Preti sconvenienti
La luce fioca di quel cielo inglese sembrava immergersi tra le pieghe della modesta parrocchia di Saint Luis come le gambe di un bambino in un metro di neve. In maniera pudica illuminava i posti a sedere dove sedevano alcune vecchie con il rosario in mano. Un po’ di polvere le sormontava. Il tabernacolo, posto al centro dell’altare, anche se modesto e privo di valore artistico, faceva la sua figura.
Padre Donald cincischiò con le chiavi della porta come sempre prima di poter entrare. Quel luogo gli aveva sempre messo soggezione. Veniva da Londra lui, -uno moderno-, lo aveva definito la signora Rose Hemilton, perpetua dei due sacerdoti della Saint Luis. Ma anche le altre donne di Denton, piccolo villaggio dalle parti di Manchester, la pensavano come lei. Era un uomo sulla cinquantina, e se non fosse stato per l’aspetto disordinato e i capelli troppo lunghi, sarebbe potuto apparire anonimo. Aveva la pessima abitudine di leggere qualcosa di diverso dal nuovo e vecchio testamento. Ah, quel vizio di frequentare i libri, anche quelli che si potevano trovare da Parrinton, il vecchio bottegaio dalle parti della stazione. La bottega Parrinton vendeva di tutto: sigari importati, cibi in scatola (una quantità), piccoli e grandi elettrodomestici, e anche le riviste sconce. Qualche donnina succinta in copertina, non la vera pornografia. Dopo tutto siamo negli anni sessanta! Aveva blaterato Parrinton junior per giustificare l’infelice condotta del suo vecchio che le acquistava piuttosto per sé e per gli altri concittadini più prosaici. Quella di debellare certe abitudini come l’uso della pornografia sarebbe stata una battaglia da sposare. Ma per il giovane parroco di Saint Luis, fare battaglie era sconveniente. Un uomo di chiesa ligio come lui, doveva solo occuparsi dell’abito talare, consacrare ostie e celebrare matrimoni e con uguale entusiasmo funerali e battesimi e, con l’avvicinarsi del santo Natale, cercare di recuperare le pecorelle smarrite. Sì, perché da quando era arrivato padre Donald con il suo atteggiamento da scapestrato, e la sua condotta immorale, molti fedeli avevano cambiato parrocchia. Padre Julian ne era addolorato, a dir poco addolorato. Come detto si avvicinava il Natale, il quinto Natale da quando era giunto a Denton.
Padre Donald riuscì finalmente ad aprire la porta. Giunto che fu davanti al refettorio, l’odore di abbacchio lo colpì come lo schiaffo del suo povero padre. Rose aveva di nuovo cucinato lo stufato di agnello che lui detestava. Sembrava farlo di proposito, per provocarlo. Padre Julian, compostamente, attendeva di iniziare. In piedi, accanto al lungo tavolo, aspettava che l’altro prete prendesse posto. “Potevate cominciare senza di me. Miss Hemilton sa che detesto l’abbacchio! Dobbiamo fare sempre tutte queste cerimonie prima di mangiare? Della semplice carne di manzo, o dei fagioli per cambiare. Magari del cavallo…”
“Mi dispiace, reverendo, ma l’abbacchio costa meno e da quando i fedeli più generosi non vengono più, il denaro non mi consente granché.”
“E da quando mettere a morte quei poveri agnellini, è valso il risparmio?”
“Le ripeto: è tutto quello che ho trovato”.
“Ah, non costava di meno. Giacché i soldi che le sono stati dati per fare la spesa sono miei e di Padre Julian potrebbe preservarci dal compare di nuovo l’abbacchio se non è troppo chiedere?” Tetra in volto, la perpetua non rispose. Fuggì in cucina oscillando la testa nervosamente.
Iniziarono il pasto. Di lì a poco a discutere.
“Sono proprio iniziative come la partita a mettere in fuga i parrocchiani. Almeno quelli più restii a certi modernismi.”
“Non vedo cosa c’è di sconveniente in un gruppo di uomini che tirano calci ad un pallone, a Londra ne facevamo una alla settimana”.
“Ma qui non siamo a Londra! Quante volte te l’ho già ripetuto? Denton è un piccolo borgo, è la periferia, è… siamo all’antica!”.
“Mi spieghi cosa c’è di moderno nel giocare a calcio. E poi non faccia finta che non le piaccia. L’ho vista come ci guardava mentre ci allenavamo, moriva dalla voglia di entrare in campo”.
A quella il sacerdote più giovane avvampò, il rossore mise in evidenza gli occhi celesti e la carnagione delicata. “ E su, Julian mio, ammettetelo che vi divertirebbe dare quattro calci ad un pallone. Siete giovane, avete la metà dei miei anni e le vostre labbra non hanno mai toccato una sigaretta, e tante tante altre cose… potreste dare la pista a tanti di quei nostri uomini”.
“Una partita contro quelli della parrocchia di Saint Michel, mi sembra fuori luogo”.
“State dicendo che la beneficenza è fuori luogo?”
“Beneficenza?” Julian apparve sorpreso. Il suo volto non era più rosso ma le mani continuavano a torturare l’abito talare come uno studente durante un difficile esame. Era nervoso, molto nervoso.
“Useremo il campo della High school e faremo una colletta a favore degli orfani di guerra”.
“Padre Donald: la guerra è finita oltre vent’anni fa”, a quella frase fece seguire un sospiro di sconforto.
“Ma gli orfani sono sempre più poveri, c’è poco lavoro e qualcuno dovrà pensare a quei poveri bambini… intendo i figli degli orfani”.
“I nipoti degli orfani di guerra. No, no. No! Non è una buona idea. E sapete perché non lo è? Per via della vostra condotta. I nostri parrocchiani, quei pochi che ci restano, penseranno che coi loro soldi andrete a bere whisky, comprerete libri osceni, o, peggio, li userete per andare con le prostitute”.
“Ancora con quella storia? Quella poveretta aveva bisogno di un pasto caldo e di un letto dove dormire, il suo magnaccia l’aveva picchiata e a noi non restava che…”.
“Ma una prostituta in una diocesi! Ma vi rendete conto? E poi ci lamentiamo che tutti pensano male di noi?”.
“Di me, casomai, di te che hanno da lamentarsi? Siete il più ligio servo di Dio dell’Inghilterra tutta”.
“Io faccio solo il prete, ” a queste parole, sul suo volto calò un velo di sconforto. Come gli sembravano lontani i bei tempi in cui c’era il vecchio Padre Andrew ed era tutto tranquillo. Lo sfacelo era cominciato dopo l’arrivo di padre Donald. Libri sul comunismo, riviste straniere, prostitute, sbronze libere. E fumo. Dove sarebbero andati a finire?
“Pensavo che se la raccolta fondi riesce bene si potrebbe dare una mano pure a qualche parrocchiano. Pensavo a quel povero tagliaboschi, rimasto vedovo con tre bocche da sfamare e nessun penny in tasca. Il vostro amico.”
“Il signor Pange”.
“Sì, Robert Pange. È una brava persona. Si fa in quattro per i suoi marmocchi. Siete d’accordo almeno in questo” il giovane prete fece di sì con la testa. Era stato appena il giorno prima a trovare quel ragazzone sfortunato e buono. Povero Robert. Con l’arrivo dell’inverno, le sue mani erano consumate a forza di spaccare legna. La gente aveva bisogno di combustibile per il camino ma gli affari non erano buoni. Perché molti non avevano di ché pagare e Robert, che era un uomo di poche pretese, faceva credito a tutti, con il rischio di non riuscire a dar da mangiare ai propri figli.
“Ieri era davvero giù, ricorreva l’anniversario della morte della moglie” si pentì per quella rivelazione. Padre Donald faceva sempre battute di pessimo gusto sul fatto che, alla fine, tutte le settimane, facesse visita ai Pange. E in quel momento non voleva sentire chiacchiere. Quello di Julian era un interesse dettato dalla sua professione e, naturalmente, dal suo credo. Dopotutto era scontato che un sacerdote si occupasse dei parrocchiani più in difficoltà. Ma nella testa di Julian si insinuò il dubbio fin troppo radicato che ci fosse dell’altro. Ripensò all’allenamento, al volto dell’uomo finalmente rilassato. Sorridente, addirittura. Se la partita di beneficenza aveva quegli effetti nel parrocchiano che risultava il più delle volte taciturno e discreto, beh bastava quello per dare ragione a padre Donald. Un –quasi- sorriso, fece la comparsa sul volto del giovane prelato.
“Wow Padre Julian sta sorridendo! Che mi venga un colpo! Sono le conseguenze dell’abbacchio o forse vi state abituando all’idea di avermi qui?”.
“Nell’una nell’altra ipotesi. Piuttosto, fai tu messa oggi pomeriggio. Farò delle visite ai parrocchiani”, fece sapere senza ammettere che andava da Pange.
“Vai da Pange chiaro! Fai bene. Quando ci vado io non è tanto contento come quando vede te. E quando ci vado io mi chiede sempre -perché non è venuto Julian?-sta forse male?- Si preoccupa per te, parecchio dico. Si vede che ci tiene, dunque conviene che ci vada tu, no?” aggiunse ironico: “solo per lui sei miglio di me, i suoi ragazzi mi adorano!”
“Bambini, creature innocenti” Julian provò a smorzare l’imbarazzo dell’essere stato preso in castagna con una battuta. Si rattristò e si sentì patetico. Gli tornò alla mente Denise, a quando le aveva dato l’estrema unzione. E Robert si era attaccato al suo braccio piangendo. A quel punto, Julian non aveva potuto fare a meno di farsi abbracciare. Era inusuale per lui, così poco portato ai contatti fisici. Avevano pianto insieme, per Denise e per quelle tre creature che dovevano dire addio per sempre alla loro madre. Era successo un anno e un giorno prima, a Julian non sembrava così tanto. E non era un mistero che Robert Penge fosse tra i parrocchiani al quale era maggiormente legato.
Una pioggia d’imbarazzo
I ragazzi entrarono in casa correndo e ridendo come sempre. La più piccolina, Gina, la principessa di casa, teneva in mano un misero mazzetto di fiori di campo scovati chissà dove sotto la neve ancora non alta ma che cominciava a farsi sentire. Erano già tre giorni che, tra una bufera e un vigliacco raggio di sole, nevicava. “Dove le hai prese, sono bellissime” suo padre le venne incontro con dolcezza. La prese in braccio.
“Le ho trovate sotto quell’albero grande grande davanti alla casa dei Wolf”.
“Fino a laggiù siete stati. Dean, quante volte te lo devo dire che non dovete allontanarvi da casa?”.
Dean era il maggiore dei figli di Penge. Aveva solo nove anni. Poi c’era Brian, e per ultima la piccola Gina, che era identica alla madre, se si escludevano gli occhi scuri. Dean ignorò il rimprovero e ricominciò a lagnarsi per la fame. Erano mesi che Robert Pange non riusciva a raccapezzare un pasto decente. Eppure lavora come un matto. I muscoli delle braccia scoppiavano sotto la maglietta. Era affamato pure lui. “Domani andremo a caccia di lepri e cercheremo le castagne”.
“Facciamo il pane, papino?” implorò la ragazzina mentre rovistava sotto la maglietta del padre
“Stasera non ho la farina tesoro mio, però possiamo fare un bel fuoco, la legna non manca. Ma senti che manine fredde ha la mia principessa. Brava tesoro, scaldale sotto il maglione di papà”.
“Lo so, me lo dici sempre!” rispose. L’altro figlio si mise a trafficare con i giocattoli di legno intagliato che gli aveva costruito suo padre. Niente a che vedere con quelli che avevano alcuni suoi coetanei. Giocattoli di plastica degni dell’epoca. Ma il loro padre non poteva permetterseli. Aveva trovato a malapena il denaro per acquistare delle scarpe per di più usate. Non erano mai stati ricchi ma erano state le lunghe e costose cure alla quale si era sottoposta la defunta moglie a prosciugare tutti i risparmi. E pensare che era stata proprio lei la prima a chiedere al marito di lasciar stare. La degenza a Londra, gli specialisti. Nessuno sapeva spiegarsi il perché, a una donna così bella e giovane, il destino avesse riservato una fine tanto triste, dolorosa e precoce. Ai Penge per giunta, cattolici fino al midollo. Ora a Robert rimaneva solo la fede, affidarsi a lei per trovare un po’ di pace, e, soprattutto, la forza di andare avanti.
Julian salì sul sellino della sua bici e subito una folata di vento gelido lo colpì. La sacca che pendeva da una parte conteneva della farina, un po’ di zucchero e delle caramelle. Aveva rinunciato all’abito in favore di un pantalone di flanella. Alcuni prelati trovavano semplice andare in bicicletta con il vestito, a lui non piaceva. Aveva più volte la sensazione che gli angoli del vestito finissero tra i raggi. Il pantalone, durante le passeggiate in bicicletta, era l’unica trasgressione che si consentiva, almeno era quello il pensiero di Padre Donald. Un altro motivo di riserbo era la bellezza. Già, così fuori luogo che un sacerdote fosse tanto attraente. E questo li rendeva ancora più diversi poiché il londinese, oltre a non essere più un giovanotto, non era affatto bello. Affascinate, forse, per chi ha simpatia per gli uomini con la pancia, il vizio del bere e i capelli arruffati tagliati male. I capelli di Julian invece erano corti e biondi come il grano avvizzito. Le palpebre, sulle quali spiccavano le ciglia chiare, coprivano e svelavano occhi semplicemente magnifici. Julian per primo diffidava del suo aspetto fisico. Non bastava che le sue parrocchiane facessero gli occhi dolci, anche molti uomini davano per scontate -certe faccende-, soprattutto se si trattava di sacerdoti. Situazioni compromettenti che Julian smorzava all’istante come un pompiere avrebbe fatto con un incendio.
Pedalò più veloce sperando di precedere la bufera. I nuvoloni scuri si avvicinavano minacciosi a Danton verso Est. Ecco, l’ultima salita e ci sono. Considerò ingenuamente. Appena un minuto prima che casa Pange fosse a favore di visuale, iniziò a piovere che Dio la manda.
Il bussare insistente mise tutti sull’attenti. Robert stava cercando qualcosa di commestibile tra le patate ammuffite.
“Padre Julian lei è… è annaffiatissimo!” strillò Gina che si era precipitata ad aprire sperando che fosse quel mattacchione di Padre Donald. Lui la faceva sempre ridere e fare vola vola meglio di suo padre. La faceva volare per davvero.
“Sì, si può dire che l’ho presa tutta quella che c’era da prendere” Robert lo guardò con calore
“Padre Julian io… ”
“Posso avvicinarmi al fuoco?”
“Scaldati pure, ci mancherebbe” così dicendo lo raggiunse. Gli tolse il soprabito
“Ma stai tremando!”.
L’altro si strinse le braccia al petto, “Lo so, mi beccherò un bel raffreddore, ci mancava pure questo” sospirò. Con un gesto rapido mosse la testa. Alcune gocce di pioggia colpirono il padrone di casa
“Scusami” iabbassò il capo timidamente.
“Non fa niente, sei bagnato di brutto”
“Già”.
“Sarebbe meglio te li togliessi, o l’umidità ti marcirà le ossa”.
“No, no, sarebbe sconveniente” era tornato ad arrossire come una quindicenne al suo primo ballo
“Non ci sono donne qui, salvo che i tuoi timori siano per Gina”. Ma Julian aveva un pudore che gli impediva di spogliarsi mal volentieri persino quando era da solo!
“Un po’ di umidità non mi ucciderà” Robert non volle sentire altre scuse. Gli strappò letteralmente la camicia seguita dal maglione facendolo passare attraverso la testa. I bambini trovarono divertenti i tentativi del sacerdote di sottrarsi al trattamento e, per una volta, furono felici che ci fosse lui e non Padre Donald. Robert porse un paio di pantaloni da caccia e un maglione il cui colore gli ricordò le more selvatiche. Per rompere l’imbarazzo ancora persistente, sebbene fosse di nuovo presentabile, Julian prese la sacca e tirò fuori il contenuto.
“Caspita, ti sei beccato l’acquazzone per farci la carità. Non c’è che dire prete, ti sono in debito!”.
“Non mi chiamare prete, ti fa sembrare così rozzo.” Julian sorrise guardandolo di sottecchi. Gli piaceva stuzzicarlo di tanto in tanto, ma il più delle volte era così intimidito da lui che era difficile anche la minima conversazione.
“Padre Julian, meglio?”
“Molto meglio”
“Ti fermi a mangiare con noi? Anche se dubito che ti sazierai, vecchie patate a parte, non ho un accidente”
A quella Gina tornò all’attacco: “Facciamo il pane! Padre Julian ha portato la farina, ora possiamo fare il pane!” anche il resto della ciurma sembrò pensarla come lei. I bambini avevano fame, e voglia di pasticciare.
Si misero al lavoro sotto l’occhio vigile di Julian che fece un sospiro ogni qual volta, sorprendeva il padrone di casa guardarlo. Sospirò parecchio.
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10 anni fa
5 commenti:
La kiusura sospirò parekkio... è proprio infame!... la dice lunga!:P A parte questo devo ammettere ke all'inizio ero curiosissima però iniziandolo a leggere non si prospettava granke lo vedevo confusionario e nel linguaggio (soprattutto nel tono confidenziale ke non si capisce bene se c'è o non s'è se è un errore di distrazione o se è voluto) non tanto consono all'epoca in cui è ambientato. Successivamente però continuando a leggere, sarà stata la prospettiva degli "spogliatoi" della parrokkia sotto lo sguardo vigile del bel giovane, ma mi ci sono accanita di + e ammetto ke già immaginavo un qualcosa cn l'uomo moderno, il colpo di scena quindi di questo parrokkiano cn figli ke emerge pian piano sempre di + mi ha scocertato e allo stesso tempo in curiosito... Per non parlare della descrizione del giovane prete ke mi a ricordato quando ho assistito alla prima messa di un giovane ke a breve sarebbe diventato prete, giovane è bello moro occhi azzurri è tanto per bene(raro dove vivo io) ke mi ha fatto pensare e pregare per lui ke non cadesse in tentazione perchè uno così ne avrebe avute parekkie da scanzare. Beh non so se le mie preghiere all'epoca servirono perchè o l'hanno trasferito o sn io ke quelle rare volte ke frequentai la kiesa fino al nulla attuale, lui non c'era. Fatto sta ke non l'ho visto +... speriamo bene! Giusy ma non è ke si è trasferito a roma è sta "novella" è ispirata a lui? No perchè se è così mi trasferisco subito, alro ke Londra! :P
By Ersien
Però scusate so ke ho già detto abbastanza... ma posso dire un'altra cosa!... io mi aspettavo continuasse ho capito male? kiude così?!... allora è davvero una kiusura infame... Dacci un seguito.. vogliamo sapè...Ve bene ke possiamo immaginare ma cs non si fa
emh... sono i primi due capitoli, ci sono anche gli altri. Niente chiese, io non ne frequento molto e se proprio devo ci sono sempre preti oltre i settanta e pure bruttini. M'hai fatto ammazzà...
Carissima Giusy, eccomi qui, lo so ci ho messo tanto, sono molto presa come sai.
Bando alle ciance!
Ammetto di essere intrigata non poco dalla passione latente tra il bellissimo, buono e timidissimo Padre Julian(me lo hai fatto biondo^_^)e lo sforturnato e generoso vedovo Robert.
Ma non è solo l'alchimia latente tra i due a piacermi.
Mi è piaciuta molto la descrizione di una cittadina del sud degli Stati Uniti negli anni 60, era tutto molto vero, molto palpabile.
La parrocchia, le case, gli ambienti, la miseria.
Davvero divertente padre Donald^_^.
E mi piacciono molto anche i bimbi, specialmente la tenera Gina!
Ora mi leggo il secondo capitolo!
Hai fatto una bellissima introduzione! Unico neo: siamo in Inghilterra, detto questo magari ti intrigherà ancora di più, se non sbaglio ti piacciono gli inglesi, no? :P
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