, “ci fosse stato almeno un cane che mi avesse offerto il posto”.
“Da qui nemmeno si vedono i posti, Stacy. Porta pazienza”.
“Ma quale pazienza! Ho i piedi gonfi, devo pisciare e questa piccola peste non la smette più di giocare a calcio con il mio fegato” non fece in tempo a pronunciare la parola fegato che una frenata improvvisa e inattesa scaraventò tutti in avanti. Non fu panico ma qualcosa del genere. Tutti iniziarono a vociferare. Bomba, attacco terroristico furono le opzioni più gettonate. Niente di così grave, per fortuna. Ma nemmeno c’era da stare allegri. Il mezzo sul quale viaggiavano aveva problemi. Almeno fu quello che specificò scusandosi il conduttore del mezzo attraverso la radio di bordo.
E fu in quel preciso momento, in quel preciso istante, che Vanilla decise di venire al mondo. Così. Senza preavviso, una mezza secchiata d’acqua cadde tra le gambe della ragazza e sulle Hogan del ragazzo.
“Cosa è stato? Si sta allagando la metro?”.
“Oddio, Heath, no no no!”.
“Cosa?”.
“Mi si sono rotte le acque”.
“Stai scherzando, vero?”.
“Vaffanculo, Heath, secondo te scherzerei su questo?” infatti, non scherzava. Di lì a poco l’attenzione fu tutta per loro due. Le porte si aprirono e miracolosamente la gente cominciò a defluire fuori.
“Stai calma Stacy, ora possiamo scendere e tu presto sarai in clinica dove una brava equipe farà nascere la tua bambina”.
“Ma cazzo, come? Dico: hai visto quanta distanza c’è tra il muro e la metro? Mi dici come cazzo ci passo io?” un sospiro di solidarietà delle poche persone rimaste fece intendere che altre donne e uomini avevano lo stesso suo problema. Non erano incinti, solo obesi. Tutti tranne uno. L’unico uomo in forma si avvicinò alla donna con fare cordiale.
“Ora si stenda”.
“Perché mi dai ordini?”.
“Sono un medico, un ginecologo per sua fortuna”.
“Ah sì? E chi me lo dice che non sei un depravato che vuole frugarmi tra le gambe?”.
“Tranquilla. Sono davvero un ginecologo e sono pure gay” sorrise esibendo il tesserino della Columbia hospital oltre ad un sorriso degno di Hollywood.
La ragazza fu fatta stendere.
“Gli uomini si voltino!” gridò deciso il medico. Sapeva il fatto suo, pensarono.
“Mio Dio... ” enunciò.
“Mio Dio? Perché mio dio?” chiese ansioso Heath.
“Non si preoccupi suo figlio è in buone mani”.
“Perché dice questo?”
“Non è suo figlio” corresse Stacy. L’interesse dei presenti stava diventando palpabile.
“Si sente la testa. Sta uscendo”.
“Ma non è possibile! Cazzo, cazzo, cazzo!” sbraitò Stacy.
“Non si preoccupi, non è il primo bimbo che faccio nascere. Ok, è il primo che tiro fuori dentro una metropolitana ma non è così grave. Deve solo respirare a fondo e quando sente di dover spingere, spinga”.
“Ma non sarà pericoloso?” chiese Heath
“Tranquillo” ammiccò. Era gay, era bello, era un dottore. Heath era già innamorato perso.
E lo fu ancora di più quando lo vide sporco di sangue dalla testa ai piedi, tenere tra le mani un frugoletto poco più grande di un bambolotto.
“Complimenti signora, proprio una bella bambina” tutta la metro si congratulò tanto con Stacy, tanto con l’intrepido dottore. Nell’ora successiva furono condotti fuori.
La nascita di Vanilla fu un vero evento. Ogni emittente televisiva, radiofonica, giornale e qualsiasi altro mezzo di comunicazione ne parlò. Finì persino nella home di Yahoo!
“Donna di ventisette anni partorisce dentro alla metropolitana in avaria” annunciò a gran voce Liam Spencer. “E sapete chi ha permesso questo miracolo? Niente di meno che il mio meraviglioso boyfriend” Jake Keane si ritrovò la bocca tappata da un bacio. Un lungo bacio che significava congratulazioni.
Il direttore della Emilton Life era su di giri. E non era da lui trattandosi di un tipo taciturno, pure un po’ orso. E non gli piaceva mostrare simili manifestazioni d’affetto davanti a chicchessia. Ma gli era piaciuta l’idea di festeggiare il suo ginecologo eroe. Aveva organizzato un piccolo party nel suo attico a Park Avenue.
Non amava pavoneggiarsi quando portava a termine un grosso affare come ad esempio tre mesi prima quando era riuscito nell’impresa di acquistare a prezzo stracciato un’altra industria farmaceutica caduta in disgrazia. Era un asso negli affari Mr. Spancer. Ed era per merito dalla sua passione che gli riusciva facile qualsiasi impresa. Ma quel giorno era Jake al centro dell’attenzione, per un motivo di gran lunga più nobile. Aveva salvato due vite.
Prima della nascita di Vanilla avvenuta in 5 Marzo del 2008 in metropolitana, Jake e Liam stavano insieme da dodici anni, 4 mesi e ventuno giorni. Era, come si usa dire, una coppia consolidata. Tra loro c’era una certa differenza di età quantificabile in diciotto anni anche se, ufficialmente, erano solo tredici. Questo perché quando si erano fidanzati Liam era il suo professore di chimica e Jake uno studentello quindicenne. Jake era talmente abituato a dire che aveva trentadue anni da aver dimenticato la sua vera età. Avrebbe finito per invecchiare prima, temeva, ma il risultato era che tutti gli dicevano che se li portava alla grande.
Dopo essersi congratulati con lui gli impiegati della Hemilton e amici vari tornarono ai loro drink e alle loro chiacchiere.
“Sei contento?”.
“Sono un po’ stufo”.
“Dovresti goderti tutta questa notorietà, hai lo studio sempre pieno zeppo ultimamente, no?”.
“Già, fantastico, ormai non ho più nemmeno il tempo di dormire”.
“Sei un eroe, quelle donne si fidano di te”.
“Chiunque lo avrebbe fatto al mio posto”.
“Scherzi? Non fare il modesto” E diede una forte pacca sulla spalla al suo fidanzato. Dopo di ché tornò a parlare con Patricia Weber, il suo vicedirettore.
William baciò teneramente la spalla del suo uomo. “Ti aspetto a letto” enunciò. Heath annuì con disinteresse. Fingendo di controllare la posta, attendeva che la luce con il nickname Victim for love comparisse su msg. Sbuffò. Decise di chiamarlo. Non poteva continuare ad aspettare. Avevano chattato solo una volta e a lui era sembrato meglio di fare l’amore. Pensò che fosse proprio un comportamento da deficienti. Il suo ragazzo lo esortava a venire a dormire con sensualità, e lui che faceva? Invece di ingranare la quarta e buttarsi tra le sue braccia aspettava una luce in fondo allo schermo? Era furioso con se stesso ma non fu capace di evitarlo. Prese il cellulare e scrisse l’sms.
Ti aspetto su msg, vieni?
Sono occupato ora, se resti, sveglio magari dopo, ti chiamo…
Non posso, il mio ragazzo mi vuole. Allora ci si vede domani?
Certo, a domani.
Speed date con l'autore
10 anni fa
2 commenti:
Bello, mi piace.Sospetto che presto ci saranno dei grossi guai per le due coppie, soprattuto, seè davvero scoccata la scintilla tra jackson e il bel ginecologo Jason. Continuala presto.
Grazie cara, lo farò! Sempre se riesco a farmi prendere un po' meno da "Io con un uomo mai..." eheheh
Posta un commento